martedì 4 ottobre 2011
Losing my religion - Rem
In seguito ad un insieme di circostanze sono giunto ad indagare i reali fondamenti della religione alla quale sono stato educato. In alcuni punti le mie conclusioni hanno dato conferma della mia fede precedente, mentre su altri sono stato irresistibilmente condotto a conclusioni capaci non solo di scandalizzare i miei, ma di causarmi grande sofferenza.
Bertrand Russell
lunedì 3 ottobre 2011
Mamma ti ricordo (reg. George Stevens - 1948)
In morte di Mia Madre
Oh! Se sapessi quanti giorni e notti
Ti ho cercato dovunque e sempre invano!
Oh se sapessi, i pianti miei dirotti
la mia voce plorante da lontano!
Povera Mamma! Sole di mia vita
spento al meriggio! Il duro tuo silenzio
come nel cor premea sulla ferita
E abbeverava l’anima d’assenzio!...
Mamma! Che lungo inverno dentro il core
ove non fiorì più la primavera
dacché fu spento il fuoco del tuo amore
Mamma che neve alla mia capilliera.
Ora mi guardi con immoto viso
inquadrato nel cor, come cornice,
e ancor sul labbro tuo veglia il sorriso
viatico che mi incuora e benedice.
Sac. Ernesto Gliozzi senior Marzo 1909
la mamma dello zio si chiamava Rosa Fera, la foto però si riferisce a Caterina Fera, mamma della nonna Lisa
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Ernesto Gliozzi Sen,
Once upon a time in Platì
venerdì 30 settembre 2011
Il padre della sposa (reg. Vincente Minnelli - 1950)
nonno Luigi 02/10/1880 - 12/12/1957
in piedi da sinistra, la mamma, zia Iola, il futuro zio Mimì e zia Rosina sua futura sposa
Gliozzi Luigi + Mittiga Rosario + Platì = Luigi Mittiga
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I Love Platì,
Once upon a time in Platì
giovedì 29 settembre 2011
Twentynine Palms (reg. Bruno Dumont - 2003)
prima e dopo l'11 settembre c'era e ci sarà sempre il
se non c'è quello nero
mercoledì 28 settembre 2011
Watermelon - Leo Kottke
Le nostre più grandi fobie, come le nostre più grandi speranze, non sono superiori alle nostre forze, e alla fine siamo sempre più capaci di dominare le une e realizzare le altre.
Marcel Proust, op. cit.
Marcel Proust, op. cit.
martedì 27 settembre 2011
Il cittadino si ribella (reg. Enzo G. Castellari - 1974)
Vi voglio punzecchiare con un fatterello accaduto a Freni, mio vicino in urbe, più o meno come lui l'ha raccontato a me per strada.
Freni è una brava persona, quella che da noi si dice "a posto". La sua signora no, grida dalla mattina alla sera con cupa voce nasale, grida al marito ed al figlio, a Polli - una cagnolina yorkshire presa in famiglia quando l'unico figlio era piccolo, per farli crescere assieme e socializzare - grida per telefono ai colleghi di lavoro e a quelli della porta accanto, anche a me grida ed alle blatte che circolano in cortile.
Freni, sfortunato con il lavoro, conduce la casa, sia nei servizi come nel preparare i cibi per moglie e figlio, pascolare Polli. Contemporaneamente deve cercarsi un lavoro o frequentare corsi per acquisire una qualifica che vale solo come una speranza per il futuro.
Freni è in cassa integrazione da oltre dieci anni, era dipendente della vecchia Telecom Italia - non quella dei Tronchetti della infelicità Provera, e sbatte la testa contro tutti i muri di gomma del ministerolavoro, assessoratoregionalelavoro, ufficioprovincialelavoro, ed in fondo, all'ufficio di collocamento, ora centro per l'impiego, perfino dalle suore dello Spirito Santo ha bussato, senza risposta.
Senza più alcuna fiducia, armato di buona volontà, prende carta e penna e fa domanda di pensionamento all'INPS.
Dopo qualche tempo, e non contandoci più, il nostro eroe, perché è un eroe per questi tempi oscuri per chi vuole lavorare, riceve la convocazione, addirittura dal direttore in persona dell'INPS: non jabba e non maravigghia, il direttore con uno stipendio garantito ed una pensione garantita, ricavata dai versamenti scippati dalle buste paga.
