Platì,
come altre realtà, vive, in quel periodo, una situazione di grave turbamento,
di forte sofferenza e malessere.
La
guerra mondiale, nel suo terrificante passaggio, lascia dietro di sé una scia
di macerie, ma soprattutto di lutti e dolori.
La
nostra cittadina conosce perfino i bombardamenti, pur essendo un centro
periferico rispetto ad altre zone di valore strategico-militare. Gli americani,
infatti, per facilitare l’avanzata delle truppe alleate sbarcate nel Sud,
intraprendono, con i loro bombardieri, un’azione di distruzione della SS. 112.
Strada
che i tedeschi utilizzano per la loro ritirata. E qualche volta gli aerei USA,
confondendo la SS. 112 con il letto, in certi periodi asciutto e bianco, della
fiumara che cinge |’abitato, sganciano potenti e micidiali bombe, che provocano
danni e vittime nei pressi dell’abitato.
Ma
pure sull’Aspromonte, nella parte della montagna di Platì, a Zilastro, nella
fase conclusiva del
conflitto, proprio l’8 settembre del '43’, si registra uno scontro armato tra i
paracadutisti italiani
e gli alleati, come è ricordato dalla lapide di cui viene, in questo volumetto,
pubblicata la foto. Sono gli ultimi bagliori dello scontro armato tra
l’esercito italiano e gli alleati angloamericani. Anche Platì, quindi, ha
avuto, nella guerra, i suoi momenti di prima linea.
Finita
la guerra, Platì presenta un aspetto di grande sconvolgimento e turbamento. La
gente è provata da tanti dolori e lutti per i molti caduti in guerra, dalle
sofferenze dei mutilati ed invalidi. Non si contano le donne vestite in nero
per il lutto del padre, del fratello, del figlio caduto sui campi di battaglia.
Altre
donne, prive di sorriso, attendono, con molta trepidazione, il ritorno dei loro
familiari, reduci e prigionieri. Alcuni di questi non faranno mai ritorno.
Andranno ad infittire le schiere del Milite Ignoto, nella lontana Russia e nei
deserti dell’Africa.
Assieme
alle ferite della guerra, nel periodo in esame, c’è da annoverare una crisi
economica di grandi proporzioni. Manca perfino il pane, la pasta ed anche il
sale e lo zucchero. E fame.
Sul
piano commerciale, a causa delle difficolta delle vie di comunicazione, ma
anche della carenza di generi alimentari in tutto il territorio nazionale, si
torna al baratto, allo scambio dei prodotti con paesi vicini raggiungibili
attraverso le strade di campagna, le mulattiere, percorsi impervi. Impera,
nello scambio, il mercato nero, o meglio il contrabbando. (Quasi sempre il baratto).
I rapporti commerciali sono sviluppati con i cristinoti, bagnaroti, bovalinoti,
oppidisi... Viene importato dalla piana molto vino, che, con l’aggiunta, quando
c’è, di zucchero si rileva un alimento molto importante, assieme alle arance
prodotte in loco o importate dalle marine, per garantire le vitamine necessarie.
Vino che viene tracannato anche dai bambini, che
spesso camminano brilli e barcollanti per le vie del paese. Il pane, nella
carenza della produzione di grano per via delle terre non coltivate, essendo
state private del lavoro dei giovani contadini e braccianti impegnati al
fronte, viene spesso sostituito dalle "pizzate di paniculu” (granturco).
In
questa situazione di grande disagio e malessere, ripetuti sono i tumulti e le
rivolte popolari. Soprattutto per il pane contro coloro (commercianti,
consorzio, i potenti detentori del piccolo potere locale...) che, a torto o a
ragione, la gente sospetta di operazioni di speculazione, attraverso l’imboscamento
dei prodotti alimentari, che, invece, devono essere distribuiti con le famose
tessere annonarie. Ma, per fortuna, non si va al di là delle manifestazioni di piazza.
Anche se qualche raro e strano personaggio, alla ricerca di capri espiatori,
soffia sul fuoco.
E
fatti gravi non si verificano. Neanche nella fase di transizione dal fascismo
al sistema democratico.
D’altronde
il crollo del fascismo a Platì si risolve con l'assalto notturno alla casa del
fascio e l’invasione,
più che altro simbolica, dell’abitazione di qualche gerarca, concludendo il
tutto con
qualche falò per bruciare bandiere, stendardi, materiale propagandistico del
regime.
