L’amicizia
è l’amore senza ali. Nella gioia è cosa buona avere un amico … nel dolore … è
un bisogno. L’ideale
accanto al reale svanisce come nebbia al sole … L’impressioni
della prima età sono d’influenza decisiva … e gli anni non potranno cancellarle
del tutto … La
culla e la tomba … ecco le due stazioni della vita. Platì
19 Marzo 1907 Canonico
Giuseppe Branciforti Quaresimabita da Caltagirone
Immagine e testo contenuti nell'album personale di Ernesto Gliozzi il vecchio
23 – 8 – 945 Carissimi Sono giunto bene
e immacolato di sole. Non posso mandare più grano, perché Rosario protesta che
l’asina è ammalata. Anche per il vino
disdetta … Non mi resta che
il pettine di Roca. State tranquilli
per me. Andando a Polsi, Ernesto ricordati del cambio del fagiolo col grano. Mi scriva
pure per l’affare Baci per tutti Aff zio Ernesto
Si fa certo da
me, sottoscritto Medico Chirurgo, che Caterina Zappia nata Ielasi è da parecchi
mesi che soffre di prosopalgia, nevralgia del quinto, tale da renderla in uno
stato deplorevoli primo, in cui l’inferma, nell’attualità, trovasi, poiché tal processo
morboso, ribelle a qualsiasi metodo curativo, ha avuto per effetto alterazione
dei nervi ottici onde l’ammalata è divenuta cieca, e come tale, è impossibile
ella sia abile al lavoro. In fede, si
rilascia il presente a richiesta della stessa Zappia in carta informe per uso
militare. Platì, 10
Dicembre 1916 Dottor Papalia Vincenzo Per una biografia
sul dottor Papalia Vincenzo: https://iloveplati.blogspot.com/2014/09/dottore-nei-guai-reg-ralph-thomas-1963.html https://iloveplati.blogspot.com/2019/11/dottore-nei-guai-teresita-annita.html
Platì, 21 maggio Mico si accese la pipa e aperse la bocca in atto di parlare. L'uditorio
divenne attentissimo, ma Mico, imperterrito apri la bocca ancora un pò, poi la
spalancò del tutto e infine la rinchiuse, tacendo. Aveva semplicemente fatto
uno sbadiglio. Ciccio Donarom si stizzì e mise subito in atto il suo metodo
infallibile per far parlare il vecchio. Gli diede una martellata su un
ginocchio, e, in atteggiamento michelangiolesco, gli gridò- «E perché non parli?» - «Va al diavolo!» — ribatté Mico, ma incominciò
subito il suo racconto (Inutile
dire che l'aveva appreso dai libri
della Saggia Sibilla, di cui si vanta d'essere stato, l'ultimo segretario). — «La più bella ninfa del bosco di Acone era
Anna. Il suo sorriso si comunicava a tutta la natura. Nella zona non si trovava
più un salice piangente: quei pochi che c'erano s'erano riconfortati alla sua
vista e non facevano che ridere e cantare. Fu in quel periodo che nacquero gli
Ippocastani, quei bellissimi alberi s'erano fino allora chiamati «Ippobiondi», ma
decisero di cambiar nome per intonarlo al colore dei capelli della ninfa.
Avevano un bel da fare gli astronomi di quel tempo, per osservare le comete che
navigavano nello spazio: alla vista di Anna, quegli astri si mettevano ad
agitare la propria coda in segno di saluto, proprio come cagnolini affezionati..» Qui ci parve che Mico cominciasse ad esagerare;
cercammo allora di interromperlo, perché, se il racconto prendeva quella piega,
chissà dove si sarebbe andati a finire. — «Alle corte » — gli chiese a bruciapelo Ciccio Donarom, agitando
il martello, — « qual è il fatto che volevi narrarre?» Mico parve imbarazzato. Con voce più cauta ci
confidò: «Quando le ninfe
sparirono dai
boschi, Anna promise alla natura, sua amica, che sarebbe tornata.
Ebbene, voi non ci crederete, ma la ninfa, dopo tanti secoli, ha mantenuto la promessa. Me
ne sono accorto
iersera, quando ho visto la cometa «H» muovere la coda in segno di saluto...» Decisamente Mico non era in vena che di raccontar balle. Lo mandammo a
quel paese in termini più che poveri, e uscimmo all'aperto. Fuori c'era un'inondazione di sole. Guardammo instintivamente il
vecchio salice piangente, in un angolo del giardino: l'albero era scosso dalla brezza
e tra le sue foglie fremeva una interminabile risata d'argento. MICHELE FERA
La pratica della decontestualizzazione
è abbondantemente presente nei movimenti artistici moderni da Andy Warhol a
Quentin Tarantino. È benaccetto constatare che quanto in queste pagine va pubblicato
possa essere decontestualizzato e ricontestualizzato in nuove espressioni o sfociando
sulle lastre sepolcrali, come è accaduto con Michele Papalia senior.
