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lunedì 17 ottobre 2011

Ottobre (reg. Grigori Aleksandrov, Sergej M. Ejzenstej - 1927)





... si erano susseguite straordinarie giornate autunnali, di quelle che suscitano sempre lo stupore della gente: quando il sole già basso scalda più che in primavera e quando nell'aria limpida, rarefatta, tutto splende talmente che gli occhi ne sono abbagliati, e il petto si rinfranca e si ristora respirando la fragrante aria dell'autunno, e quando persino le notti sono tiepide; e in quelle notti tanto tiepide e tanto  buie, continuano a cadere dal cielo stelle d'oro, suscitando sempre spavento e paura.
Sergio Leone Tolstoi, Guerra e Pace

venerdì 7 ottobre 2011

Have you ever seen the rain? - Creedence Clearwater Revival



QUELL'ALLUVIONE CHE SEGNO' PLATI'




Questo articolo apparso sulla Gazzetta del Sud martedì 29 gennaio 1985 era conservato tra le carte di papà, che di certo non scordò mai quell'episodio.
La foto è anche di Toto Delfino e mi è stata concessa da Francesco.

giovedì 6 ottobre 2011

La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (reg. Lina Wertmuller - 1978)



Chi è nato a Platì, come me, tra il 1955 e il 1965, ha sentito spesso parlare di quei giorni tra il 16 e il 18 ottobre 1951. Giorni di paura e timore per le persone come per gli averi: la casa innanzitutto e i poderi. Ci lasciarono la vita 19 persone.
Nello sgomento i più cercavano riparo altrove, chi poteva presso parenti. Papà e mamma con Saro di tre anni, scapparono, aiutati nella corsa contro il tempo e la massa d’acqua che arrivava dalla montagna, a salvare più roba possibile, dallo zio Pepé. Lasciarono la casa che era appartenuta al nonno Rosario e dove loro si erano sistemati subito dopo il matrimonio. Per fortuna il nonno, come ho già scritto, molto tempo prima aveva comprato dal nonno Luigi la casa in via 24 maggio e li si sistemarono per gli anni a venire, fino al trasloco in Messina.
L’avvenimento fu riportato da tutti i giornali, dalla radio e dai cinegiornali. I politici si riempirono gli occhi di lacrime da coccodrillo e le bocche di vane promesse. Allora il paese superava i 7.000 abitanti.
Oggi, fate un viaggio a Platì, se riuscite ad arrivare. Il territorio presenta, in netta evidenza le lacerazioni subite da quell’evento, come da quelli successivi. Ben poco fu fatto. In più i dissesti alle vie di transito si sono aggravati. Non chiedetemi di chi è la colpa; di tutti. Non possiamo tirarci indietro, e non è solo l’assenza, che peraltro continua, dello Stato e delle sue istituzioni. Ammettiamolo, è stata l’incuria, fiduciosi che niente poteva accadere.
In questo momento se imboccate la statale 112, quando appena state per lasciarvi alle vostre spalle l’abitato di Natile, dovete camminare come lumache se ci tenete alla vostra automobile. Più oltre, lasciato Platì, non potete arrivare al Crocefisso, al Sanatorio o allo Zomaro. Continue voragini si aprono nella strada, abbandonata dal 1951, i cui lavori di ripristino, cominciati, non sono mai stati ultimati. Si è voluto progettare ed appaltare un arteria che promette e mantiene solo guai, e questo solo perché quelli di Careri non vadano più a mare a Bovalino bensì a Bagnara, come quelli di Palmi non vadano a San Ferdinando, nel golfo di Nicotera ma a Bianco.
Ora questa non è una critica, come poteva essere quella che Bertrand Russell faceva a Gandhi, intorno al 1940, quest’ultimo non voleva in India ponti, gallerie e ferrovie, perché non erano “naturali”.
 A Platì, che senso ha coprire ancora di cemento la fiumara ed ettari di terreno quando si potevano sistemare definitivamente le strade già esistenti?
Ancora oggi, da quest’altra parte, a Ciurrame, si sono festeggiate, loro dicono commemorate, le vittime del 2 ottobre 2009. Nei discorsi dei prelati e  politici niente è cambiato dal 1951 a Platì.
Dopo l'alluvione Platì fu visitata da Alcide De Gasperi all'epoca Presidente del Consiglio il quale disse: "Deve finire l'Italia di Platì". Ma Platì fu ancora colpita in maniera violenta dalle alluvioni del 1953 e 1958, che portarono ad un abbandono del territorio con decine di frane imponenti e mai sistemate.
La Natura è come Vittorio Gassman, nelle opere migliori si ripete sempre.