Il nostro superdirettore forse si è sentito prendere in giro, e con lui la nazione intera, con una richiesta azzardata, per ciò prende lui l'incarico di una reprimenda.
"Egregio signor Freni, quanti anni ha?"
"Quaranta, vossignoria."
"E come sta in salute?"
"Bene!", toccandosi tra le gambe, "grazie al padreterno", a pugno chiuso alza indice e mignolo
"E come mai essendo così giovane ed in buona salute ci fa pervenire questa domanda di prepensionamento con largo anticipo, visto che ancora può dare un contributo per lo sviluppo della nostra nazione?"
"Illustrissimo signor direttore, lei mi dice che sono ancora giovane per la pensione, e perche ad ogni mia domanda di occupazione mi licenziano dicendomi che sono troppo vecchio per qualsiasi lavoro? Eccellenza , mettitivi d'accordu"
Freni è in cassa integrazione da oltre dieci anni, era dipendente della vecchia Telecom Italia - non quella dei Tronchetti della infelicità Provera, e sbatte la testa contro tutti i muri di gomma del ministerolavoro, assessoratoregionalelavoro, ufficioprovincialelavoro, ed in fondo, all'ufficio di collocamento, ora centro per l'impiego, perfino dalle suore dello Spirito Santo ha bussato, senza risposta.
Senza più alcuna fiducia, armato di buona volontà, prende carta e penna e fa domanda di pensionamento all'INPS.
Dopo qualche tempo, e non contandoci più, il nostro eroe, perché è un eroe per questi tempi oscuri per chi vuole lavorare, riceve la convocazione, addirittura dal direttore in persona dell'INPS: non jabba e non maravigghia, il direttore con uno stipendio garantito ed una pensione garantita, ricavata dai versamenti scippati dalle buste paga.
Il nostro superdirettore forse si è sentito prendere in giro, e con lui la nazione intera, con una richiesta azzardata, per ciò prende lui l'incarico di una reprimenda.
"Egregio signor Freni, quanti anni ha?"
"Quaranta, vossignoria."
"E come sta in salute?"
"Bene!", toccandosi tra le gambe, "grazie al padreterno", a pugno chiuso alza indice e mignolo
"E come mai essendo così giovane ed in buona salute ci fa pervenire questa domanda di prepensionamento con largo anticipo, visto che ancora può dare un contributo per lo sviluppo della nostra nazione?"
"Illustrissimo signor direttore, lei mi dice che sono ancora giovane per la pensione, e perche ad ogni mia domanda di occupazione mi licenziano dicendomi che sono troppo vecchio per qualsiasi lavoro? Eccellenza , mettitivi d'accordu"
lunedì 26 settembre 2011
Sbatti il mostro in prima pagina (reg. Marco Bellocchio - 1971)
Messina 1965
Summer days
Li chiamavano Apostolini
Se la pubblicazione risale al 1970, la foto è molto precedente, 1965
Palermitani, catanesi messinesi e reggini i ragazzi.
Il traghetto, in rotta verso Reggio, era stato battezzato come Aspromonte.
C'era anche da scegliere tra Beach Boys, Beatles, Byds ...
Clint Eastwood su tutti
venerdì 23 settembre 2011
Im abendrot (andando a dormire) - Richard Strauss
zia Serafina Gliozzi - la prima seduta alla vostra destra - 23/09/1877 - 26/06/1963
in prima fila: lo zio Ciccillo, la nonna Lisa, la zia Gemma- all'anagrafe Serafina - e dopo la zia Serafina
in piedi: la zia Amalia con Gianni, la mamma e la nonna Mariuzza
La zia Serafina è molto legata alla famiglia di nonno Rosario: lei abitò la casa in via 24 maggio con il marito Antonio Zappia fin dalla sua edificazione nel 1890, prima che il nonno la comprasse dal nonno Luigi, e lei era l'intestataria del pezzo di Rocca che poi andò in dote alla mamma. La zia rimasta vedova, ancora giovane, si prese cura dell'altro suo fratello Ernesto nelle varie parrocchie in cui veniva assegnato, morto pure il fratello andò ad abitare in casa del nonno Luigi il resto dei suoi giorni. E' stata una bella fortuna nascere in tempo poterla conoscere.
