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mercoledì 2 febbraio 2022

L'albero della vita [di Darren Aronofsky - 1952]

DALLE RIVOLTE POPOLARI PER IL PANE
ALLE LOTTE PER IL LAVORO
IL RUOLO CULTURALE E FORMATIVO
DELLA CAMERA DEL LAVORO DI PLATI’


Trascorro a Platì gli anni '40 e '50. Sono gli anni della mia fanciullezza.
Platì, come altre realtà, vive, in quel periodo, una situazione di grave turbamento, di forte sofferenza e malessere.
La guerra mondiale, nel suo terrificante passaggio, lascia dietro di sé una scia di macerie, ma soprattutto di lutti e dolori.
La nostra cittadina conosce perfino i bombardamenti, pur essendo un centro periferico rispetto ad altre zone di valore strategico-militare. Gli americani, infatti, per facilitare l’avanzata delle truppe alleate sbarcate nel Sud, intraprendono, con i loro bombardieri, un’azione di distruzione della SS. 112.
Strada che i tedeschi utilizzano per la loro ritirata. E qualche volta gli aerei USA, confondendo la SS. 112 con il letto, in certi periodi asciutto e bianco, della fiumara che cinge |’abitato, sganciano potenti e micidiali bombe, che provocano danni e vittime nei pressi dell’abitato.
Ma pure sull’Aspromonte, nella parte della montagna di Platì, a Zilastro, nella fase conclusiva del conflitto, proprio l’8 settembre del '43’, si registra uno scontro armato tra i paracadutisti italiani e gli alleati, come è ricordato dalla lapide di cui viene, in questo volumetto, pubblicata la foto. Sono gli ultimi bagliori dello scontro armato tra l’esercito italiano e gli alleati angloamericani. Anche Platì, quindi, ha avuto, nella guerra, i suoi momenti di prima linea.
Finita la guerra, Platì presenta un aspetto di grande sconvolgimento e turbamento. La gente è provata da tanti dolori e lutti per i molti caduti in guerra, dalle sofferenze dei mutilati ed invalidi. Non si contano le donne vestite in nero per il lutto del padre, del fratello, del figlio caduto sui campi di battaglia.
Altre donne, prive di sorriso, attendono, con molta trepidazione, il ritorno dei loro familiari, reduci e prigionieri. Alcuni di questi non faranno mai ritorno. Andranno ad infittire le schiere del Milite Ignoto, nella lontana Russia e nei deserti dell’Africa.
Assieme alle ferite della guerra, nel periodo in esame, c’è da annoverare una crisi economica di grandi proporzioni. Manca perfino il pane, la pasta ed anche il sale e lo zucchero. E fame.
Sul piano commerciale, a causa delle difficolta delle vie di comunicazione, ma anche della carenza di generi alimentari in tutto il territorio nazionale, si torna al baratto, allo scambio dei prodotti con paesi vicini raggiungibili attraverso le strade di campagna, le mulattiere, percorsi impervi. Impera, nello scambio, il mercato nero, o meglio il contrabbando. (Quasi sempre il baratto). I rapporti commerciali sono sviluppati con i cristinoti, bagnaroti, bovalinoti, oppidisi... Viene importato dalla piana molto vino, che, con l’aggiunta, quando c’è, di zucchero si rileva un alimento molto importante, assieme alle arance prodotte in loco o importate dalle marine, per garantire le vitamine necessarie. Vino che viene tracannato anche dai bambini, che spesso camminano brilli e barcollanti per le vie del paese. Il pane, nella carenza della produzione di grano per via delle terre non coltivate, essendo state private del lavoro dei giovani contadini e braccianti impegnati al fronte, viene spesso sostituito dalle "pizzate di paniculu” (granturco).
In questa situazione di grande disagio e malessere, ripetuti sono i tumulti e le rivolte popolari. Soprattutto per il pane contro coloro (commercianti, consorzio, i potenti detentori del piccolo potere locale...) che, a torto o a ragione, la gente sospetta di operazioni di speculazione, attraverso l’imboscamento dei prodotti alimentari, che, invece, devono essere distribuiti con le famose tessere annonarie. Ma, per fortuna, non si va al di là delle manifestazioni di piazza. Anche se qualche raro e strano personaggio, alla ricerca di capri espiatori, soffia sul fuoco.
E fatti gravi non si verificano. Neanche nella fase di transizione dal fascismo al sistema democratico.
D’altronde il crollo del fascismo a Platì si risolve con l'assalto notturno alla casa del fascio e l’invasione, più che altro simbolica, dell’abitazione di qualche gerarca, concludendo il tutto con qualche falò per bruciare bandiere, stendardi, materiale propagandistico del regime.
