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domenica 18 ottobre 2015

Cuor di poeta, ancora lo stesso


I boss di Platì hanno dovuto abbandonare i lussuosi bunker sotterranei del passato, con vasca dell'acido Jacuzzi e vista sulla tromba dell'ascensore, e ormai risiedono con le loro famiglie, in condizioni deplorevoli, nelle buche preparate per i rapiti.
Michele Serra

Si crede arguto e spiritoso, il Signor Poeta. Ho provato a leggere queste poche righe alle galline della foto, all'istante esse hanno cominciato a beccarmi le dita dei piedi; irritate e deluse per rappresaglia hanno sporcato le uova di ...  abituate per come sono  alla prosa di  Mark Twain. Lo ripeto, il peggio lo fecero il Grande Inquisitore  e i suoi sceriffi.

giovedì 15 ottobre 2015

Cuor di poeta (reg. Eduardo Bencivenga 1913)

Un povero vecchietto di Platì
fedele nelle urne alla diccì
si vide dimezzare la pensione
e pianse per la gran disperazione.
Tra qualche mese rivoterà diccì
quel vecchio idiota nel seggio di Platì

Michele Serra

Chi vuol sapere chi sia l'Autore di questo capolavoro della Letteratura Italiana, Natalino Sapegno ebbe la sfortuna di non vivere assai per poterlo conoscere, non ha che farsi un giro nella Rete. Io dirò solo che esso è un nomade dei partiti dell'arco costituzionale. Aggiungo pure, cosa che il Poetà ignora, che quel povero vecchio prima e dopo la diccì voto pure ppiccì, il partito della sua gioventù, del Poeta intendo, e di Natalino Sapegno. Peggio poté fare solo il Grande Inquisitore .

mercoledì 14 ottobre 2015

Mater dolorosa (reg. Mario Caserini - 1913)






I lieti eventi
Tardi, aspettati, giungono e non sempre …
Presta soltanto è la sventura:
Intraveduta appena, ella ci è sopra.
Signori.
La Nobile Donna Caterina Mezzatesta,  ieri esuberante di vita, oggi freddo cadavere ci insegna come un tiranno minaccioso passa in mezzo a noi, trascinando dietro di sé, a brandelli, i cuori lacerati. Passa, seguito da un coro lamentoso di gemiti e di singhiozzi, di lacrime e di sangue …
Una bambina, che dal selvaggio dolore si sente stringere il petto, che piange amaramente su una bara, simboleggia la desolazione dinanzi a cui lo spirito cristiano devotamente medita. E non ha bisogno questo muto e sanguinoso dolore, non ha bisogno di parole per manifestarsi … il vero dolore non parla … va fremendo nel cor, finché lo spezza.
Ed è per questo che non vi domando parole, non vi domando lacrime … Raccogliamoci e pensiamo piuttosto sui destini ultimi degli uomini.
XXX
Conoscevo appena il timbro della sua voce … ma conoscevo ma conoscevo abbastanza il ritmo della sua bell’anima. Conoscevo in altri termini, che era buona, di quella bontà che viene dall’Evangelo e a me lo dissero i poveri.  Non è questa, credetemi, un’asserzione che scende dai regni della metafisica o della rettorica , è una verità vera e quella vecchietta che mi rifiutava dei soldi unicamente, perché, come diceva lei, aveva la sua Donna Caterinuzza, se fosse qui sarebbe una prova parlante … Compresi allora,sin dal mio primo apparire in questa cura, come qualmente la nobildonna Caterina Mezzatesta lavorasse davvero pel cielo. Ma oggi comprendo meglio che Ella non doveva morire … che Ella non è morta anzi … vive, per lunga pezza ancora, nella riconoscenza dei poveri Lo credo.
XXX
Vive! Oh non possiamo dire che sia tutta ,morta! Per carità, non la dite questa acerba parola a quattro angioletti di bimbi, che si stringono come un gruppo di naufraghi intorno al padre, indebolito dallo schianto. Non dite che tutto è un sogno e che essi non si desteranno domani. Voi li uccidete certamente. Lasciiateli vivere di fede, di speranza di amore … Oh come è bello “ sui casti silenzi della tomba sospirare, sognare ed amare! “
XXX
“ Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me anche se morto vive … credis hoc? “ Così diceva il Biondo Nazzareno a quell’anima desolata della buona Marta. E le restituiva il fratello quatriduano. O come vorrei in questo giorno, come vorrei sollecitare il Miracolo di Betania a favore dei figlioletti teneri, del marito affranto, dei parenti desolati! Con la manifestazione più bella, più chiara, più ampia della mia fede, nella divinità del Maestro! Ma se ciò non  mi è dato, lasciatemi che ho bisogno di meditare … Il religioso silenzio piace ai morti. E’ allora che essi rispondono alle nostre domande, molciscono i nostri cuori, asciugano le nostre lacrime. E’ allora quella corrispondenza di amorosi sensi tra gli estinti e i vivi, di cui parlava il Poeta.
XXX
Io non scriverò mai la storia di un cuore. Ne hanno scritto abbastanza di queste storie. Dico semplicemente che innanzi ad una martire della Maternità, innanzi a due esistenze che si inabissano nell’atto di afferrare di afferrare la tavola di salvamento … è giocoforza tacere, raccogliersi e meditare.
Se non che, i cuori sanguinanti hanno bisogno delle bende di conforto, e queste bende pietose me li appresta la religione di cui sono indegnamente ministro e che è nata tra i sepolcri. Essa mi schiude “ i floridi sentieri della speranza, i campi eterni, il premio che i desiderii avanza “ mi fa vedere in luogo di delizie dove le anime buone che amammo ci attendono per vivere di una vita immortale, non funestata dal pianto. E’ colà che ci ha preceduto e vive Donna Caterina Mezzatesta.
XXX
Si, e lo dico con foce ferma e robusta, Ella non è morta! Passò dall’ombra nella perpetua luce, dalla terrav al cielo, come una melodia che si perde nell’orizzonte, lontana. E’ andata a ricevere il premio delle sue virtù e vigilare, ombra benefica ed invisibile, sopra la sua casa, oggi in desolazione. Intanto … Sunt lacrime rerum
Piangono le mura di questa casa come colpite dal fulmine, piangono in essa le cose tutte, divenute memorie sacre della sua esistenza stroncata e dal flutto delle cose emerge l’idea della sventura. Come un nero sudario incombe la monotonia del tempo che lento volge ed incalza alla preghiera.

