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martedì 6 agosto 2024

Il male oscuro [Mario Monicelli, 1990]

 



LA CIVILTA' SCOMPARSA
di Giuseppe Berto

Signuri, chi a lu poviru fa’ dunu di la ricchezza di la puvirtati:

Signore, che dai in dono al povero la ricchezza della povertà. Cosi, in tempi lontani, cantavano le donne calabresi che andavano a raccogliere le ginestre. Raccogliere ginestre sotto il sole d’agosto, in terreni aridi e infuocati, era lavoro duro, e per affrontarlo c’era bisogno di incoraggiamenti celesti. La ricchezza della povertà aveva sicuramente valore escatologico: i poveri sarebbero diventati ricchi, padroni delle ginestre e datori dii lavoro, avrebbero trovato molte difficoltà a entrare. Oggi le ginestre non si raccolgono più, come non si raccolgono più i fichidindia per alimentare sé stessi e il maiale, né gli sterpi per cuocere il pane nel forno di campagna. Talvolta si lasciano marcire sui rami anche i fichi e le olive, i mandarini e gli aranci. Non paga la spesa. Nelle terre del Sud la miseria, come condizione generalizzata, non esiste più, e la povertà non e più una ricchezza nemmeno per i cristiani.
Allora si è tentati di dare all’espressione «ricchezza della povertà» un diverso significato perché, ora che l’abbiamo malamente dilapidata, ci accorgiamo che la povertà aveva conservato una grande ricchezza morale e materiale:  un modo di pensare e di parlare, di comportarsi, di farsi i vestiti e indossarli, costruirsi una casa, lavorare la terra, piantare un albero e insomma operare in un ambiente con umiltà. Tutto questo si chiama civiltà contadina, e la civiltà contadina, spegnendosi, ci aveva lasciato in eredita un paesaggio intatto, bellissimo.
La Calabria sarebbe potuta diventare il paese di un turismo nuovo, colto, civile, un luogo di recupero spirituale per tutta la gente estenuata dalle nevrosi, dalle intossicazioni, dagli arrampicamenti, dal consumismo e industrializzazione, che ormai fanno malata più di mezza Europa. Invece i calabresi, appena tirata fuori la testa dalla miseria, si sono messi a distruggere il proprio passato - anche gli alberi, le case, il paesaggio - con un accanimento che l’avidità, l’ignoranza e l’ansia di portarsi al più presto all’altezza di Iesolo e di Busto Arsizio, non bastano da sole a spiegare. Bisogna cercare nell’inconscio.
A.C. Swinburne, poeta inglese dell’Ottocento, ci informa che nei tempi della dominazione saracena a Reggio, maestosi boschetti di palme ornavano il territorio, ma parecchi furono tagliati quando i reggini ripresero possesso della loro citta, essendo essi dei ricordi di usurpazione infedele. Quando Swinburne forniva questa informazione, Sigmund Freud non aveva ancora iniziato le sue esplorazioni del profondo, né tanto meno Carl Gustav Jung aveva azzardato ipotesi sull’inconscio collettivo. Oggi con l’aiuto della psicoanalisi, possiamo tentare di dare una spiegazione più completa pulsione autodistruttiva che, di colpo, ha preso i Calabresi. Il fatto è che la loro civiltà contadina era si semplicità, misura, saggezza e poesia, grandissima nobiltà e onestà dell’animo popolare, ma era anche miseria, disumane fatiche, denutrizione, sporcizia, esuberanza sia di nascite che di morti premature.
Circa vent’anni fa, quando il consumismo di una civiltà industriale già fortemente contestata nei paesi dove c’era vera civiltà industriale, cominciò ad abbattersi su popolazioni contadine impreparate, quando sopraggiunse una improvvisa quanto insufficiente ricchezza, i calabresi, come mossi da una spinta incontenibile, si rivoltarono contro il proprio passato di miseria, si misero a distruggere con rabbia tutto ciò che poteva ricordarglielo, anche il paesaggio purtroppo, esattamente come avevano fatto i loro antenati reggini coi maestosi boschetti di palme che ricordavano la dominazione saracena. La Calabria ha fatto, negli ultimi vent’anni, un salto traumatico, che ha portato grandi danni, e presumibilmente ne porterà di ancora maggiori. Il reddito è aumentato, il tenore di vita e le condizioni igieniche e sanitarie sono migliorate. Di questo, non è lecito rammaricarsi. Ma ci si può chiedere se mangiare e vestire meglio, possedere un’automobile o una lavatrice, avere l’acqua corrente in casa e la fognatura fuori, comportava di necessità la frettolosa distruzione di una civiltà, perfino di un paesaggio e di una nobilissima architettura rurale e paesana che a quella civiltà erano legati. L’uscita - giustissima, e del resto inevitabile - da una economia contadina ha provocato un disastro perché è avvenuta senza la guida, il conforto di una cultura. Gli uomini di cultura calabresi - fatta qualche eccezione gloriosa, per esempio il professor Tanino De Santis di Cosenza, che ebbe meritato riconoscimento all’ultimo Premio Ecologia Firenze - sono stati indifferenti spettatori della distruzione, quando non vi abbiano anch’essi partecipato.
Cosi, chilometri di coste, specie lungo il Tirreno, in pochi anni si sono coperte di cemento: fin sulla spiaggia orribili costruzioni d’una meschinità deprimente, d’un cattivo gusto funereo, sulle quali trionfano i cartelli Gabetti vende, Omnia vende, Palumbo vende, e via dicendo. I calabresi si sono venduta l’anima per un piatto di lenticchie. Sulla Calabria s’è abbattuta una distruzione più maligna di quella dei terremoti, e i principali responsabili sono le amministrazioni locali - quasi tutte avide e ottuse - e i vari governi e governanti, che hanno sempre affrontato e continuano ad affrontare il problema del Mezzogiorno con stupefacente rozzezza. Anche la costa dove ci troviamo è fortemente compromessa, né c’è barlume di speranza che possa salvarsi: all’orizzonte si scorge l’inutile scempio del centro siderurgico. Da vent’anni abito a Capo Vaticano e ho fatto donchisciottesche battaglie per fermare la rovina. Qui accanto c’è la Baia di Santa Maria, e ognuno può andarvi a vedere ciò che non si sarebbe dovuto fare.
La mostra di oggetti-sculture di civiltà contadina che ho voluto organizzare continua un discorso polemico iniziato tanti anni fa. Ad essa è legata una piccola speranza: che i calabresi comincino a guardare con rispetto alloro passato e operino per conservare quanto della loro antica civiltà non è stato ancora distrutto.

