Argirocastro, 10 luglio 1942 xx
Mamma mia cara,
solo oggi ho ricevuto il tuo biglietto dell’11 giugno e non ti nascondo che le tue parole mi hanno fatto venire le lacrime. Mi dici che mi sono allontanato dall’Italia per venire in un altro regno senza venire a casa per abbracciarti. Tu credi che ciò sia dipeso dalla mia volontà? Tu non sai con quanto dispiacere sia partito senza averti potuto rivedere prima della partenza. Ma come facevo a venire se l’ordine d trasferimento è venuto dalla sera per la mattina? Però tu esageri dicendo che ti pare di non vedermi più. Perché dici questo? Sono in guerra forse? E se anche lo fossi, perché non dovrei ritornare? D’altronde non credere che io sia tanto lontano da casa. Pensa che se non ci fosse il mare per lo meno, sarei più vicino di prima. L’unico inconveniente è appunto il mare e per questo non si può venire in licenza tanto spesso. Ti giuro che qui sto meglio di come stavo in Italia. Al campo, in Italia, dormivo sotto la tenda e qui invece ho un magnifico lettino con materasso, lenzuola pulitissime, cuscini e coperte. Il rancio è ottimo sotto tutti i punti di vista ed i superiori mi vogliono tanto bene quanto mi volevano quelli di prima. C’è specialmente un tenente albanese che è addirittura entusiasta di me. Vedi dunque che io non soffro affatto qui? Poi, ogni domenica, vado a messa in una cappella dove c’è un sacerdote siciliano e le monache, mi dicono, calabresi. La messa si celebra in rito greco che è la stessa come la nostra. Anche per questo non ti preoccupare dunque perché cercherò sempre di non fare peccati e di adempiere ai miei doveri di buon cristiano.
Anch’io ho tanto desiderio di riabbracciarti, ma adesso bisogna avere un po’ di coscienza, perché qui ci sono dei soldati che non vanno a casa da più di due anni. E’ logico quindi che essi vadano a casa prima di noi che siamo qui da appena un mese. Non che io debba aspettare due anni per venire, intendiamoci. Ho già fatto il conto ed il mio turno pare che mi tocchi nei primi mesi del prossimo anno. Non so ancora se ci saranno le licenze agricole per noi altri, nel qual caso, forse , potrei venire verso settembre-ottobre. Si potrebbe venire anche mediante un telegramma dei carabinieri ma questo, papà mi disse che non è possibile ottenerlo. Nemmeno lo zio Giuseppino potrebbe far niente? Ad ogni modo non ci vuole poi tanto tempo per il mio turno di licenza e non ci vuole altro che un po’ di pazienza.
Ora che ti ho detto come sto, è inutile che ti preoccupi per me. Anzi voglio che tu mi scriva una lettera per dirmi che ti sei tranquillizzata.
Perché papà non mi scrive più? E perché Rosina mi scrive tanto poco? Ernesto e lo zio mi hanno scritto oggi due lunghe e belle lettere che mi hanno fatto tanto ridere. Ho saputo che a Iola sono rimaste solo due materie brava! Speriamo che a ottobre sarà promossa.
Chiudo ora nella speranza che la presente vi raggiunga tutti in perfetta salute come me.
Abbraccio tutti quanti con tanto affetto e a te, mamma, ti mando tanti bacioni e tanti abbracci, chiedendoti, assieme a papà, la S. B.
Il tuo Peppe
Io sottoscritto medico-chirurgo certifico che Mittiga Elisabetta fu Rocco, madre del militare Gliozzi Giuseppe di Luigi versa in imminente pericolo di vita essendo affetta da broncopolmonite con iposistolia
Si rilascia per uso militare
Platì 5 - 5 - 1942 - XX