Sac. Ernesto Gliozzi sen.

N. B. La citazione d'apertura lo zio la trasse dal Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni. Io vorrei invitarvi a leggere il testo per intero perché mi pare che sia una composizione tra le migliori uscite dalle penne paesane.

lunedì 12 ottobre 2015

domenica 11 ottobre 2015

La resa dei conti (reg. Sergio Sollima - 1966)


A 22 Marzo 1881 fatti tutti i conti con mio cugino D. Francesco Gliozzi, cioè delle donne che fanno la raccolta delle olive, non che del danaro che mi a somministrato fin oggi in tutto gli restai dare lire treccentotrentacinque e centesimi settantuno che darò con tanto olio ovvero con tanta moneta in tutto il mese di Aprile dico £ 385.71 
Antonio Violi il ricevo per memoria resta a mio favore l’avanzo della coltura da me fatta in £ 16 salvo errore Più devo dare lire ventisette e centesimi settantacinque per tanti lavori della donna della ….
Antonio Violi

giovedì 1 ottobre 2015

La migliore offerta (reg. Giuseppe Tornatore - 2012)







Distinti saluti aguro che vi trovo bene, io sto bene grazie a Dio.
accettati questa piccola offerta, per i bisogni della chiesa, e specialmente per i banchi, perché non si pò stare inginocchiati per il tempo necessario durante la celebrazione della S. Messa
Vi saluto del profondo del cuore avvoi e a quanto voleti bene e che Iddio voglia darvi una lunga vita col premio di Santità
ciao
non rispondete

grazie

mercoledì 30 settembre 2015

Il cervello da un miliardo di dollari (reg. Ken Russell - 1967)

Chiese il BUON SENSO
a un certo ... Podestà:
mi sai dire il perché
nel tuo cervello
di matura età
posto per me non v’è?

e trepido rispose il Podestà.
embé che t’aggio a fa’? ...


 Giacomo Tassoni Oliva

Questo è il primo di tre sonetti raccolti dall'autore sotto il titolo MUNICIPALIA che prendono di mira l'amministrazione comunale del tempo.

lunedì 28 settembre 2015

Zucca (reg. Yasujiro Ozu - 1928)





E come disse Rroccu u zzuiu (riferendosi allo zio Peppino): a simenza esti bbona!

