Platì è un piccolo paesino di circa 4.000 abitanti con molta cultura e tradizione; una volta si chiamava Santa Pulinara e non Platì. In questo paese la lingua è il dialetto. Ci sono due campi e due parchi giochi, due asili, una farmacia e tanti bar e pizzerie e c’è anche una pasticceria. C’è pure un bellissimo Ciancio, questo Ciancio è chiamato fiumara, acqua limpida e quasi quasi brillante, alcuni ci vanno a buttare la spazzatura. Ci sono due chiese, la chiesa Matrice è intitolata Madonna di Loreto, e l’altra è intitolata la Madonna del Rosario A Platì quasi tutti i giorni il tempo è bello. Ci sono davvero tante case e c’è pure un Calvario proprio bellissimo, ci sono delle rocce vicine con sopra delle croci e dietro una fontana e ci sono anche un po’ di case vecchie abbandonate C’è un parco bellissimo chiamato “Parco dei Pini”. Ce la “rocca” quasi piangente vicino alle case e c’è il verde che è molto intenso. Tutti i bambini vanno a giocare sotto il comune e giocano a calcio o giocano anche alle scuole medie. La sua tradizione è quella del pane, così buono, croccante, ben cotto. Ci sono sarte che fanno belle cose, ricamatrici, artigiani e tante maestranze. Nel nostro paese si produce olio e la pastorizia. Il nostro paese è situato a pochi km dalla montagna e pochi km dal mare. L’Aspromonte, l’ultimo baluardo montano, fa parte di Platì e conserva un’intera storia di Cultura. Sull’Aspromonte c’è una grossa pietra chiamata “Pietra K”. Il punto più alto è il Montalto dove si trova la Madonna di Polsi. Questo piccolo paesino è guidato da Rosario Sergi. Io Platì lo posso pure descrivere con una parola BELLO ANZI STUPENDO, e non è finita qua, Platì un paese felice … È semplicemente PLATI’.
lunedì 29 novembre 2021
I bambini ci amano [di Enzo Della Santa - 1954]
Medley dai testi presentati per Premio Letterario Ernesto Gliozzi edizione 2021 dagli alunni
domenica 28 novembre 2021
Il segreto del carcerato [di Boris Ingster - 1950]
Indovinello (*)
Eu sugnu poeta e tu si
mischinu
sciogghjimi stu jiommuru manu a manu:
dimmi cu senza testa fa
caminu?
dimmi cu ti saluta di
luntanu?
dimmi cu fici ‘a prima ‘ccetta?
dimmi cu pa primu ‘a
usau?
Tu si poeta pecchì si
liberu,
e reu mischinu, pecchi
sugnu carceratu.
U jiommuru tu
sciogghjiu manu a manu:
a barba senza pedi fa
caminu
e la littira ti saluta
di luntanu;
San Zenobi fici ‘a
prima ‘ccetta
e fu propiu iju u primu
ca usau.
martedì 23 novembre 2021
Tutti gli uomini della Regina [di Phil Karlson - 1951]
Confraternita del S. S. Rosario
(Reggio Cal.) PLATI’
Deliberazione
N° 10
Oggetto
Dimissioni
del Rettore D. Francesco Mittiga
I.M. I.
Onore e Gloria a
Dio ed alla Vergine del S. S. Rosario
L’anno 1927 il giorno 26 del
mese di Settembre in Platì, nella Chiesa del S. S. Rosario locale abituale per
le sessioni:
Riunitasi di urgenza la
Congrega, l’oggetto da trattarsi ha fatto intervenire N. 21 nelle persone di:
I. Marando Domenico di Francesco Priore
II. Zappia Rosario fu Frdinando Segretario
III. Ciampa Domenico fu Vincenzo 1° Assistente
IV. Timpani Domenico fu Francesco 2° Assistente
V. Riganò Paspale fu Giuseppe
VI. Barbaro Saverio fu Francesco
VII. Perre Francesco di Pasquale (Cicerca)
VIII. Perre Francesco di Pasquale (Santollino)
IX. Marando Antonio fu Giuseppe
X. Mittiga Saverio fu Rosario
XI. Violi Rocco fu Angelo
XII. Mittiga Francesco di Agostino
XIII. Marando Pasquale fu Giuseppe
XIV. Mittiga Giuseppe fu Francesco
XV. Mittiga Tommaso di Filippo
XVI. Timpani Fiore di Domenico
XVII. Timpani Francesco di Domenico
XVIII. Aspromonte Francesco di Domenico
XIX. Barbaro Domenico fu Francesco
XX. Perre Pasquale fu Francesco
XXI. Taliano Rocco fu Domenico
hanno giustificato gli altri l’assenza
data la convocazione venne fatta in via di urgenza ed erano fuori abitato per
lavori di campagna.
