Pax
Passan le glorie come
fiamme di cimiteri
Come scenari vecchi
crollano regni e imperi
(Carducci)
Eterna vive solo l’Idea che
c’innamora
(Victor Hugo)
Signori,
Vi è un occhio spalancato nell’infinito che ci guarda - Iddio!- Vi è una voce nel mondo che parla .. e questa
voce non conosce le mistiche flessuosità della Sibilla, questa voce collettiva
è la voce del popolo.
Giudice inesorabile, esso è terribile nei suoi verdetti, come è solenne
nelle sue assoluzioni – questo giudice, il popolo, comparisce, delle volte,
intorno a le bare, non chiamato, non contattato – da solo – comparisce e
pronunzia delle sentenze …
Da qui la pia credenza che la voce del popolo sia la voce di Dio – ed
io ci credo.
XXX
Il conte Filippetto Oliva era un buono! – Una delle qualità che il
popolo apprezza –
Era buono di quella bontà – forse esagerata – ma che non conosceva
infingimenti.
Incapace del male, inclinevole al bene, molti sono i beneficiati,
nessuno l’offeso.
E se oggi volessi lanciarvi la sfida, che Gesù Cristo, un giorno
lanciava ai Farisei – Se volessi dirvi in altri termini: “ Chi ha ricevuto un
torto da Filippo Oliva, si appressi e lanci la prima pietra “- Io son sicuro
che, non per la pietà de le tombe, ma per un sentimento di giustizia e di
onestà, nessuno si appresserebbe!
Non è vero?
XXX
Io, del resto, non intendo perorare una causa già vinta e tu, o popolo,
parlasti con la tua rimostranza stamane.
Ne intendo raccogliere le lacrime di una vedova e di quattro orfani per
intenerire il vostro cuore e vincere così il terno della celebrità – Giammai!
Vengo per sciogliere un voto di dovere, di riconoscenza e mi spiego,
subito, in due parole.
Ero bambino, frequentavo le classi elementari e studiavo un poco. Il
Contino – così lo chiamavano allora – non so più per quale ufficio – vigilava
le scuole. Ebbene, fu proprio in quei due anni che io acquistai un certo amore
allo studio e stava per risentirsi il mio organismo. La spinta,
l’incoraggiamento e i premii, tutto mi veniva da lui e gli sono stato
riconoscente in vita, riconoscente in morte, Fo bene?
XXX
Altro da lui non ho preteso.
Ne crediate che questa specie di “ mecenatismo “, l’abbia esercitato
con me solo. Se fossero qui tutti i miei compagni d’allora vi ripeterebbero le
stesse parole mie, Filippo Zappia di Carlo e Pasquale Miceli già morti, furono
più amati e incoraggiati, perché più buoni – assai più buoni di me!
E sempre col sorriso sulle labbra, con la bontà nel cuore, mi prodigava
i consigli più saggi, mi spianava la via del dovere, de l’onestà, del vero
galantomismo, di quel galantomismo che non si trincera dietro l’interesse o
l’inganno, ma che forma l’Ideale degli uomini veramente buoni.
Quest’Ideale accompagnò sempre Filippetto Oliva nelle più orribili
convulsioni finanziarie che minacciarono la sua casa … finché una donna forte
non strinse con le sue braccia di ferro tutto l’edifizio della sua fortuna e la
risparmiò per i figli.
Visse quell’Ideale di bontà soprastante rovine, ma si riconcentrò, come
i raggi diffusi di una stella, ad illuminare e riscaldare una famiglia – Fu un
male? – Chissà! “ Nessuno – dice Victor
Hugo – ha il diritto di spegnere il sole per illuminare se stesso o il covo dei
propri amori “ – E basta.
XXX
Il mio Amico, dunque, è morto; non è morta la riconoscenza in me, la
riconoscenza in voi. Siete venuti ad accompagnarlo alla tomba. E’ giusto! Ma
egli è passato dalla grande ombra alla grande luce, dalla terra al cielo, dalla
materia a Dio; è morto come è vissuto: calmo, sereno e buono! – Che rimane? Un
dolore atroce nella famiglia, una tomba ed una croce nel camposanto. E il
resto? Oh, il resto non ha bisogno di noi, dei nostri cari ricordi, dei nostri
amari rimpianti! Forse, e senza forse, egli ci vede, ci ascolta ed è presente.
Come dalla crisalide nasce la farfalla, così, da questo corpo, messo in
dissoluzione si è sprigionata un’anima.
E’ l’ultima fase della vita, anzi è il principio de la vita stessa e le
parole – solenni come un monito – che il Mio Maestro ripeteva su la tomba di
Lazaro risuonano perfettamente così:
“ Chi crede in me, anche se morto, vive!
“
Filippetto Oliva credeva; ebbe il Pane de la Vita, ieri, - il Viatico –
ebbe il Battesimo di questa nuova vita, e fu segnato con l’olio, simbolo de
l’immortalità. Iddio, con le sue grandi ali, proiettò un’ombra su quel corpo ed
una luce sull’anima.
XXX
Addio, amico buono, mite e generoso!
Addio Filippetto Oliva, addio per sempre.
Verrò sulla tua tomba a pregare ed attingere forza. Ne le traversie de
la vita, ne l’afosità d’un ambiente saturo di fumo e di polvere, è bello
riposarsi, “ a l’ombra dei cipressi e accanto a l’urne “ pregando pace
Addio!
Platì 22 Giugno 1913
Sac. Ernesto Gliozzi
sen.