In
questo contesto inizia la fase politica della transizione al sistema
democratico. I partiti si organizzano.
Ma soprattutto si organizzano le associazioni sindacali ed i patronati di
assistenza.
Per prima
la Camera del Lavoro e poi, successivamente, le Acli, la CISL...
Ma nel
'51, ad un quinquennio dalla fine della guerra, quasi a completamento della sua
opera di devastazione, si abbatte su Platì una terribile alluvione. Semina
morti e danni eccezionali al gracile sistema economico, ancora provato dalle
conseguenze belliche.
Molte
case vengono travolte dalla furia delle fiumare in piena. I deboli argini
cedono e le fiumare inondano di acqua, fango e detriti il centro abitato. Ma,
oltre e più dei torrenti, sono le frane che colpiscono pù duramente e devastano
le povere aziende agricole dei contadini e dei pastori. Diciotto pastori e
contadini, alcuni bambini, sorpresi nel sonno, vengono trovati esanimi sotto le
macerie delle loro ”casette” o capanni in campagna.
Ma l’alluvione,
come la guerra, non fiacca la forza di resistenza e la voglia di vivere della gente
che reagisce trovando momenti di unità, di aggregazione, di solidarietà. Questa
nuova calamita mette a dura prova la gente, ma, nel contempo ne stimola la
battaglia contro gli elementi avversi della natura e contro lo stato di
abbandono e di isolamento, in cui è cacciata da una politica non benevola dei
governi nazionali. Si riaccende la lotta per lo sviluppo, la rinascita, la
ricostruzione.
In questo
panorama una funzione di grande valore viene esercitato dalla Camera del Lavoro,
che diventa strumento di combattimento e di unita.
Più
ordinate ed organizzate delle rivolte popolari diventano le manifestazioni di
lotta. Vengono proclamati e promossi scioperi, cortei e manifestazioni di
piazza. Ma soprattutto sono frequenti gli scioperi a rovescio, per dare lavoro
e per dotare l’ambiente delle opere pubbliche necessarie. Nonostante la
repressione, i fermi, gli arresti, le denunzie, la mano pesante dell’intimidazione
delle autorità preposte all’ordine pubblico.
La
Camera del Lavoro, decisa e determinata, è animata da un forte spirito
unitario, contestando ed isolando estremisti e settarismi di ogni genere. Lotte
e scontri sociali che meritano un capitolo a parte, più completo ed
approfondito, anche per ricordare la passione, lo spirito di sacrificio di
tanti combattenti e rendere omaggio alla memoria di molti di loro che non sono
più con noi. E non di questo, che richiederebbe molto spazio e tempo, intendo,
per il momento, scrivere.
Intendo,
invece soffermarmi succintamente su altri aspetti dell’attività sindacale
dell’organizzazione platiese. La componente culturale, formativa, ricreativa,
spesso in ombra e che, invece, va osservata e valutata specie in un momento di
crisi morale, ed a volte d’imbarbarimento e degrado, come quello che si sta
attraversando. Crisi che viene presa a pretesto con intenti strumentali e di
demonizzazione e criminalizzazione generalizzante. E la faccia dell’altra medaglia
degli amari fatti delittuosi della nostra Platì, questa componente che vogliamo
sondare. Anche per lanciare messaggi nel presente per la fuoruscita dal tunnel
delle devianze e per offrire elementi di riflessione.
Non è
stata la Camera del Lavoro, come la CISL e le ACLI, solo strumento di lotta
contro la disoccupazione, le ingiustizie ed i privilegi, ma anche strumento cli
educazione civile, di formazione culturale, scuola di democrazia, di
socializzazione.
E’ significativo
che nella sede della Camera del Lavoro, vengono organizzati, senza alcun finanziamento
pubblico, corsi di scuola elementare o meglio di alfabetizzazione, con l’ausilio di un
gruppo consistente di studenti. I quali assolvono, all’uopo, una funzione di
insegnanti. E molti pastori, contadini, operai seguono questi corsi di
apprendimento. Anziché frequentare le botteghe di vino, il ritrovo della povera
gente.
E la
sede sindacale diventa anche sede di lettura e di commento dei giornali. E cosi
i lavoratori si tengono informati delle cose del mondo e dell’Italia. Informazione
che stimola la partecipazione, il dibattito sugli avvenimenti politici e
sociali, rompendo cost una concezione e visione di chiusura localistica.