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venerdì 18 novembre 2011

Harvest

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Per molto tempo il cinema è stato la mia vita, e la vita era il tempo dell’attesa della domenica per andare al cinema Loreto, lo spettacolo destinato ai ragazzi aveva inizio alle quattordici, ed il lunedì sera, quando l’unico canale televisivo di quei tempi trasmetteva il film; in quella sera, era l’autorità di papà che ci permetteva la visione, solo se lui riteneva che era un film adatto alla nostra età o se era, per dirla con lui, un film storico.
Erano gli anni in cui per contratto con l’ANICA, la RAI poteva acquistare e trasmettere film vecchi di dieci anni: il motivo era l’enorme quantità di sale sparse lungo la penisola e le isole, non solo di prima visione. I film rimanevano nei listini delle case distributrici per cinque anni prima di essere “sgonfiati”per il 16mm  adatto  per le programmazioni delle sale parrocchiali e quindi dei cineforum, cineclub.
Capitava che un film di un certo successo ritornasse nelle prime visioni dopo i dieci anni o più a causa della notorietà del film stesso, o di quella, subentrata, di un  regista, o di un attore. Ne cito solo tre: La finestra sul cortile di Hitchcock,  2001 di Kubrick, Per un pugno di dollari di Leone, e non erano i soli.
Così per merito di quei lunedì televisivi ho potuto vedere molti film che altrimenti sarebbero stati solo titoli della storia del cinema sadouliana. Quello che ricordo con maggior gradimento è uno di Alessandro Blasetti con Massimo Girotti e Gino Cervi,  La corona di ferro. Film di epoca fascista, però in quei tempi Blasetti andava per la maggiore e l’opera era girata e interpretata con maestria, la scena della pioggia di spade che scopre la corona mi è rimasta impressa come Massimo Girotti che rimarrà uno dei più bravi attori italiani.



a 1.28.16 del filmato potrete vedere la scena citata
continua...

giovedì 17 novembre 2011

Campane a martello (reg. Luigi Zampa - 1949)



Domenico Spagnolo per tutti "Micuzzu u scacristianu"

La storia di Platì ruota, principalmente, attorno ad alcuni personaggi simbolo, uno di questi è Micuzzu.
Io lo ricordo come bandista e grande intonatore delle campane della chiesa "du ritu", nonché all'armonium, accompagnatore dei celebranti, con quella sua voce roca che si accordava bene allo strumento che suonava.
Molti platioti li vide per la prima volta al fonte battesimale, dopodiché furono assistiti al matrimonio. Molti, invece, furono condotti dal suo tocco delle campane sulla via del viaggio senza ritorno.
Con questo post lo voglio ringraziare per essere stato accanto allo zio Ciccillo dapprima e allo zio Ernesto dopo, nei loro uffizi sacri.

mercoledì 16 novembre 2011

Il medico di campagna (reg. Henry King - 1936)



Caro Francesco, la distanza sarà sempre più incolmabile e ci nutriremo sempre di più di nostalgia e qualcuno di sensi d colpa. A questo punto vorrei dire che pure i medici condotti sono cambiati, divenuti paurosi dei comandanti che stanno in alto, ma chi comanda non si bagna, diceva la zia Amalia. Lo zio Giuseppino per me è stato zio, pediatra e medico di famiglia.

martedì 15 novembre 2011

Melanie - Someday i'll be a farmer





Someday I'll be a farmer, working the land
I wish I was a farmer, to work with my hands

venerdì 11 novembre 2011

Per il re e per la patria (reg. Joseph Losey - 1964)

nonno Rosario


nonno Luigi


zio Giuseppino


papà

zio Pepé



giovedì 10 novembre 2011

La casa senza tempo (reg.Andrea Forzano - 1943)


Subito dopo la morte della nonna Lisa, lo zio Ernesto si fece una bella pensata e alla fine decise che la casa doveva essere ammodernata, non più l'esattoria, non più quella suddivisione destra sinistra (della scala), non più quelle mattonelle in cemento, quella carta da parati ecc., ma soprattutto non più quella bellissima scalinata in cemento che non dimenticherò, perché mi affascinava salirla prima a quattro zampe, poi su due piedi e arrivare subito alla macchina da scrivere per battere sui tasti senza capirci niente, andare nella stanza dello zio Ciccillo dove c'erano la cartuccera e i fucili, oppure salendo a destra, la cucina e mangiare qualche leccornia della zia Amalia, o più su , nel terrazzino dove c'era un ripostiglio con cose vecchie e antiche accatastate...  Marilisa, l'architetto di famiglia, arriverà più tardi, per cui fece tutto lui, progetto, disegni, la nuova scala, l'impianto elettrico e quant'altro occorreva.  Mimmo Addabbo si occupò dell'elettricità e Peppe Rinaldo, come si può vedere,  era il capo dei mastri.

mercoledì 9 novembre 2011

Anyway, Anyhow, Anywhere - David Bowie



Essere nel giusto non è possibile, ciò che è possibile è tentare di essere nel giusto. Il rispetto della verità consiste nel tentare di essere nel giusto in ciò che si crede, e anche nel fare tutto ciò che è possibile affinché anche gli altri lo siano.
Bertrand Russell

Tutti siamo ciò che le circostanze hanno fatto di noi.
Marcel Proust, op cit

martedì 8 novembre 2011

L'importanza di chiamarsi Ernesto - Revisited


Ernesto Gliozzi senior 1883 - 1949
sacerdote e poeta di Platì

P. Nasica


Quando arrivò si dissero – Che naso!...
Se corrisponde veramente al fuso…
Se vuol ficcarlo, qualche volta, a caso
Come si fa per togliergli quest’uso?
Oh la non vedete monte Parnaso
Un promontorio sopra quel muso!
Domineddio conceda un giusto vaso
Per mantenerlo, in certo modo, chiuso…
Ma le pie donne di Gerace in chiesa
Si prosternaro e dissero: Di vasi
Qui ce n’è tanti, ben capaci, a josa…
Venga tra noi, non gli faremo offesa,
Abbiamo visto e d’ogni fatta nasi
Da superar le punte di Gioiosa.

Sac Ernesto Gliozzi senior


lunedì 7 novembre 2011

L'importanza di chiamarsi Ernesto (reg. Anthony Asquith - 1952)





Oggi è Santo Ernesto ed era l'onomastico degli zii, per me in particolare di zio Ernesto junior, in quanto lo zio senior non ebbi il tempo di arrivare per conoscerlo. Negli ultimi anni di vita dello zio era per me un dovere essere a Platì per festeggiarlo e festeggiargli la vita che ebbe in dono. In questi anni il posto lasciato vuoto dallo zio Pepé fu riempito da Giuseppino, il più giovane Gliozzi, nato da Luigi e Pina.
Oggi, pure, nella piccola stazione di Astapovo (Аста́пово) nella regione di Lipeck, nell'anno 1910, alle sei del mattino lasciava la terra all'età di ottantadue anni Sergio Leone Tolstoi.
Questa congiunzione per me è molto importante, come quelle che ricorderò il due febraio se sarò ancora qui.