In
quest’angolo di Magna Grecia la natura si è manifestata con severa parsimonia:
roccia e acqua! Ma queste rocce e queste acque sono una realtà, sono la materia
di cui è formato l'uomo. Un paesaggio così luminoso, così deciso a rifiutare ogni accessorio,
esige d’essere espresso in forme semplici e coraggiose; ci porta verso la terra, a cui apparteniamo; guarisce
della malattia dell’introspezione e risveglia quella capacità che corriamo il rischio
di perdere nella nostra morbosa malinconia iperborea: la capacità di un sincero disprezzo. Disprezzo per quella teoria-spauracchio
che vorrebbe indurci a trascurare ciò che è terreno e tangibile. Che cosa è una
vita ben vissuta, se non la felice liberazione dal caos primordiale, da quelle comode vaghezze intangibili che si celano intorno a noi,
pronte a coglierci nei momenti di debolezza?
Norman Douglas, Old Calabria, op.cit.
Le foto, per gentile concessione di Francesco di Raimondo, sono una sorpresa. Nella prima riconosco Pasqualino Violi, Duccio e mio fratello Saro, con la lingua di fuori, rebel without a cause. Nella seconda Pina, sorella di Duccio, miei cugini, e Maria, mia sorella, la prima alla vostra destra, seduta. Le altre e gli altri, volti fissati nel tempo cui poter dare un nome: paesaggio così luminoso, così deciso a rifiutare ogni accessorio che mi riporta verso la terra, a cui apparteniamo.
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