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venerdì 17 luglio 2020

LA MESSA E' FINITA - 2020 reup


Per Te, carissimo zio Ciccillo, fin dall'infanzia, ho provato passione per la musica: quando chiamavi i pratioti a messa con le note della Marcia alla Turca di Mozart o con La Gazza Ladra di Rossini.
In quei 78 giri della Voce del Padrone, neri come la tua veste, pesanti e duri come lastre di lavagne, i baratri nei solchi del disco ormai facevano parte aggiunta della composizione originale, e chissà quante malanovak hanno ricevuto da parte delle puntine del giradischi Geloso, che poi erano chiodini dorati come quelli che usava lo zio Peppino quando inchiodava le scarpe.
Le tue messe, anche quelle solenni o cantate, alla chiesa del Rosario erano per niente noiose e per niente infinite, tant'è che il fedele adulto ne usciva in pace con il Padreterno per aver adempiuto ad un comando che poteva essere aggiunto agli altri peccati in confessionale o i piccoli scappare a giocare nei casalini aspettando che la mamma preparasse il ragù di carne, e noi nipoti di nonna Lisa o nonna Maria correvamo in cucina per avere i jancareii i pani ammorbiditi e impregnati nel soffritto prima che la mamma versasse il pomodoro.
Quei pomeriggi nella sacrestia, quando impastavi e cuocevi le ostie, come passerotti noi pargoletti eravamo là ad attendere i ritagli per mangiarli golosamente. Oppure i primi lunedì o venerdì di ogni mese quando il ricavato delle offerte della messa lo davi tutto ai chierichetti.
Tutti hanno dimenticato le "Rogazioni", processioni mattutine per la buona riuscita delle seminagioni. Io ti vedevo passare dal balcone di casa con i fedeli e non capivo cosa accadeva, pensavo impaurito ad un accompagnamento, ma non vedevo la bara. Quando ho capito sono saltato anch'io, come Lord Jim, dalla barca, la messa era definitivamente finita.
Zio Ciccillo, da molto non ci sei più e tutto questo è ritornato in queste pagine.

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