I fotogrammi riprodotti appartengono al film sovietico Donna di Riazan (Babi Ryazanskie) del 1927, regista Olga Preobrazhenskaya. Il tilaru che si vede è identico a quello usato anche dalle donne di Platì, e tra queste la nonna Lisa (Mittiga in Gliozzi) e la zia Angeluzza (Mittiga in Lentini). Serviva per tessere coperte, tappeti, tovaglie, lenzuola, mappine. Le materie prime adoperate erano la lana, la ginestra, il cotone e la seta. Dubito che in paese sia conservato un modello simile, né tanto meno c’è un falegname atto a riprodurlo, non essendo più utilizzato. Non c’è nemmeno un archivio storico o Mimmo Addabbo a proiettare il film citato.
venerdì 29 luglio 2022
Donna di Riazan [di Olga Preobrazhenskaya 1927]
mercoledì 27 luglio 2022
In vino veritas [di Mark Gentile, 2019]
sabato 23 luglio 2022
Piccola Posta [di Steno, 1955]
La formazione di quest'organo nel nostro centro riveste una enorme importanza, sia dal punto di vista sindacale, che da quello politico. Non sappiamo se sia una pura coincidenza il fatto che quasi contemporaneamente all'istituzione di quest'organo la fontana della vaschetta situata nella Piazza 24 Maggio, abbia ripreso dopo un lungo periodo di inerzia a zampillare
Mancano però, dell'anticamera dei locali medesimi, delle panche su cui il pubblico possa trovare posto nelle giornate di punta, in attesa del turno
GAZZETTA DEL SUD 22 giugno 1956
Il nuovo edificio, che sorga in un'area vastissima e centrale, sarà dotato di tutti i «conforts», e ospiterà circa centocinquanta bambini.
GAZZETTA DEL SUD 23 giugno 1956
(M. F.) - È stato trasferito l'ufficio postale del nostro centro, dall'angusto locale della lontana Piazza Duomo, In un moderno e arioso edificio di via XXIV Maggio. Il nuovo locale, oltre ad essere più ampio del precedente, più centrale e quindi più accessibile ai cittadini.
Anche i mobili dell'arredamento che prima erano costituiti da vecchio ciarpame antirazionale ed antiestetico, sono stati sostituiti con mobili nuovi fiammanti e di stile novecento.
Siamo grati all'Amministrazione Provinciale delle Poste e Telegrafi per questi tanto attesi provvedimenti.
MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD 26 giugno 1956
Forse è già
stato detto: le corrispondenze da Platì di Michele Fera pubblicate sulla
Gazzetta del Sud dal 1955 al 1959 riemergono oggi come una cronaca minimalista
della vita cittadina. Non che sullo stesso quotidiano in quei tempi non siano
apparse notizie di tutt’altro genere, per quei tipi di cronistorie c’erano diversi
corrispondenti provenienti da altre zone. Erano gli anni a ridosso del doppio diluvio,
1951 e 1953, il paese cercava di risorgere dalle catastrofi, tentava contatti
col mondo esterno sia attraverso i sindacati, i partiti, gli studenti come
anche attraverso i fuggiti in cerca di lavoro. Il futuro era incerto,
all’incertezza si associava lo sbarramento, le negazioni che ancora oggi
soffocano chi ha scelto con coraggio di rimanere. Per chi in quei tempi era
adolescente le redazioni di Michele Fera diventano nostalgia, per chi è venuto
dopo una scoperta. L’occasione di oggi è anche un momento per ricordare don
Ferdinando Zappia il quale oltre a distribuire la luce elettrica distribuiva
servizi postali ed era il proprietario del sito su cui sorgerà il nuovo asilo infantile.
domenica 17 luglio 2022
Il concorso [di Philippa Lowthorpe, 2020]
Concorso fotografico del giugno locrese
Il terzo concorso fotografico bandito dalla Foto Attualità «Polifroni», nel quadro delle manifestazione del Giugno Locrese ha ottenuto, quest'anno, un successo pieno.