Agosto 1977 

Il testo riportato mi è stato regalato dal dottor Roberto Motta psichiatra e psicoterapeuta, acuto conoscitore dell’animo calabrese, così come del territorio.

Le foto in apertura, Polsi, sono di Sandro Messina, nella seconda delle due l'antica casa dei pratioti, restaurata e destinata a nuovo utilizzo.





 

lunedì 29 luglio 2024

Storie pazzesche - stampare per Platì





"... un progetto particolarmente ambizioso, ambiguo, inaccessibile a quanti ancora vogliono negare l'importanza di Platì, nella storia della Calabria e in generale della Nazione, dall'Unità d'Italia ad oggi ..." M. Papalia
 

sabato 29 giugno 2024

Finding Vivian Maier [Maloof, Charlie Siskel 2013]


E' per
Vivian Maier 
(1926 - 2009)

A sessanta anni di distanza dallo scatto della foto in apertura solo la protagonista ci può svelare chi si trovava dietro la macchina fotografica: lo zio Ciccillo, lo zio Ernesto il giovane? o chi altri? In quei giorni Vivian Maier girava per l' Italia e chi la incontrava non immaginava di avere di fronte una grande fotografa, né tanto meno lei. La pellicola in mio possesso è un medio formato in buono stato di conservazione, epson e photoshop hanno fatto il resto.


 

giovedì 27 giugno 2024

Ritorno alla vita [William Wyler -1933]


1893 - 2017

 Maria Gemma, nata Serafina, Gliozzi 1917/1999 - Bettina Mittiga 1893/1970 - Amalia Gliozzi 1925/2017

lunedì 3 luglio 2023

LA SCOPERTA [di Elio Piccon - 1969]



Bianco: scoperti preziosi mosaici
In una villa romana sulla “106”
 
Interessantissimi lavori di decorazione stanno per venire alla luce 
in una diruta costruzione lungo la statale jonica, nei pressi di Bovalino – 
Il parere degli esperti
 