In questo contesto inizia la fase politica della transizione al sistema democratico. I partiti si organizzano. Ma soprattutto si organizzano le associazioni sindacali ed i patronati di assistenza.
Per prima la Camera del Lavoro e poi, successivamente, le Acli, la CISL...
Ma nel '51, ad un quinquennio dalla fine della guerra, quasi a completamento della sua opera di devastazione, si abbatte su Platì una terribile alluvione. Semina morti e danni eccezionali al gracile sistema economico, ancora provato dalle conseguenze belliche.
Molte case vengono travolte dalla furia delle fiumare in piena. I deboli argini cedono e le fiumare inondano di acqua, fango e detriti il centro abitato. Ma, oltre e più dei torrenti, sono le frane che colpiscono pù duramente e devastano le povere aziende agricole dei contadini e dei pastori. Diciotto pastori e contadini, alcuni bambini, sorpresi nel sonno, vengono trovati esanimi sotto le macerie delle loro ”casette” o capanni in campagna.
Ma l’alluvione, come la guerra, non fiacca la forza di resistenza e la voglia di vivere della gente che reagisce trovando momenti di unità, di aggregazione, di solidarietà. Questa nuova calamita mette a dura prova la gente, ma, nel contempo ne stimola la battaglia contro gli elementi avversi della natura e contro lo stato di abbandono e di isolamento, in cui è cacciata da una politica non benevola dei governi nazionali. Si riaccende la lotta per lo sviluppo, la rinascita, la ricostruzione.
In questo panorama una funzione di grande valore viene esercitato dalla Camera del Lavoro, che diventa strumento di combattimento e di unita.
Più ordinate ed organizzate delle rivolte popolari diventano le manifestazioni di lotta. Vengono proclamati e promossi scioperi, cortei e manifestazioni di piazza. Ma soprattutto sono frequenti gli scioperi a rovescio, per dare lavoro e per dotare l’ambiente delle opere pubbliche necessarie. Nonostante la repressione, i fermi, gli arresti, le denunzie, la mano pesante dell’intimidazione delle autorità preposte all’ordine pubblico.
La Camera del Lavoro, decisa e determinata, è animata da un forte spirito unitario, contestando ed isolando estremisti e settarismi di ogni genere. Lotte e scontri sociali che meritano un capitolo a parte, più completo ed approfondito, anche per ricordare la passione, lo spirito di sacrificio di tanti combattenti e rendere omaggio alla memoria di molti di loro che non sono più con noi. E non di questo, che richiederebbe molto spazio e tempo, intendo, per il momento, scrivere.
Intendo, invece soffermarmi succintamente su altri aspetti dell’attività sindacale dell’organizzazione platiese. La componente culturale, formativa, ricreativa, spesso in ombra e che, invece, va osservata e valutata specie in un momento di crisi morale, ed a volte d’imbarbarimento e degrado, come quello che si sta attraversando. Crisi che viene presa a pretesto con intenti strumentali e di demonizzazione e criminalizzazione generalizzante. E la faccia dell’altra medaglia degli amari fatti delittuosi della nostra Platì, questa componente che vogliamo sondare. Anche per lanciare messaggi nel presente per la fuoruscita dal tunnel delle devianze e per offrire elementi di riflessione.
Non è stata la Camera del Lavoro, come la CISL e le ACLI, solo strumento di lotta contro la disoccupazione, le ingiustizie ed i privilegi, ma anche strumento cli educazione civile, di formazione culturale, scuola di democrazia, di socializzazione.
E’ significativo che nella sede della Camera del Lavoro, vengono organizzati, senza alcun finanziamento pubblico, corsi di scuola elementare o meglio di alfabetizzazione, con l’ausilio di un gruppo consistente di studenti. I quali assolvono, all’uopo, una funzione di insegnanti. E molti pastori, contadini, operai seguono questi corsi di apprendimento. Anziché frequentare le botteghe di vino, il ritrovo della povera gente.
E la sede sindacale diventa anche sede di lettura e di commento dei giornali. E cosi i lavoratori si tengono informati delle cose del mondo e dell’Italia. Informazione che stimola la partecipazione, il dibattito sugli avvenimenti politici e sociali, rompendo cost una concezione e visione di chiusura localistica.