Presiede il Priore Marando
Domenico, il quale porta a conoscenza dei Congregati che il Rev.mo Rettore
Arciprete D. Francesco Mittiga con sua lettera del 25 corrente rassegnava le
dimissioni dalla carica di Rettore della Confraternita stessa.
Chiede la parola il fratello
Riganò Pasquale che gli viene accordata e fa la proposta che l’adunanza seduta
stante volesse recarsi a casa del Rev.do Arciprete Mittiga per farlo desistere
da tale proposito.
A che il Priore non consente
per il momento, perché l’atto potrebbe dare l’aria di indisciplinati e mancanza
di serietà dato che il fatto merita invece di essere ponderato perché
avvicinandosi il mese ottobrino non è possibile lasciare senza i dovuti onori
la Regina delle Vittorie.
A tale esauriente spiegazione
gl’intervenuti tutti alzandosi in piedi hanno protestato e respingono ad
unanimità le dimissioni e danno incarico ufficiale a che il Priore volesse
rendersi interprete presso il Rev.mo D. Francesco Arciprete Mittiga di farlo
desistere da tale sua decisione.
Il Priore nel ringraziare gl’intervenuti
dichiara che essendo suo vivo desiderio l’erizione a Parrocchia della Chiesa di
Maria SS. Del Rosario porterà conoscenza dello stesso rev.do D. Francesco
Mittiga che egli è pronto ad assicurare la voluta rendita per il mantenimento
del Parroco stesso.
Essendo la deliberazione
approvata ad unanimità ed essendosi espletato il compito il Priore dichiara
sciolta l’adunanza invocando l’aiuto e l’assistenza della SS. Vergine perché
volesse illuminare il Rev.do Mittiga e perciò invita gl’intervenuti alla recita
del Santo Rosario
Il
PrioreDMarando
L’Arciprete Don Francesco Mittiga era
nato il 21 giugno del 1872 da Nicola, sarto, e Mariantonia Gliozzi, tessitrice.
A ricordo della zia Amalia, sua lontana cugina, con il Rev.do Mittiga erano vicini
di casa, nel vico San Nicola. Il prelato oltre le funzioni nella Chiesa del
Rosario officiava anche in parrocchia. Non si hanno notizie sulla causa delle sue dimissioni da Rettore della Congrega. Il documento riportato è prezioso perché
tra le righe possiamo intravedere nomi e cognomi di chi ci ha preceduti, angoli
di vita paesana e sopra ogni cosa l’attaccamento alla Regina delle Vittorie al
cui cospetto non c’erano dimissioni o scuse, meno che mai quando si
avvicinavano i suoi festeggiamenti.
I documenti riportati, e gentilmente concessi, sono custoditi presso:Archivio Storico Diocesano “Mons. Vincenzo Nadile” Diocesi di Locri – Gerace ASDLG
domenica 21 novembre 2021
Rinascita [di Raoul Walsh - 1931]
UN IMPORTANTE PROBLEMA ORMAI DIBATTUTO
DA DECENNILa
bonifica del torrente Carerirestituirà
vaste zone all’agricolturaFin dai tempi del fascismo si parlava
di questa grande opera; si continua a parlarne invano ancora
Platì, 14 novembre
(M. F.) La
situazione in cui si trova ormai da troppo tempo il torrente Careri, si imposta
decisamente male in questa epoca che ben si può definire di rinascita per il
nostro popolo.
Quello che
è stato fatto in questo ultimo decennio per la Nazione, è decisamente molto e
specialmente in questi drammatici momenti in
cui l'attenzione di tutti è rivolta alla ignobile repressione della libertà ungherese,
possiamo apprezzarlo. Libertà di governo, di pensiero, di stampa, sono indubbiamente
delle preziosissime cose per il popolo Italiano. Ma dovremmo dedurne che il popolo
calabrese non faccia parte di questo popolo.