(Nostro servizio)
BIANCO, 9
Malaria, terremoti e saraceni furono ali antichi nemici dell'archeologia jonica. Quelli attuali sono gli archeologi! Dagli inizi del secolo ad oggi c'è stata una involuzione. La archeologia da trincea, allo aperto, ha ceduto il passo a quella da caminetto, da poltrona. La ricerca metodica, sistematica e scientifica non esiste. Le più recenti e sensazionali scoperte sono frutto del caso. Fenomeni di erosione che scoprono ruderi o lavori di scavo per opere pubbliche. Il teatro greco di Locri è stato scoperto per caso. Un gregge di pecore belava sotto gli ulivi. Una acustica eccellente riproduceva perfettamente i belati. Si scavò. Sotto c'era la cavea del teatro greco.
L'anno scorso sulla provinciale per Portigliola, nel demolire una vecchia casa, venne alla luce l'antica porta di Locri, da dove entrò Annibale. Non si fece più nulla. Da anni sulla statale jonica 106, tra Bovalino e, Bianco c'era un vecchio rudere. Il prof. De Franciscis disse che si trattava di una villa rustica o suburbana. Il muso di una scavatrice portò alla luce splendidi mosaici. Si lavorava per l’acquedotto del Bonamico. Pochi operai furono preposti allo scavo e, finiti i fondi, gli ambienti già scoperti vennero di nuovo sotterrati. Un fare e disfare vergognoso. Da pochi giorni il lavoro è ripreso, ma finirà venerdì. Splendidi mosaici sono venuti alla luce. Un mosaico perfetto che denota un grado di alta perfezione.
Un operaio con un fascio di lentischi toglie la sabbia ed appare una figura femminile a cavalcioni di un leone, un pampino e poi un'altra figura incerta. In un altro ambiente è possibile notare un sole, dai raggi a coda di pavone, mentre vicino alla piscina, sono disegnati grandi rosoni. Ci troviamo di fronte ad un grande complesso che si estende per circa 4.000 metri quadrati, dalla riva del mare alla collina, sovrastante di argilla. Secondo il parere degli esperti, la villa risale al I secolo avanti Cristo, rifatta poi nel periodo della decadenza.
Si trattava certamente di un ricco signore, dal livello di vita elevato. Certamente ci sarà pure il lato rustico per la numerosa servitù. La sistemazione definitiva della villa romana porterà un contributo notevole alla conoscenza della storia economica della Calabria, di un periodo molto oscuro. In questi ultimi anni sono state fatte molte scoperte. Soprattutto nella piana di Sibari, a Castrovillari ed a Gioia Tauro. Ma il ritrovamento di contrada Palazzi può ricostruire fedelmente la topografia delle ville romane esistenti in Calabria, ed appartenenti allo stesso periodo.
La decorazione pavimentale è perfetta. Molte suppellettili sono venute alla luce in un cunicolo, accanto a resti umani, qualche moneta indecifrabile e una decorazione parietale. Le cose trovate sono state portate al museo di Reggio. Gli archeologi del passato sono andati sempre alla ricerca di pezzi per fare belli i musei di mezzo mondo o per le collezioni private di ricchi mecenati. Mai si è pensato di riportare fedelmente alla luce un intero complesso lasciando sul posto i pezzi ritrovati. Portati lontano dal luogo della scoperta parlano un linguaggio diverso. Pochi operai lavorano agli ordini di un assistente. Una studentessa universitaria reggina prepara «in loco», una tesi sulle ville romane in Calabria.
Non poteva scegliere un posto migliore. Un dilettantismo archeologico che fa paura. Non fotografia aerea o rivelatore elettro-magnetico, non analisi chimica del suolo o metodologia geofisica, ma piccone e badile. Colpi secchi nei ruderi e carriole piene di detriti luccicanti al cocente sole. Venerdì il cantiere archeologico finirà di lavorare ed i mosaici saranno ricoperti da nuovi detriti. Non ci sono fondi. L'assistente tornerà a fare il custode del museo, la studentessa tornerà tra i libri e gli operai, sputando nelle palme delle mani, inizieranno nuove fatiche. Questa è l’archeologia jonica.
IL TEMPO, 10 settembre 1965

In apertura Antonio Delfino con Mons. Michele Alberto Arduino e tanti altri volti noti.
 

giovedì 15 giugno 2023

Legami [di Pedro Almodóvar - 1990]

 

… condividere la lettura di qualche decina di libri è un vincolo più forte del sangue.
Cormac McCarthy, The Passenger, 2022



La pubblicazione odierna è per Domenico Polito editore nostrano.

giovedì 1 giugno 2023

The Last Face [di Sean Penn - 2016]

Che il Tuo Sacrificio scuota le coscienze della gente giusta.

Che il Tuo esempio serva al riscatto della Tua terra

Mimmo Fotia
di Francesco e Grazia Caterina Catanzariti
14 agosto 1949 – 9 dicembre 1995

Con il suo sguardo, per nulla estraneo, di interrogazione inconsapevole e assoluta, Mimmo Fotia ci ha consegnato quello che ancora per il paese è un futuro incerto. Quanti l’hanno conosciuto hanno pianto il suo atroce destino e non l’hanno dimenticato.