Il televisore della gente
In quegli anni arriva in Italia la televisione. Ed a Platì, nella stragrande maggioranza, non si è in condizione di dotarsi di questo formidabile strumento d’informazi0ne. Provvede a questa esigenza la Camera del Lavoro, promuovendo una sottoscrizione popolare attraverso la quale si provvede all’acquisto del televisore. E la Camera del Lavoro, diventa, cosi, ogni sera il luogo per ritrovarsi, a centinaia uomini, donne e bambini.
E’ bello, invece di vedere frequentare le bettole, trovare tanta gente per intrattenersi e sviluppare, ad altro livello, rapporti sociali nell’ambiente locale.
Diventa così la sede dei lavoratori luogo di recupero, di formazione civile e democratica diresistenza e riscatto rispetto ai pericoli della devianza.
 
L'albero di Natale dei lavoratori
Ma oltre che momento di formazione e di educazione civica, la Camera del Lavoro svolge anche un ruolo di svago e di festa, in certe occasioni, grazie alla solidarietà di tutta la comunità.
Come non ricordare la festa ed il famoso albero di Natale della Camera del Lavoro? A Platì, come per il televisore, salvo qualche eccezione, non ci si può consentire il lusso di addobbare, per la festa, l’albero di Natale. Molti non sono nella possibilità di provvedere all’acquisto di giocattoli o panettoni da appendere all’albero. Ad un gruppo di lavoratori viene |’idea di fare come per la televisione.
E subito viene piazzato, in bella vista, sulla piazzetta antistante la sede sindacale, un albero gigantesco portato dall’Aspromonte. Un albero splendidamente illuminato ed addobbato con ricchi e molteplici doni, frutto di generose donazioni dei commercianti, dei professionisti, dei benestanti.
Un albero che attira l’attenzione di tutti i passanti, specialmente dei bambini.
Ed è così che, a Natale, tra le grida festanti e sorrisi di gioia, specie dei bambini, in una piacevole confusione di applausi scroscianti, si procede al sorteggio ed all’attribuzione dei doni a quelli toccati dalla dea bendata.
Ho voluto soffermarmi su questa parte dell'attività della Camera del Lavoro, che ho tentato di tratteggiare senza tinte forti, ma con semplicità perché ritengo sia necessario per la nostra comunità riflettere anche su queste pagine nel momento in cui viene portato avanti questo tentativo nobile per arrestare processi degradanti e d’imbarbarimento che vedono la caduta dei valori e la crisi del sistema democratico.
Possono fornirci elementi importanti per dominare anomalie ed egoismi, per un ritorno in termini aggiornati e moderni, a valori, sentimenti, ideali di civiltà e di promozione del progresso civile, economico, sociale e, soprattutto culturale.
Francesco Catanzariti

Il testo è apparso sulla rivista di Mimmo Marando PLATI’ gennaio 1998
All'Onorevole Ciccio Catanzariti, da poco ha compito 89 anni, è dedicato il Super Toscanini che segue:

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