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mercoledì 1 luglio 2020

Cronache di poveri amanti [di Carlo Lizzani, 1954]



(In terra calabra) - Costumi popolari

La vampa sul focolare scoppiettava con allegra fiammata e i due contadini si riscaldavano le callose mani, fumando la corta pipa di creta. Si - diceva il vecchio Cola scrollando la testa - proprio sul ponte, mentre la portavano al camposanto, due colombelle bianche bianche come la neve andavano a poggiarsi sulla bara. Oh la mia Angiola del paradiso! A queste parole la vecchia Anna, che accoccolata diceva le sue preghiere, si scosse, guardò il marito asciugandosi col grembiule le lacrime: Hai fatto dire a D. Saverio la messa che gli aveva pagato col denaro della filatura? - Si, rispose Cola, quella l’ha detta, dimani dirà un’altra che gli pagherò con una giornata di lavoro nell’orto.
Qui tacquero: si udiva soltanto lo schioppettar della fiamma e il biascichio delle avemarie della donna; di sotto veniva il ruminar dei buoi attaccati alla mangiatoia della stalla.
 - Senti Cola - interruppe Mico - e di Pascaluzzo che notizie mi dai?
- Di Pascaluzzo? Di quel brigante della Sila? Di quello ... as. ....
- Si, ma non era egli lo zito di Angiola? ...
- Che?! Per la Mado. ...!? era egli lupo da rubarmi quell’agnella di Angiola?! Quel figlio di malafemmina!
-  Ma perché l’hai lasciato quella sera cantare sotto le finestre di Angiola
“ Affacciati a la finestra mu ti viju
Ccu ssocchi belli mi perci lu cori “?
-  Senti Mico, io questa sera non avrei tanta voglia di parlare ... ma giacché tu m’hai fatto aprir la bocca, ecco come vanno le cose:
-  Pascaluzzo era figlio ... di chi era figlio ... suo padre era morto in carcere ... suo nonno ucciso con una palla in fronte ... suo fratello fuggito in America per aver ucciso d’un colpo di scure l’innamorata; egli manesco ...senza arte nè parte ... voleva involarmi la mia agnella. Ché io non lo sapeva che sarebbe finito in galera? Eppure quando lo vidi innamorato serio non seppi oppormi. Suo zio gli avrebbe fatto donazione della casa e dell’orto ... io davo duecento ducati a Angiola, e già le cose erano fatte. Avevamo stipulato il contratto di nozze, si era fissato di andare in chiesa dopo la trebbiatura .... insomma tutto era pronto. Ma fa l’anno, il giorno di S. Rocco, Pascaluzzo ha voluto incantare la bara; tu sai che chi più l’incanta avrà l’onore di portare lo stendardo della confraternita. Peppino il figlio del fattore la mise cinque tomoli, Pascaluzzo dieci, quello l’innalza a quindici, questo non potendo di più giurò di vendicarsi dell’offesa, getta gli abiti di confratello, e fugge di chiesa. Ho detto che Pascaluzzo era manesco, era pure geloso; Peppino anche aveva gettato l’occhio su Angiola, tu mi capisci! ... Certo avrei preferito Peppino ... Era una sera come questa nel mese di Marzo io e Anna eravamo a letto (tutto questo me lo raccontò Angiola in fine di vita) Angiola filava al lume della lumiera nella sua stanza, quando ad un tratto sente un legiero picchio alla finestra. Va tutta tremante a vedere chi fosse e indovina chi vede? Vede Pascaluzzo che volgendo uno sguardo d’intorno spicca d’un salto nella stanza.
-  Che pensi che cercava quel tizzone d’inferno?
-  Cercava persuaderlo a volerlo seguire sulla montagna perché nella notte aveva ucciso a colpi di bastone Peppino il figlio del fattore!
-  Assassino, assassino, gridò mia figlia, esci di qua o grido da svegliare tata e mamma!
-  Gridi che (per la M...) ti taglio la gola!
-   E’ questa l’accoglienza che mi fai dopo tante promesse? - Assassino, assassino, replicava Angiola, spingendolo per la finestra.
Svegliato da quel grido mi alzo ed accorro, scassino la porta di Angiola e la trovo svenuta a terra, mi affaccio alla finestra e trovo una scala di corda ... nella via s’udiva n passo concitato ... Nulla più seppi quella sera
La mattina trovarono Peppino in un letto di sangue e l’uccisore si seppe essere stato Pascaluzzo. Egli è latitante, chi dice che sia fuggito in America, chi lo vuole morto perché due erano le colonne che si poggiarono sulla bara di Angiola: Pascaluzzo e Peppino.
ERNESTO GLIOZZI il vecchio

Chi ha confidenza con le opere di Vincenzo Padula o di Nicola Misasi è facile che trovi le dovute influenze e omaggi,


1 commento:

  1. sublime...nello scrivere in se ma soprattutto nel tracciare uno spaccato di vita, una mentalità, un modo di pensare tipico (per certi versi ahimè) di questa terra. Grazie Gino e grazie a Ernesto Gliozzi il vecchio

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