Il testo in apertura è contenuto nel ricordino distribuito in chiesa.


 

lunedì 29 maggio 2023

THE FINAL VERDICT [di Jack O'Brien - 1914]


In nome di sua Maestà
Vittorio Emanuele Secondo
per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia
Il Conciliatore del Comune di Platì ha pronunciato la seguente sentenza
Nella causa tra Don Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, attore comparente in persona
E Pasquale Carbone alias Usciere, bracciante, residente in Platì, convenuto e comparente
L’attore ha conchiuso per lo pagamento della somma di lire undici e centesimi ottanta dovutegli per altrettanti dategli per grano e ..., che non ha consegnato al maturo di Agosto prossimo passato, e conchiuse ancora per le spese del giudizio
Il convenuto accolto il debito giusta la domanda dell’attore
Considerando che la confessione giudiziaria del convenuto fa piena pruova contro di lui: art.   del Codice Civile
Considerando che il soccombente è tenuto alle spese
Noi Francesco Oliva Giudice Conciliatore del Comune di Platì, diffininivamente pronunziamo e condanniamo il convenuto Pasquale Carbone al pronto pagamento di lire undici e centesimi ottanta all’attore Signor Gliozzi, ed alle spese in centesimi novanta fuori la spedizione della presente
Il Conciliatore = Francesco Oliva = Giudicato e pubblicato in Platì li 3 Ottobre 1872 presenti ambe le parti = Dritto centesimi 60 = Giuseppe Fera Cancelliere
Comandiamo a tutti gli uscieri richiesti ed a chiunque spetti di porre in esecuzione la presente sentenza, al P. Ministero di dare assistenza; ed a tutti i Comandanti e Uffiziali della forza pubblica di concorrervi, con essi allorché saranno legalmente richiesti
                                                           Per spedizione
rilasciato all’attore D. Francesco Gliozzi
            Platì 11. Ottobre 1872
                                               Giuseppe Fera Cancelliere
Specifica - Carta per la presente                                  £ 0.10
Dritto di scritturazione in due facciate                      £ 0.40
Formola esecutiva                                                            £ 0.25
Visto Totale                                                                         £ 075
Il Conciliatore Francesco Oliva   -   Fera
 
L’anno mille ottocento settantadue, il giorno diciotto ottobre in Platì
Ad  istanza di Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, ed in forza di sentenza del Conciliatore di Platì del di sei ottobre corrente pubblicata in presenza delle parti, io Francesco Mittiga scrivente  facente funzioni da usciere della Conciliazione di Platì ove risiedo, ho fatto precetto in nome della legge a Pasquale Carbone alias usciere, bracciante, residente in Platì di pagare prontamente all’istante la somma di lire undici e centesimi ottanta di sorde, e lire una e centesimi sessantacinque di spese nascenti da detta sentenza e dal presente atto diffidandolo che elassi cinque giorni da oggi l’istante procederà al pignoramento di mobili.
Del presente atto ho lasciato copia conforme nel domicilio di esso Carbone in mano.
Costa l’atto presente centesimi trenta.
                        Il Scrivente
                         F.   Mittiga
 
L’anno mille ottocento settantaquattro, il giorno tredici Luglio in Platì
Ad  istanza di Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, ed in forza di sentenza del Conciliatore di Platì del di sei ottobre del 1872 pubblicata in presenza delle parti, io Francesco Mittiga scrivente  facente funzioni da usciere della Conciliazione di Platì ove risiedo, ho  riprecettato in nome della legge a Pasquale Carbone alias usciere, bracciante, residente in Platì di pagare prontamente all’istante la somma di lire undici e centesimi ottanta di sorde principale, e lire una e centesimi novantantacinque di spese nascenti da detta sentenza ed atto precedente oltre quelle del presente e successive con diffidamento che elassi cinque giorni da oggi l’istante procederà al pignoramento di mobili.
Del presente atto ho lasciato copia conforme nel domicilio di esso Carbone in mano.
Costa l’atto presente centesimi quaranta.
                        Il Scrivente
                         F. Mittiga

Anche i di tipi di documenti sopra riportati possono essere drammatizzati, magari facendo ricorso a Salvatore Satta o addirittura come un silent movie alla maniera del regista in apertura rivitalizzato. Un buon indicatore è anche il brano del Maestro riportato in chiusura. Certo a noi interessano di più i nomi e le circostanze citati nel testo, svaniti, certo, ma sempre presenti per chi non si interessa solo ad immagini che scorrono, e lasciano di nuovo il tempo, virtualmente. Un aiuto viene anche da Google Maps che ci consente di rilocalizzare i fatti nelle vie citate.