Il primo premio per il ritratto è stato aggiudicato alla fotografia «Na vuci, na chitarrae na... spera e suli», eseguita dal prof. dr. Alfredo Gasparro da Siderno.
Siamo certi che anche l'anno prossimo il concorso fotografico sarà organizzato e riscuoterà un nuovo meritato successo.
GAZZETTA DEL SUD 8 giugno 1956
In apertura la vincitrice per la figura ambientata «Vecchi di San Luca».
venerdì 15 luglio 2022
A Chiara [di Jonas Carpignano, 2021]
A Chiara (2021) di Jonas Carpignano è
un film su cui si possono riservare ore su ore di dibattiti tanto è il
coinvolgimento per chi riesce ad apprezzarlo. Il regista italo- americano ha eletto
Gioia Tauro sua terra adottiva e a motivo di essa ci racconta la Calabria, o se
volete, per dirla con parole attuali, la Città Metropolitana di Reggio
Calabria. Importante per portare a termine in modo speciale il film in
questione è la scelta stilistica e la volontà di ritornare alla pellicola,
usando per questo mezzi tecnici leggeri che permettono al regista di stare
sempre al passo, sempre in movimento, degli interpreti, restringendo il campo
visivo, e risaltare la psicologia dei personaggi, senza dimenticare la maggiore resa cromatica. Il lavoro si può facilmente suddividere
in quattro parti, più un segmento centrale che è la vetta più alta raggiunta
nel lavoro del regista: la vita di una famiglia di Gioia Tauro; a Chiara; la
sopravvivenza, l’epilogo. Ciò che non convince è proprio l’epilogo con “la
svolta narrativa poco probabile”. Carpignano con un procedere che riporta alla
lezione di Roberto Rossellini ci mostra la vita di una tipica famiglia
calabrese di neo arricchiti. Il suo
quotidiano, come quello di una qualsiasi famiglia sulla terra, è crescere i
figli nel modo migliore possibile, anche se esse sono tutte ragazze: la scuola,
l’apparecchio odontoiatrico, la palestra, gli amici, i selfie, i diciotto anni
della maggiore di esse, il trend che a volte emerge come kitsch. Chiara
scoprirà presto che tutto questo ha un prezzo. Crescere ha un costo. Il
segmento centrale citato: è il momento decisivo per Chiara, quasi una sorta di
limite tra l’adolescenza e le future sofferte scelte, qui rivediamo Pio Amato
passare dalla ciambra alla maturità,
alla consapevolezza di sé, ad un futuro responsabile.
mercoledì 13 luglio 2022
La valle della sete [di Edward F. Cline, 1935]
domenica 3 luglio 2022
Fuori dalla nebbia [di Anatole Litvak, 1941]
«Se sei nato a Platí, – spiegano con rabbia e rammarico i due poliziotti che da anni indagano nella Ionica, – sei nato sfortunato». «È un po’ come se non potessi prescindere da un destino che t’è toccato e per forza di cose ti nutrissi di una certa mentalità e la facessi tua, perché questa ti hanno inculcato».
"
La parte centrale, quella legata ad episodi di natura delittuosa non aggiunge nulla di nuovo. Per chi si è nutrito di cinema nero americano tali episodi sono visibili, seppur frammentati in opere che vanno da Piccolo Cesare del 1931 (il film citato in apertura è un altro valido esempio) a Traffic del 2000, in quest’ultimo Steven Soderberg ha detto quello che bisognava dire sul tema della droga - anzi voglio ricordare addirittura un film italiano, Alina di Giorgio Pàstina del 1949, siamo in pieno dopoguerra: i trafficanti di droga sono degli inermi valligiani piemontesi che smerciano per sopravvivere la polverina in Francia; senza dimenticare William Faulkner e Cormac Mc Carty sul versante della grande letteratura.
Dalla pubblicazione del citato libro però qualcosa di nuovo c’è: A Chiara di Jonas Carpignano del 2021 e Michele Papalia, che stende sale sulle piaghe.
La
foto è uno sguardo sulla via fratelli Sergi, quando la CASA era ancora piena di odori, suoni, voci, i gerani e le fucsie in fiore, il gelsomino profumato.