Gli autori dell'omaggio murario al mitico Padre Ambrogio furono Domenico
Papalia e Domenico Catanzariti, anche loro figli platioti sparsi e spersi per
il mondo: il primo in Piemonte, il secondo in Francia.
Nota
L'autore della foto e del relativo commento vuole l'anonimato e lo rispettiamo, quello che dovremmo chiedere al Consiglio Pastorale e all'Amministrazione Comunale è di preservare il murales.
Ambrogio Gandolfi nasce il 4 giugno 1938 a Ponte San Pietro (Bg). Nel 1959, all'età di 21 anni, lascia la professione di barbiere ed entra dai Padri Monfortani. Dopo tre anni di studi medi e ginnasiali, nel 1962 viene ammesso al noviziato di Roma, dove il 28 settembre 1963 emette i primi voti. Prosegue, quindi, il suo cammino di formazione, con gli studi liceali e poi di teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Fa la professione perpetua il 29 settembre 1970 e viene ordinato sacerdote il 6 marzo 1971 nella chiesa dello studentato di Roma, dedicata a san Luigi Maria di Montfort.
Giovane sacerdote, padre Ambrogio è destinato alla comunità di Treviglio (Bg) per la predicazione, rimanendovi fino al 1976. Successivamente, l'obbedienza lo chiama a Napoli, dapprima nella comunità che risiede presso la chiesa dei Santi Severino e Sossio e, in seguito, nella parrocchia di Santa Maria di Ogni Bene ai Sette Do-lori.
Dopo un anno sabbatico trascorso nella Fraternità cappuccina di Santa Margherita Ligure (Ge), nel 1979 padre Ambrogio ritorna a Treviglio (Bg). Si apre all'esperienza del cammino neo-catecumenale e, come catechista itinerante, insieme ai laici dell'équipe, evangelizza in Sicilia e in Sardegna. Anche negli anni successivi padre Ambrogio non mancherà di dare la sua gioiosa collaborazione al Cammino, trovando in esso la possibilità di rispondere alle sue aspirazioni di missionario monfortano.
Nel 1983 raggiunge la comunità di Roma-Via Cori 4. Nella parrocchia di Santa Maria Mediatrice si dedica, in particolare, alla cura pastorale della zona del Sacro Cuore. Quando l'Istituto nel 1989 lascia la parrocchia, padre Ambrogio riceve l'obbedienza per il Centro Mariano Monfortano. Successivamente, unito alla comunità di Bianco (Rc), per un anno (1993-1994) assicura la cura pastorale della parrocchia di Platì (Rc), per poi rientrare a Roma, nella comunità Regina dei Cuori.
Padre Ambrogio svolge il suo ministero in diverse diocesi italiane sia con la predicazione itinerante, sia a sostegno delle presenze missionarie monfortane. Ama il contatto con la gente dalla quale sa farsi voler bene e, nonostante una personalità, uno stile di vita e di lavoro apostolico singolari, con il suo fare sem-plice e giocoso riesce a trasmettere l'amore di Dio, la devozione a Maria e la fi-ducia nella Provvidenza.
Nel 2008, per problemi di salute, viene accolto nella comunità di Redona-Villa Montfort. Qui, quasi improvvisamente, il 22 maggio 2014 chiude il suo cammino terreno. I funerali, celebrati nella chiesa Maria Regina dei Cuori di Redona, vedono la partecipazione di numerosi confratelli e di una significativa rappresentanza delle comunità neo-catecumenali. Ora è sepolto nel cimitero di Ponte San Pietro (Bg), suo paese natale.
Sin qui la nota biografica di Padre Ambrogio che viene da qui:
Per parte mia devo notare che il Datore
di lavoro d Padre Ambrogio e dello zio Ernesto non ebbe uno dei suoi intuiti
migliori affiancando due personalità già distanti geograficamente, aggiungete
la formazione e la Cultura di provenienza ed il botto è servito.
Padre Ambrogio fu il primo – siamo nei primi anni novanta del secolo
della Bomba Atomica – Amministratore Parrocchiale mandato dalle gerarchie a
sostituire lo zio già avanti con gli anni, ne aveva ben settantacinque, e dalle
infermità. Egli si aspettava mari e monti invece arrivò un sacerdote che per
quanto missionario era fuori dal suo ambiente naturale … e le incomprensioni non
tardarono a presentarsi.
Resta oggi, ancora, un’epigrafe – GRAZIE
PADRE AMBROGIO – affianco il duomo, apposta da generosi ignoti a
testimonianza di un fugace splendore che attraversò Platì.
La donna presso la quale mi mandavano a “maistra “, Donna Bice, teneva
in casa tanti bambini d’ambo i sessi. Raccontava favole, insegnava, anche ai
maschietti, a fare la calza (cosa che suscitava l’ilarità degli adulti i quali
ci prendevano in giro) e quando non stavamo buoni minacciava di chiamare “ u Ncasatu
“, personaggio leggendario dalle lunghe gambe, che molti vecchi giuravano di
aver visto e che divorava i bambini. E questo accadeva ancora in Calabria, nel
1938!
Pasquale (Pasqualino) Perri, Scuola e Mezzogiorno,
Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971
Nota L'autore della foto, all'asilo, dovrebbe essere lo zio Ciccillo, o forse, lo zio Ernesto il giovane.
L'inno, potete appellarlo anche lode, ai mulattieri è di Francesco di Raimondo. Circuita nella rete già da tempo, qui serve per affiancare il novello poetatore con i già acclamati vernacolari platioti noti per via di questo bolg.
per via di un testo di Vincenzo Padula attinente con i mulatteri ed oggi mi sembra commentare bene i versi dell'erede di Raimondo.
La foto di oggi invece riporta alla mente un divo del Cinema Loreto di Platì: Francis il mulo parlante; il tema del Maestro riferito al titolo commenta, altre si bene, poesia e muli
In merito alla progettazione della strada destinata a togliere
dall’attuale isolamento la frazione Cirella del Comune di Platì in provincia di
Reggio, il Ministro Campilli ha fatto sapere, in risposta ad una interrogazione
dell’On. Capua, che il progetto presentato alla « Cassa per il Mezzogiorno» non
ottenne la approvazione della delegazione speciale del Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici per “mancata giustificazione della sistemazione idraulico -
montana dei torrenti interessati”. Sopralluoghi fatti eseguire dalla « Cassa ›› constatarono «I’assoluta
mancanza di opere di sistemazione dei bacini, tale da compromettere la
stabilità dei terreni e la vita stessa della futura strada, che avrebbero
dovuto attraversare zone franose e zone in alveo soggette a forti portate
liquide e solide in occasione delle piene stagionali”. Emersero inoltre “tali
oneri di spesa da far dubitare che fossero proporzionati alle finalità» .
La « Cassa ›› ha in atto studi per un diverso collegamento della frazione
Cirella, sia al capoluogo del Comune che agli scali ferroviari del litorale
jonico.
Ma l’importante dopo tanto tempo perduto in studi e sopralluoghi, è di
far presto. Ed anche, di far conoscere nei particolari il « diverso collegamento ›› che si intende attuare.
LA TRIBUNA DEL MEZZOGIORNO, Venerdì 1 gennaio 1954