Si sa, Certi accadimenti non fanno congrega per caso. Unite un cambio di casa a Messina, una cugina americana in vacanza e … Marilisa a Bovalino. Che succede?, su invito della cugina io mi mollo e per una notte dormo in terra natia, compreso un bagno serotino nel mare più bello del mondo, alla faccia di Panarea.
Ma riavvolgiamo il nastro.
A seguito dello smantellamento dell’appartamento originariamente affittato da papà, causa il TRASLOCO avvenuto l’ottodicembredelmillenovecentosessantotto nella città del pescestoccoajiotta, vengo in possesso di quanto appartenuto ai miei genitori: raccolte varie di libri di chiesa della mamma, le sue immaginette votive, qualche lettera, qualche cartolina, mobili tarlati, pezzi del corredo matrimoniale e dei regali di nozze, passaggi di proprietà e successioni…soprattutto le agende che papà teneva dal 1973 al momento del suo ricovero in ospedale – quelle pagine bianche fino alla fine del 1986 hanno aperto una ferita chejettasngu per tutti i miei rimorsi nei suoi confronti -.
Anno per anno la scusa era la contabilità familiare che vuoi per capriccio vuoi per passatempo, papà compilò minuziosamente. Sono appuntati anche gli avvenimenti importanti di quegli anni, dai “trapassi” ai ricoveri ospedalieri,alle visite sempre in ospedale ai paesani ammalati… e su tutti, per me importantissimi, annotava i suoi ritorni a Platì molto spesso per la Rocca e Roccudarocca, da dove proveniva l’olio che consumavamo. I viaggi molto dopo li poté fare in macchina, quando in casa comparvero le patenti, ma dapprima erano in treno e con le mitiche autolinee Panuzzo.
Durante queste mia lettura serale arriva Lisa dall’America, e Marilisa: “ Gino, senti, stavo pensando, domani sono a Reggio, perché non vieni con me al ritorno per salutare la cugina, magari il giorno dopo te ne torni col primo autobus in partenza.
Dapprima mi aggrediscono i miei sensi di colpa per una negazione ma quell’idea del ritorno in autobus mi ringiovanisce. Lisa mi perdoni, il pensiero di rifare il percorso fatto molte volte per venire a Messina mi accende.
Ora le autolinee Panuzzo non esistono più, ma quel che più conta non esiste più il paesaggio, che mi portavo dentro e, peggio, non esiste più quella tremarella che prendeva tutti quando l’autobus per arrivare a Bova Marina doveva doppiare quel capo a picco sul mare e non potendo due mezzi attraversarlo contemporaneamente in senso contrario faceva venire la pelle d’oca. E per la mamma
la crisi di vomito che subentrava, per cui partiva sempre con panni e asciugamani occorrenti per la bisogna.
Forse non esisto più io.