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venerdì 4 maggio 2012

Chiamami Aquila (Michael Apted - 1981)



Al Reverendissimo Sacerdote Ernesto Gliozzi

Di monte in monte la tua sacra lira
De l’aquila il gran volo sospirando
Di là de l’Orsa col suo volo a spira
A l’infinito giunge, a Dio cantando

Di gloria gl’inni a cui salire aspira
L’alma tua eletta degna d’Ildebrando
Pel tuo rigor nel tempio, cui ammira
Popolo e Dio, sempre Te lodando.


Tra quei monti torreggia il tuo Parnaso,
su cui dai vanni d’oro la tua musa
gl’increduli in credenti ha persuaso.

Così di diva luce circonfusa
L’etica poesia senza occaso,
onde Te rinomanza non ricusa.

                                                                     Vicenzo Papalia

Un giorno dovrò pur scrivere sul dottor Vincenzo Papalia, autore di poesie e dell'unico romanzo autobiografico uscito da Platì, amico dello zie Ernesto sen., nonché medico della famiglia Gliozzi tra la fine dell'800 e i primi del 900.

giovedì 3 maggio 2012

Primo maggio rosso (reg. Chris Marker - 1967)



She wore a red ribbon

Il 1° maggio passoi* come tanti altri primo maggio.
Anni addietro si partiva per manifestare accanto alla classe operaia, ora che anche questa passoi si parte per invadere montagne, campagne e qualche marina.
Negli anni della mia infanzia a Platì si usava celebrare questa festa.
Platì nella vita quotidiana era due paesi, ancora adesso è così: quello della Chiesa di Maria SS. Di Loreto e quello del Municipio, due entità distinte che non collaborano, se non per gli atti di matrimonio.
In quella mia lucente infanzia il municipio era condotto dal Partito Comunista che aveva per simbolo una spiga: “ spica, spica ta iettammu a ressccia “. Non ho mai capito a cosa si riferisse , ma era un detto che circolava per le strade del paese in bocca ai sostenitori della spiga. La Camera del Lavoro era un po’ la lunga mano dei reggenti il municipio.
Municipio e Camera del Lavoro per la ricorrenza del 1° maggio si sostituivano alla chiesa imitando quella che era la festa  della Madonna du ritu o di santu Rroccu.
La banda, i cui musici portavano attorno al collo un fazzoletto rosso – she wore a red gibbon per chiosare John Ford -, faceva il giro del paese  alternando nelle sue esecuzioni  Brunetta, la mia preferita di sempre, Bella ciao, Andiamo a mietere il grano, L’internazionale, Bandiera rossa. Secondo me Mira il tuo popolo era pure molto appropriata se eseguita bene in forma di marcia, per via della parola popolo compresa nel titolo, se non per il fatto che per quella ricorrenza vi era stato fatto coincidere un improbabile San Giuseppe lavoratore;  di certo il motivo sarebbe apparsa blasfemo a quelli della spiga.
Compariva anche qualche bancarella di giocattoli o calia.
A sera dopo una sommaria processione,  in testa i rappresentanti la giunta comunale e la Camera del Lavoro, per la via XXIV maggio, con la banda che strombazzava Bandiera rossa ci si recava alla “cresiola” dove sorgeva un palco che ricordo con molto incanto: non era quello tutto colonnine, merletti, luci ed un luccicante lampadario al centro,  su cui si esibiva la banda in uniforme di gala, la sera del sabato o della domenica nella ricorrenza della Madonna o di San Rocco e da cui provenivano le note di famose sinfonie o arie d’opera, era molto più modesto ma abbellito con gusto popolare.
L’impalcatura, di forma rettangolare,  era di neri tubi innocenti , il piano di tavoloni lunghi quattro metri, provenienti da qualche cantiere portavano tracce ben visibili di cemento e calce. Un semplice addobbo lo rivestiva: alti rami fioriti di oleandro  recisi lungo “u drittu filu”. Il rettangolo era illuminato da normalissime  lampadine appese alla piattina che portava la corrente per accenderle.
Li sopra  all’imbrunire si esibivano i portavoce della Camera del Lavoro e del Partito che venivano dai comitati provinciali reggini. Come in tutti i tempi, solo promesse e buone intenzioni.
In fine per allietare il popolo  se non era la banda che saliva per intonate canzoni popolari e tarantelle ci pensava qualche urlatore/urlatrice, anch’essi reggini,  con altre promesse e buone intenzioni di tutt’altro genere e contenuto.
Anni prima, nel buio dei miei primi anni, subito dopo i comizi c’era la proiezione cinematografica in piazza mercato. Le immagini, di sicuro film sovietici in rigoroso bianco e nero, come il ricordo,  uscivano, incantandomi , da un furgoncino adibito per questo scopo su cui era montato il proiettore. Le immagini andavano a riflettersi sul bianco telone montato sopra la piccola bassa costruzione  che recava la scritta mercato.  La piazza mercato era gremita unicamente di uomini, i più fortunati erano appoggiati alle inferriate dei balconi che circondavano la piazza e da cui si affacciava  qualche rara donna.
Anche quel cinema passoi , e quell’ indimenticabile piccolo mercato.

