PLATI’ - In contrada «ALATI» la
neve ha raggiunto gli 80 centimetri di neve
GAZZETTA
DEL SUD 12 gennaio 1956
"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
PLATI’ - In contrada «ALATI» la
neve ha raggiunto gli 80 centimetri di neve
GAZZETTA
DEL SUD 12 gennaio 1956
C’era
una volta Platì/C’era una volta in Platì! Dentro questi titoli rubati al Maestro
dei Maestri si può incorniciare la “Vita di Platì”. Quella che viene fuori
dalla trascrizione dei Catasti Onciari del 1746 e del successivo del 1754. In
quelle pagine Platì non è mai riconosciuto ancora come paese ma di volta in
volta come: Terra, Tenimento, Curia, Unità, Università e, molto più spesso,
Motta. Come già altrove divulgato per Mocta, Motta, si intende un rialzo di
terreno. I due Catasti non sono molto dissimili nella loro forma, sono
differenti nel contenuto finale. Per ora e per non annoiare riportiamo la “Vita di Platì” del 1754 e con
gli occhi e la penna di Don Tolentino Oliva parroco, cui fu devoluto l’incarico
di registrare lo Stato delle Anime.
Erano 220 Fuochi. Per Fuoco o focatico si intendevano le singole unità
familiari comprendenti le persone soggette al pagamento delle imposte. I 220
fuochi erano comprensivi di 901 Anime: 462 donne, 439 maschi, 5 adolescenti
erano chierici, 7 i sacerdoti. Tra le donne vi erano 34 vedove e due in capillis. Con “virgines in capillis” si definivano le giovani nubili
che “per segno di illibatezza dovevano portare i capelli raccolti e non
scioglierli che il giorno delle nozze”. Altri Tempi! La vita media in Platì si
aggirava intorno ai 50 anni di età: Nicola Barbaro 90 e Filippo Cusenza 95
erano i più longevi. I ceppi più numerosi erano Agresta, Barbaro, Carbone, Cusenza,
Catanzariti, Italiano/Taliano, Perri/e, Portulisi, Sergi, Trimboli, Virgara, il
cognome più insolito è Zinnamusca. L’oligarchia che dominava era quella degli
Oliva ma c’erano anche Zappia al timone di comando. “Magnifico” era l’appellativo
che precedeva quegli Oliva e Zappia. “Magnifico” era Marzio Perre/i ed anche Francesco
Musitano il Cancelliere che siglava gli atti. Tra le donne i nomi più diffusi erano quelli di Domenica ed Elisabetta/Lisabetta, tra gli uomini Antonio, Domenico,
Francesco e Giuseppe. Lo Stato delle Anime del 1754 era comprensivo dei soli
nativi, mentre in quello del 1746 erano stati inclusi anche i forastieri. Quella
che ne esce è una ripresa grandangolare, il campo verrà ristretto solo zoomando
le “rileve” fatte dai singoli cittadini e non ci sarà distinzione tra nativi e
forastieri.
Nella foto d'apertura il dottor Giuseppino Mittiga
Studiare non è un atto di consumare idee, ma di crearle e ricrearle. Paulo Freire (1921 – 1997)
… questi giovani hanno avuto occasione di pensare, di confrontarsi. Soli e insieme. Danilo Dolci (1924 – 1997)
Facendo ricerche su Danilo Dolci Mr. Google mi ha condotto verso questo video intitolato Mare Lento di Michele D’Ignazio. Il titolo è spiegato verso la fine del lavoro con una didascalia su sfondo nero: “Nel linguaggio dei nativi americani, la parola “insegnante” non esiste. È la vita che insegna: sono le circostanze, come il susseguirsi delle onde, in un unico grande mare”. Anche la citazione di Danilo Dolci è contenuta nel video in questione. Quella di Paulo Freire invece proviene da un lavoro più sostanzioso già apparso su queste pagine: La Educacion Prohibida*. Paulo Freire è stato un educatore brasiliano che molto ha in comune con il nostro Danilo Dolci. Mare Lento, del 2009, ritrae la vita e il percorso educativo di una classe del Liceo Classico “Vincenzo Gerace” di Cittanova. I ragazzi ad un anno dalla maturità erano guidati dal professor Fabio Cuzzola(1). Proprio nel lavoro del professor Cuzzola e nelle impressioni dei suoi allievi è la parte più interessante del video: “Ho scelto l’insegnamento come possibilità lavorativa per restare al sud, in Calabria, poi via via una scelta lavorativa è diventata una passione, la migliore delle esperienze attraverso la quale si può coniugare la possibilità di restare in questa terra e di poterla cambiare anche restandovi”. Da parte loro gli allievi vanno esprimendo le loro impressioni sulla scuola e sui loro docenti: “… non è questione se sono bravi o se sono capaci … sono attaccati ai punteggi, ai concorsi, alle graduatorie … alla 104”. Essi hanno anche un futuro incerto che li aspetta ed alcuni di loro già pensano di affrontarlo con l’emigrare al Nord. Nel frattempo grazie alla professionalità del professor Cuzzola, che non disdegna il teatro o le conferenze, i ragazzi sono indotti a pensare con la loro testa: Danilo Dolci usava la maieutica con i braccianti e i “banditi” di Partinico. Noi di Platì abbiamo avuto Pasqualino Perri come educatore e l’abbiamo sprecato come sprechiamo tante risorse che dal paese derivano. I docenti della locride pensano anch’essi alla 104?
E i domani verranno anche se oggi non par vero. Danilo Dolci
(1) Fabio
Cuzzola, classe 1970, è anche autore di Cinque
anarchici del Sud. Una storia negata (Città del Sole Edizioni, 2001) e REGGIO
1970: Storie e memorie della rivolta (Donzelli, 2007).
* https://iloveplati.blogspot.com/2020/12/la-educacion-prohibida-di-german-doin.html