Nella foto: De Gasperi, lo zio Pepé appoggiato alla parete della casa con gli occhiali da sole e lo zio Ciccillo
all'ombra.
Eccoti accontentato, Francesco.

martedì 4 ottobre 2011

Losing my religion - Rem


In seguito ad un insieme di circostanze sono giunto ad indagare i reali fondamenti della religione alla quale sono stato educato. In alcuni punti le mie conclusioni hanno dato conferma della mia fede precedente, mentre su altri sono stato irresistibilmente condotto a conclusioni capaci non solo di scandalizzare i miei, ma di causarmi grande sofferenza.
Bertrand Russell

lunedì 3 ottobre 2011

Mamma ti ricordo (reg. George Stevens - 1948)

In morte di Mia Madre

Oh! Se sapessi quanti giorni e notti
Ti ho cercato dovunque e sempre invano!
Oh se sapessi, i pianti miei dirotti
la mia voce plorante da lontano!

Povera Mamma! Sole di mia vita
spento al meriggio! Il duro tuo silenzio
come nel cor premea sulla ferita
E abbeverava l’anima d’assenzio!...

Mamma! Che lungo inverno dentro il core
ove non fiorì più la primavera
dacché fu spento il fuoco del tuo amore
Mamma che neve alla mia capilliera.

Ora mi guardi con immoto viso
inquadrato nel cor, come cornice,
e ancor sul labbro tuo veglia il sorriso
viatico che mi incuora e benedice.

Sac. Ernesto Gliozzi senior           Marzo 1909

la mamma dello zio si chiamava Rosa Fera, la foto però si riferisce a Caterina Fera, mamma della nonna Lisa

venerdì 30 settembre 2011

Il padre della sposa (reg. Vincente Minnelli - 1950)

nonno Luigi 02/10/1880 - 12/12/1957
in piedi da sinistra, la mamma, zia Iola, il futuro zio Mimì e zia Rosina sua futura sposa

Gliozzi Luigi + Mittiga Rosario + Platì = Luigi Mittiga

giovedì 29 settembre 2011

Twentynine Palms (reg. Bruno Dumont - 2003)

prima e dopo l'11 settembre c'era e ci sarà sempre il








se non c'è quello nero

mercoledì 28 settembre 2011

Watermelon - Leo Kottke

Le nostre più grandi fobie, come le nostre più grandi speranze, non sono superiori alle nostre forze, e alla fine siamo sempre più capaci di dominare le une e realizzare le altre.
Marcel Proust, op. cit.

martedì 27 settembre 2011

Il cittadino si ribella (reg. Enzo G. Castellari - 1974)


Vi voglio punzecchiare con un fatterello accaduto a Freni, mio vicino in urbe, più o meno come lui l'ha raccontato a me per strada.
Freni è una brava persona, quella che da noi si dice "a posto". La sua signora no, grida dalla mattina alla sera con cupa voce nasale, grida al marito ed al figlio, a Polli - una cagnolina yorkshire presa in famiglia quando l'unico figlio era piccolo, per farli crescere assieme e socializzare -  grida per telefono ai colleghi di lavoro e a quelli della porta accanto, anche a me grida ed alle blatte che circolano in cortile.
Freni, sfortunato con il lavoro, conduce la casa, sia nei servizi come nel preparare i cibi per moglie e figlio, pascolare Polli. Contemporaneamente deve cercarsi un lavoro o frequentare corsi per acquisire una qualifica che vale solo come una speranza per il futuro.
Freni è in cassa integrazione da oltre dieci anni, era dipendente della vecchia Telecom Italia - non quella dei Tronchetti della infelicità Provera, e sbatte la testa contro tutti i muri di gomma del ministerolavoro, assessoratoregionalelavoro, ufficioprovincialelavoro, ed in fondo, all'ufficio di collocamento, ora centro per l'impiego, perfino dalle suore dello Spirito Santo ha bussato, senza risposta.
Senza più alcuna fiducia, armato di buona volontà, prende carta e penna e fa domanda di pensionamento all'INPS.
Dopo qualche tempo, e non contandoci più, il nostro eroe, perché è un eroe per questi tempi oscuri per chi vuole lavorare, riceve la convocazione, addirittura dal direttore in persona dell'INPS: non jabba e non maravigghia, il direttore con uno stipendio garantito ed una pensione garantita, ricavata dai versamenti scippati dalle buste paga.
Il nostro superdirettore forse si è sentito prendere in giro, e con lui la nazione intera, con una richiesta azzardata, per ciò prende lui l'incarico di una reprimenda.
"Egregio signor Freni, quanti anni ha?"
"Quaranta, vossignoria."
"E come sta in salute?"
"Bene!", toccandosi tra le gambe, "grazie al padreterno", a pugno chiuso alza indice  e mignolo
"E come mai essendo così giovane ed in buona salute ci fa pervenire questa domanda di prepensionamento con largo anticipo, visto che ancora può dare un contributo per lo sviluppo della nostra nazione?"
"Illustrissimo signor direttore, lei mi dice che sono ancora giovane per la pensione, e perche ad ogni mia domanda di occupazione mi licenziano dicendomi che sono troppo vecchio per qualsiasi lavoro? Eccellenza , mettitivi d'accordu"