“A … Michele Papalia, … biblico patriarca, saggio analfabeta
vissuto in terra di Platì. A lui e a quanti nell’operosa ombra vivono,
questo umile omaggio.”
Rispondo
all’Anonimo visitatore che ha chiesto notizie della Signora che appare intervistata nel
video in queste pagine qualche giorno addietro*. Il volto caravaggesco
della ragazza è un fermo immagine nella mia mente. Nell’ultimo mio viaggio in
terra di Platì, cercando altro dentro il cimitero, ho incontrato due
garbatissime signore cui ho chiesto notizie della raccoglitrice nel video. Una
di loro mi assicurava che avrebbe fatto ricerche in paese e mi avrebbe fatto
sapere con Michele, che era con me in quella mirata visita al camposanto. Per il vero
tornando nella città dove risiedo e dove lavoro, per e su Platì, ho dimenticato
incontro e ragazza del video, congetturavo di più sull’incontro con il dottor
Floriani a Vibo e l’architetto Bartone a Soriano. “Un paio
di giorni fa ho ricevuto una telefonata da una signora di Platì che ha preso il
numero dalla pagina I Love Platì che ho messo come contatto per
whatsapp. La signora, che si chiama Francesca …, mi ha riferito di averti
incontrato a Platì (credo al cimitero) e che tu volevi sapere chi fosse una
signora in una foto credo tratta dal filmato delle raccoglitrici di olive. Mi
ha detto di riferirti che si tratta di Caterina Sergi figlia di "Roccu i
Petru". Erano 7 fratelli e sorelle, molti emigrati in Australia compresa
Caterina. A Platì c'è ancora una sorella che si chiama Anna”. Il messaggio
è di Rosalba Perri. Entrambi, io frenetico, ricorriamo al data base dello zio
Ernesto - Gloria nel più alto
dei Cieli, zio Ernesto, per aver perso inconsapevolmente il tuo tempo per noi. Caterina
Sergi “i Roccu i Petru” è la settima di dieci figli nati da Rocco e Francesca Calabria. Dodici, compresi i genitori, come lei accenna nel video. Il padre non era figlio i Petru,
come è facile pensare, ma di Michele, sposò Francesca, tizzuni di lignaggio, il 19 novembre del 1922.
Petru è l’ultimo dei dieci figli, classe 1948. Dunque
grazie alla Signora Francesca, a Rosalba e Michele ma soprattutto a Caterina
Sergi. SDG
"Bisogna continuamente ricominciare". Luigi Meneghello
Con i superstiti amici pulinaroti ci siamo recati a Vibo, dapprima, per
incontrare il dottor Gilberto Floriani, vicentino come l'autore dell'epigrafe d'apertura, direttore del SBV Sistema Bibliotecario
Vibonese e, di seguito, l’architetto Francesco Bartone direttore della
Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro. Nostro biglietto da visita è stato il
pane di Platì. Dire che sono incontri che segnano un passo della vita personale
è poco. Sono incontri che offrono soprattutto un futuro per Platì. Se con
Gilberto Floriani abbiamo parlato per lo più di libri e Platì con Francesco Bartone
abbiamo conversato dell’immenso e incomparabile contributo che esercita la
Biblioteca di Soriano per la Calabria. Il futuro … ricominciare!
Ho
visto un palazzo di giustizia con la scala da’ gradoni di granito, logori, per
il transito che vi si faceva Ho
visto una scuola, con la scala parimenti dai gradoni di granito, intatta per il
poco transito che vi si faceva Quando
s’invertiranno i termini, cioè la scala dei tribunali poco logora, e consumata
quella delle scuole, allora può veramente dirsi che sarà trionfata la civiltà. 13
febb. 1914Avv.to G. Portaro
Immagine e testo contenuti nell'album personale di Ernesto Gliozzi il vecchio
Giuseppe Portaro è stato un luminare geracese, oltre che salire
e scendere le scale dei palazzi di giustizia è stato autori di libri sul
risorgimento calabrese. Era già apparso alla pagina:
La donna che lavora inchiesta televisiva di Ugo Zatterin e Giovanni Salvi del 1959
IVa puntata, Braccianti del sud
la voce fuori campo è di Riccardo Cucciolla
il tema musicale è di Harumi Fuuki, Hajimari no michi (L'alba di un filmaker), 2014
L'inchiesta, sebbene registicamente sia fotografata e codotta bene, la voce fuori campo, del pur grande attore Riccardo Cucciolla, è certo che non sapesse niente di Pratì come di Platì, attraverso il commento e le sue sparate, buttate lì per far sorridere, lasciano l'amaro non tanto in bocca quanto nello stomaco.
Ugo Zatterin (1920-2000), volto noto nella televisione in bianco e nero, era ancor più noto per via di Alighiero Noschese il quale parodiva gustosamente lo Zatterin.