domenica 27 settembre 2015

Ricorda il mio nome

-Portolesi Giuseppa(13.2.1936/55-20)di Pasq. lucìu e Callipari Marianna di Vincenzo.
-Violi Maria Giuseppa(18.2.1936/56-21)di Vinc. meccanico e Zappia Grazia.
-Tropeano Elisabetta(16.2.1936/56-22)di Gius.Ant. nasuni e Romeo Mar. di Fr.
-Taliano Elisabetta(16.2.1936/56-23)di Francesco caravanu e Marando Francesca di Giuseppe Antonio.
-Agresta Antonio(23.2.1936/57-24)di Giuseppe e Sergi Nicolina di Antonio perciasipali.
-Perre Pasquale(1.3.1936/59-30)di Francesco santallino e Papalia Francesca di Domenico.
-Portolesi Rosario(1.3.1936/59-31)di Francesco strascinatu e Cusenza Maria di Saverio.
.-Lentini Elisabetta(8.3.1936/59-32)di Nicola lissandru e Crea Maria Carmela di Michele.
-Trimboli Giuseppe(19.3.1936/61-37)di Nicola vajaneja e Perre Mariantonia di Antonio ciucia.
-Calabria Antonio(22.3.1936/61-38)di Rocco tizzuni e Catanz.Dom.di Rosario
-Lentini Maria RTosa(22.3.1936/62-39)di Rosario strascinapedi e Pascale Teresa di Domenico.
-Perre Vincenzo(22.3.1936/62-40)di Domenico jhumentaru e Scarfò Mariantonia di Giorgio.
(jhu:come jhuri=fiore)
-Catanzariti ASntonio(29.3.1936/62-41)di Rosario 'mpastagria e Barbaro Maria di Nicola.
-Marando Domenico(5.1.1936/63-42)di Francesco burraschjja e Catanzariti Teresa di Francesco.
-Sergi Elisabetta(12.4.1936/63-44)di Dom. careja e Baarbaro Maria di Antonio
-Spagnolo Rocco(5.3.1936/64-45)di Francesco mattulinu e Zappia Elisabetta di Domenico cagnolaru.
-Catanzariti Rocco(18.5.1936/65-50)di Antonio carrau e Sergi Francesca di Giuseppe 'mbilli.
-Stalteri Elisabetta(21.5.1936/66-51)di Domenico venga e Sergi Caterina di Domenico tri.
-Carbone Antonia(10.1.1936/66-53)di N e Carbone Maria di Saverio lasceri.
-Barbaro Giuseppe(7.6.1936/67-55)di Giuseppe pìllari e Sergi Elisabetta di Domenico perciasipali.
-Catanzariti Maria(7.6.1936/67-56)di Mich.Arc.e Cutrì Dom.a di Dom.pizzicata
-Sergi Romano(7.6.1936/68-58)di Rosario lignuduru e Mittiga M.di Rocco Nic.
-Sergi Giuseppe(11.6.1936/69-60)di Francesco scoja e Cusenza Fr.a di Gius.
-Violi Caterina(14.6.1936/69-62)di Gius. francuni e Carbone Giuseppa di Dom
-Romeo Antonio(17.6.1936/70-64)di Paolo grugna e Perre Caterina di Gius.
-Carbone Pasquale(21.6.1936/71-68)di Fr. tridicinu e Catanz.Elisab.di Pasq.
-Virgara Antonio(20.6.1936/72-69)di Saverio zoccula e Campiti Fr.sca di Ant.


giovedì 24 settembre 2015

Terra in trance (reg. Glauber Rocha - 1967)


 


Nostrum est ascendere super speculum montis: ma è questo pure il monito desolato di tutta la storia di questa terra così provata.
Che cosa resta più delle famose città che i Greci fondarono su questi due mari e che ebbero una fioritura così vivida e intensa, oltre l’alone di poesia e di gloria che circonda i loro nomi? Faticosamente l’archeologo tra dense macchie e acquitrini disseppellisce fondamenta solitarie di templi, rocchi di colonie, frammenti di terrecotte ... ma non un’anima è tornata a dire il perché di tanta desolazione.
Roma che dovunque è passata ha lasciato tracce grandiose della sua potenza, qui dove, per affrontare i Bruzi e più ancora i Cartaginesi, ha fatto il deserto, è quasi del tutto muta e assente.
Bisanzio, che in queste sue estreme marche occidentali tante volte difese contro ondate di Arabi e di Longobardi, vide affluire dall’Oriente torme di monaci migranti e fiorire una santa tebaide, a null’altro ha legato il suo nome che a qualche umile chiesetta, a qualche lembo d’affresco.
Normanni, Angioini, Aragonesi, stranieri che hanno riempito questa terra, tra clangore d’armi di guerre devastatrici, ed una intensa e rapace vita amministrativa, di tante grandi costruzioni, di tanti imponenti castelli e che hanno scatenato passioni così feroci che ancora oggi leggendo le loro cronache non è possibile non parteggiare per gli uni o per gli altri, qual testimonianza della lor storia ci hanno tramandato in questo giustizierato se non la taciturna solennità delle dirute rocche feudali?
Tutto ciò che altrove forma la vivente tradizione d’una terra, il retaggio d’arte e di bellezza dei padri, la silenziosa educatrice della sensibilità nazionale, qui è stato distrutto se non dalla violenza degli uomini,dalla furia apocalittica degli elementi che con persistenti attacchi hanno di secolo in secolo raso al suolo quanto nelle epoche precedenti s’era salvato. Tutto ciò che non è stato affidato esclusivamente alla vita dello spirito, penetrando nel profondo delle esperienze umane, qui è naufragato nel silenzio e nell’oblio.
Qual meraviglia, se nella perpetua vedovanza del patrimonio che crea alle collettività la poesia dell’esistenza, se davanti a quest’eterno richiamo alla morte, gli spiriti siano andati in cerca delle città del sole per evadere dalla loro città terrena impastata di lacrime e di sangue e che da queste montagne sia sorto il canto più poetico, l’aspettazione più trepida della terza epoca della pace e dell’amore?

Umberto Zanotti Bianco, Aspromonte, 1927




Le foto (mie) ritraggono per chi non lo sa il Capo Zephyrium tra Bruzzano e Africo.