I
calabresi, infatti, non hanno usufruito che in minima parte dei benefici di cui
ha largamente usufruito il resto della popolazione, e specialmente la
popolazione del «Nord».
Un esemplo
schiacciante di questa situazione, è senz'altro il torrente «Careri», che da tempo
immemorabile è abbandonato a sé stesso, e distrugge lentamente e
inesorabilmente la vita di una vasta zona della Calabria. Se il torrente Careri
fosse un essere pensante, crederemmo che fosse un suo strano modo di fare
omaggio alla famosa legge del piano «inclinato!!!».
Ma il
torrente «Careri» non è un essere pensante, e non aspetta altro che di essere
costretto tra due muraglioni.
Bonifica
del Careri! Pare che questa espressione sia stretta parente dell'altra: «Quadratura
del cerchio!».
Eppure non
si può dire che le «competenti autorità» non si siano accorte della
drammaticissima situazione: La stampa ha dibattuto il problema fino alla
nausea.
Dunque i casi
sono due: o le competenti autorità fanno orecchio da mercante, oppure l'espressione
«Libertà di stampa» non ha per niente il significato pieno che molti ottimisti vogliono
attribuirle.
I calabresi
non aspirano alle «luci al neon», ma gradirebbero di avere i mezzi per sostenersi
senza chiedere l'elemosina! E gli unici mezzi di questo genere sono costituti dall'agricoltura.
Chi non sa
che la bonifica del torrente «Careri» restituirebbe all'agricoltura calabrese centinaia
di migliaia di ettari di terreno? Chi non sa che il torrente Careri ha spinto
nelle navi da emigrazione migliaia e migliaia di cittadini di Platì, Natile,
Cirella, Senoli, etc.
Si parlava
di bonificare questo torrente sin dai tempo dal fascismo; si continua a
parlarne invano adesso, e con la sola differenza, che adesso si pagano anche i
contributi di bonifica, che allora non si pagavano!
Noi non ci
illudiamo che si possa concludere qualcosa di buono con lo scrivere sui
giornali, ma speriamo che in questo momento particolare della storia del mondo,
il nostro Governo voglia riservare ai cittadini del Nord e a quelli del Sud
Italia, una minore disparità di trattamento. Forse per noialtri calabresi è
questo il momento migliore per ottenere, a coronamento di tanti sforzi e di
tante istanze, quello che i connazionali del Nord avrebbero ottenuto alla prima
parola.
MICHELE
FERA
GAZZETTA
DEL SUD, 15 novembre 1956
Ancora una volta, può sembrare una fissazione la mia,
scopro che la realtà di quegli anni per cui lottava Danilo Dolci sull’estremo
versante occidentale siciliano, ha molto in comune con quella della «Valle del
Careri». Certo Michele Fera, in quel tempo giovanissimo, non aveva il
background formativo e culturale del Dolci, ma combatteva anche lui una sua battaglia
a favore del nostro paese sulle pagine della «Gazzetta del Sud», che certo era schierata
su posizioni ultra moderate, chiamatele destrorse. Ecco allora che la lotta per
la bonifica del fiume Jato portata avanti da Danilo Dolci è la stessa di quella
lamentata dal nostro Michele Fera, anche se quest’ultimo non aveva accanto a sé la
popolazione che si schierava al fianco del «Gandhi italiano», com’era stato
definito da Aldo Capitini, Danilo Dolci.
giovedì 18 novembre 2021
Il nostro pane quotidiano [di Friedrich Wilhelm Murnau - 1930]
LA TRADIZIONE DEL
PANE DI PLATI’
Nel mio paese c’è
un’antica tradizione: si fa il pane in casa con il lievito madre. Si comprano due
tipi di farina che viene mischiata con l’acqua e poi viene montata a mano. Io
l’ho visto fare a mia nonna nel forno a legna. Il pane è molto buono e si
mantiene anche diversi giorni. Per questo il pane di Platì è molto richiesto
nei paesi vicini e lontani. Si mangia con sale e origano oppure con acciughe e
peperoncino calabrese può essere impiegato anche per realizzare gustose
bruschette e può essere inzuppato nelle minestre dopo averlo abbrustolito.