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Zie
giovedì 22 settembre 2011
Razza padrona (reg. Roland Klick - 1974)
Sfortunatamente non esiste un arbitro imparziale che giudichi i meriti della razza umana, ma per quanto mi riguarda, quando penso ai suoi gas tossici, ai suoi studi sulla guerra battereologica, alla sua cattiveria, alle sue crudeltà e oppressioni, giudico la razza umana, considerata la gemma del creato, qualcosa di molto opaco.
Bertrand Russell
mercoledì 21 settembre 2011
La legge del lungo fucile (reg. Harry Keller - 1958)
Con l'impressione, mia, di annoiarvi, parlando di campagna e di quanto mi accade di osservare dalla mia postazione davanti - quello che buoni amici definiscono - l'eremo, questa volta scriverò di una attività inutile, quanto inutili sono quelli che la praticano, per non dire lucrosa per l'erario. Ma non dovete pensare che stia sempre in ozio e a non portare avanti quelli che sono i lavori di routine e stagionali, le coltivazioni e la pulizia del terreno, del resto le mie foto parlano per me; anzi vi dirò che quest'anno la coltivazione estiva ha prodotto tanto che alla fine ho dovuto lasciare metà dei prodotti sulle piante... per mancanza di pance adeguate. Le mie galline vedendo un cetriolo o melone mi sputano addosso per quanti ne hanno beccati. Di questo altro malessere, annoiandovi, ne scriverò in un prossimo post. Ora è tempo di caccia e cacciatori.
Il primo cacciatore che ho visto nella mia vita, da bambino, è stato lo zio Ciccillo. Dopo la messa mattutina celebrata alla chiesa del Rosario, passava davanti casa, fucile a tracolla della tunica, cartucciera e sigaretta tra le dita. Vedendomi mi diceva "nginu, perché lui mi apostrofava nginu per prendermi in giro, chiffai?" Io, "nenti e tu?" "Non viri vaiacaccia!" Io non capivo cosa andasse a cacciare, quali besti introvabili e feroci potesse uccidere.
Per dire la verità i fucili li possedeva pure lo zio Pepé, ma lui armato non l'ho visto mai, se non del suo sorriso affabile; anzi, come ho già scritto tempo fà, alle volte il bersaglio era lui, quando tornava dalle sue incursioni esattoriali.
I tempi sono cambiati e i cacciatori lo sono anche.
Oggi davanti vi compare un tizio tutto indivisato, armato e mimetizzato, gli pare a lui.
Percorrono le trazzere di campagna in Panda 4x4, Suzuki o quell'orribile pick up della Nissan, facendo finta di non vedervi, accecati da quei rayban alla Tom Cruise.
Mi chiederete invano cosa caccìano, loro vanno a caccia della noia. Noia della loro vita, delle loro mogli e commari, del lavoro e dei vicini di condominio. Da sparare, se hanno la fortuna, accoppano solo animali fantasma, buste di plastica, alzate da qualche piccola boriella... e i miei gatti, annoiati, loro si, di vedermi sempre tra le loro zampe. Questi nostri cacciatori un animale, come Robert De Niro ne Il Cacciatore di Michael Cimino, negli occhi non l'hanno mai guardato, e neanche gioiscono, come quelli descritti in Guerra e Pace da Sergio Leone Tolstoi.
Alla fine ritornano dalle loro signore; nel paniere, alcune bestiole macchiate di sangue che le signore non vogliono neppure vedere; quindi non resta che metterle nella spazzatura, armarsi di telecomando e puntarlo al tubo catodico.
Nei monti di Platì, Natile, San Luca e Ciminà si praticava e ancora si pratica una caccia molto più arcaica ed ecocompatibile: quella al ghiro. Non è mutato niente nel metodo, senza sparare un colpo, sotto un masso, tenuto sollevato da un tronchetto di ramo, si mette una ghianda, il ghiro vedendola, per afferrarla, corre, e incespicando contro il tronchetto fa cadere il masso: il pranzo è servito. Sugo con spaghetti e ghiro.
Io quella roba ho cercato di farmela piacere, ma non c'è stato verso. Per i mie amici natiloti è un pranzo prelibatissimo. La mamma lo preparava per papà, ma in casa quell'odore ci faceva scappare nauseati, meglio spaghetti affogati in un bel ragù di capra con una nevicata di ricotta salata.
The Deer Hunter - Original Clip from James Bell on Vimeo.
QUESTO E' CINEMA!
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