NATALE AGRESTA
Il mio paese si
chiama Platì, e si trova a i piedi dell’Aspromonte. Il pane di Platì è un
elemento molto conosciuto nella Locride e nella provincia di RC. Per farlo
occorre usare farina di grani antichi locali, con acqua, sale lievito madre che
viene preparato dal giorno prima; Il giorno dopo si impasta a mano con molta
forza insieme con acqua, farina e sale, fino a che l’impasto diviene liscio ed elastico.
Dopo si formano i panetti e si mettono a lievitare sotto le coperte per circa 2
ore nel frattempo si prepara il forno, si riempie di legna e si accende il
fuoco quando la temperatura è giusta si usa un tubo di ferro con attaccato un
panno di cotone bagnato con l’acqua che si chiama “cajipo” e si usa per pulire
il forno prima di infornare il pane, dopo di che si poggia su una pala di legno
e una alla volta si mette nel forno per circa 1 ora dopo che il pane è pronto
si mantiene per alcuni giorni. È ottimo da gustare caldo condito con olio sale
e origano o con acciuga e peperoncino calabrese.
DOMENICO CALABRIA
4B
Il pane di Platì
è molto buono. Infatti il nostro piccolo paesino e molto famoso. Il nostro pane
è di un colore dorato. È fatto da ingredienti genuini e sono solo 3: acqua,
farina e lievito madre, non bisogna fare molto, basta solo: impastare acqua e
farina e aggiungere il lievito e mescolare finché l’impasto non sia liscio e
lucido e lasciare lievitare per almeno 2 ore e infornare nel forno a legna. Il
pane può essere mangiato in tanti modi per esempio, con olio, con pomodori. E
si possono creare delle buonissime bruschette!
AURORA
CATANZARITI
A Platì ci sono
tante cose buone ma il più buono e il pane che viene impastato farina acqua
sale e lievito madre poi si forma il pane poi si mette su un tavolo e si lascia
lievitare per circa 2 ore coperto con una coperta. Poi si accende il forno a
legna. Quando il forno è pronto per infornare si lascia cuocere 2 ore.
È così che si fa
il pane di PlatìCATERINA LIGOLI
Fino al momento della lettura del testo di Domenico Calabria non
conoscevo la parola cajipo, il suo significato,
la sua etimologia. Ho chiesto agli amici pulinaroti ma essi riandavano a
quanto scritto allo stesso testo del piccolo scolaro. Memore della profonda
conoscenza del greco antico da parte dello zio Ernesto il giovane e nella mente
il cognome Callipari sono andato a consultare il vocabolario greco – italiano: καλλίπαις callipais bella fanciulla, ma anche, bel volto, è quanto più si
avvicina alla descrizione del piccolo Domenico.
Aurora, Caterina, Domenico e Natale erano nel passato anno scolastico
– 2020/2021 – alunni della 4b delle elementari e partecipavano al premio
letterario “Ernesto Gliozzi”
organizzato dall’Ass. Etno-Culturale SANTA
PULINARA.
L’immagine di apertura è di Natale Agresta
Con questa pubblicazione oggi sono riconoscente anche a Friedrich Wilhelm Murnau ed al suo cinema, il suo AURORA è un capolavoro oggi irraggiungibile.
mercoledì 17 novembre 2021
Sul lago dorato [di Mark Rydell - 1981]
Vocazione Nell’onomastico
del Rettore Rev.mo Ca. Arc. Andrea TaccconeCoi
migliori auguri di felicità Sonetto Sul
lago vi è un tripudio di bel soleLe
reti sono messe ad asciugareIl
Rabbi passa, l’invita … le paroleTanto
soavi! … Non si può restare!E
vanno per il mondo con le solePromesse,
che non possono mancare.Son
“Pescatori d’uomini”. Lo vuoleColui
che regge e terra, e cielo, e mare.L’uno
– Simone – verso l’Urbe muove;sul
biondo Tebro getta la sua rete …Oh
l’abbondante pesca che traea.E
voi, altre regioni e genti nuove,o
sciti, o dotti greci – resistetesul
travolgente fascino d’Andrea? Francesco GliozziSeminarista
Il mio augurio
fervido e sincero giungavi oggi giorno del vostro onomastico.
lunedì 15 novembre 2021
I Normanni [di Giuseppe Vari - 1962]
Ernesto Gliozzi il
vecchio oltre che sacerdote-poeta fu certamente il primo storico platiese, qualità
di cui si avvantaggerà non poco il Canonico Oppedisano per redigere la sua " Cronistoria della Diocesi di Gerace ".
sabato 13 novembre 2021
Dono d'amore [di Jean Negulesco - 1958]
Il pane e il dono
Nel nostro
piccolo paese, sin dai più remoti racconti … il pane era, e rimane la
specialità che tutt’ora emerge quando si parla di Platì. Quindi Platì è sempre
male come alcuni vorrebbero ma è per noi un bene. Un bene che lo si riconosce
anche attraverso la semplicità di una fetta di pane appena sfornato unto di
solo olio … Gusto che sa di pace e rinascita che non sempre denotano altri
posti, oltre ricchezze a noi molto lontane per molto più povere di quella fetta
di pane che noi cittadini del nostro piccolo paese spesso additato, offriamo
sempre con il cuore anche a chi non conosciamo.
Anche a chi
alcune volte ci maledice.
Questo è anche il
principio e il sapore vero del paese di Platì.
SERGI ROSARIO 4b
Il breve testo di Rosario Sergi ha partecipato all’ultima edizione - 2021 - del premio letterario Ernesto Gliozzi, rivolto agli alunni dell’Istituto Comprensivo “De Amicis” di Platì e promosso dall’Ass. Etno-Culturale Santa Pulinara. Dalla semplicità del breve scritto emerge l’educazione e l’amore ricevuti in seno alla famiglia verso il paese innanzi tutto, e verso gli altri, che siano persone o luoghi. Così una fetta di pane di Platì si estende come una calorosa stretta di mano. Ancora nell'immagine di apertura di Domenico Perre, stessa classe stesso concorso, ritroviamo la stessa sobrietà e la stessa sintesi.
giovedì 11 novembre 2021
Il prezzo del perdono [di Alberto Carlo Lolli -1913]
Il male l'ho fatto più a me
Io sottoscritto
Alberto Mercurio vendo a Luigi Gliozzi tutto il frutto delle mie ulive nel
fondo Sfalasi per la prossima annata olearia. Il prezzo resta fissato a secondo
del prezzo che farà il Cav. re Oliva Michelino meno due lire a salma.
Le ulive saranno
consegnate a misura.
Ricevo in
anticipo lire cinquecento.
Platì
li 14 Marzo 1911
Alberto
Mercurio
Ricevute inoltre
lire duecento undici e centesimi ottanta
AMercurio
In una recente pubblicazione ho alluso un commento niente affatto gradito sull’avvocato Mercurio. Ma sull’avvocato e sulla sua figura queste pagine ne sono piene e portano la firma di personaggi coevi dell’avvocato stesso, ho solo riportato una mia impressione anche se legata in un contesto di altra natura. Ho anche accennato che era mia intenzione approfondire la figura dell’uomo e del personaggio che tanta parte ebbe ai suoi tempi anche in relazione ai suoi denigratori. Ovvio che questo non mi scusa con chi mi è ora contro.
sabato 6 novembre 2021
I Volontari [di Domenico Costanzo -1998]
Lo “sciopero a
rovescio” è una moda lanciata da Danilo Dolci in Sicilia nella seconda metà
degli anni 50 del secolo scorso in una zona compresa tra Palermo ed il Golfo di
Castellammare. Dopo 70 anni ecco che ricompare a Platì, causa: il malcontento
tra gli allevatori di bestiame ed i “coltivatori diretti” per il totale
abbandono da parte dello Stato Italiano e dell’ANAS della Statale 112. Ad
allevatori e coltivatori serve come il pane. E così un’unione di volontari, giovani
e meno giovani, dandosi il cambio e senza badare a spese, hanno deciso che
quell’arteria per loro vitale la sistemeranno con le loro braccia. È un lavoro
in alcuni tratti pericoloso per le voragini che si aprono lungo il percorso, ma
di questo non hanno paura, molti di loro sono figli, nipoti e pronipoti di
quanti quella strada l’hanno edificata. Per ora il Comune è al balcone, quei
generosi volontari hanno solo le preghiere di padre Peppe, padre Santino unite
a quelle delle mogli, nonne, sorelle e fidanzate.