 * passoi è termine in uso nella provincia tirrenica messinese per indicare materia e tempo ormai svaniti irrimediabilmente.


mercoledì 2 maggio 2012

lunedì 30 aprile 2012

Il buon soldato (reg. Franco Brusati - 1982)



Locri 20 maggio (1941). Carissimo Peppe
Ti scrivo queste poche righe, ma questa volta ti faccio un rimprovero. Prima tu ti lagnavi di ricevere da noi poca posta, ora questo debbo dirlo a te, ti sei dimenticato di scrivere spesso, anzi scrivi rare volte, cosa che non devi fare, perché noi siamo tutti in casa e tu pure non ricevendo così spesso notizie, non hai di che impressionarti. Invece noi ti abbiamo da lontano ed in luoghi disagiati, ed il nostro  pensiero e continuamente per te, ci conforta soltanto con la notizia spesso; anzi la vorremmo tutti i giorni, invece tu non pensi, la preoccupazione che abbiamo per te. Ti prego quindi di scrivere più spesso. E poi perché nella tua ultima non parli di licenza? Noi ti aspettiamo, e bada di non partire per dove sarai destinato senza venire a casa. Come stai? Noi stiamo tutti bene anche a casa, Ieri è venuta Cata con la macchina di Pepp’Antonio, ed è ritornata ieri stesso a Platì  Iola ha pure passato pochi giorni a casa ed è ritornata pure ieri con Cata. C’è qua pure Amalia. Ci ha fatto pure una visita lo zio Giuseppino, Giovedì stesso, si trovava di passaggio per Siderno. Ti ricordo ancora una volta di farti il S. precetto Pasquale, hai tempo fino all’otto giugno e la mamma non è tranquilla finché non l’assicurerai non che lo farai: ma che l’avrai fatto. Carissimo Peppe se il demonio ti tenta di trascurare i tuoi doveri da Cristiano dal primo anno che manchi di casa, poi un’altranno farai meno conto, non lasciati vincere. Tanti abbracci. La mamma ti manda la S. Benedizione.
Tua aff.ma Fina


venerdì 27 aprile 2012

Harvest



Come ho ricordato prima ho prestato mano d’opera con Taormina Arte, e in quella sede con i circoli messinesi si organizzarono retrospettive su Roger Corman, Brian De Palma, Peter Weir e il cinema australiano.
Già negli anni del mio apprendistato al Cineforum Don Orione per mezzo di Ubaldo avevo timidamente collaborato alla “Settimana del Filmnuovo” una sezione della Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina affidata al professor Sandro Anastasi, critico cinematografico della Gazzetta del Sud, creata negli anni della contestazione per tacitare i turbolenti giovani – un pallido scopiazzamento tutto buddace di quanto era accaduto a Cannes e a Venezia dove a scendere nella strada era gente come Godard, Truffaut, Malle, Pasolini, Bertolucci provocando turbolenze davanti al Palais e al Lido – che si opponevano a quanto gestiva dispoticamente Gian Luigi Rondi.
Le proiezioni della “Settimana”, si svolgevano nella varie sale messinesi affittate di anno in anno; il Trinacria e il suo Giardino, l’Odeon, il Garden e il Giardino Corallo. Più avanti dopo l’abbandono da parte mia del Cineforum continuai, chiedendo, assieme a Franco Cingari, al gentilissimo professor Anastasi di poter dare una mano, soprattutto per la retribuzione che ci veniva accordata, poca cosa di fronte a quanto percepivano impiegati e dirigenti dell’E.P.T di allora. Questa partecipazione mi diede comunque l’occasione, talvolta, di mettere piede a Taormina, con la macchina e l’autista, Silvio, della Rassegna, e recarmi al San Domenico dove c’era la vera e propria organizzazione e intravedere nell’andirivieni di quelle stanze qualche personaggio famoso.
Nel frattempo giunse il 1984, non quello di Orwell ma quello di Leone con l’arrivo nelle sale di C’era una volta in America, per dirla con Walker Percy  “sono un uomo giovane, ventinovenne, ma sono pieno di sogni, quanti  potrebbe averne un vecchio”,  il mio ideale di bellezza ha finalmente un volto e un corpo e per giunta il suo cognome è come quello di  nonna Mariuzza.



giovedì 26 aprile 2012

L'avventura (reg. Michelangelo Antonioni - 1959)





dalle Aci a Noto - le foto sono di Salvatore Carannante

venerdì 20 aprile 2012

Fratelli lontani (reg. Pino Mercanti - 1954)



Platì  21.  1.  63.
Mio caro Fratello

Faccio presto a rispondere la tua cara lettera, che Dio sa quanto sollievo a portato all’animo di tutti noi, nell’apprendere prima di tutto che stai bene. E poi che ti sei messo a lavoro in un calzaturificio. Caro Fratello tu sei privo della parola per tua infelicità, e per nostra eterna tristezza. Mi dici che la padrona di casa ti vuol bene noi tutti di cuore la ringraziamo. Tu sei cosa di essere voluto bene, ma il destino bisogna lasciarlo fare. Vuol dire che Dio è grande e se pensa agli uccellini per non fargli mancare il cibo, per te che sei privo di una delle cose più belle della vita non  può a non dare anche a te la sua misericordia.
Quando rispondi mi dici nella fabbrica che lavoro fai.
L’altro ieri scrisse Rosi i Masi e io gli rispose, ora aspetto la sua risposta.
A Peppino e Franco Pangallo me lo ringrazi delle gentilezze che ti fanno, me li saluti.
Io come ti dicevo quando eri qui, quando posso vengo a farti una visita così vedo con i miei occhi come la passi.
Smetto con l’augurio che questa ti trova in ottima salute lo stesso ti dico di noi tutti. Saluto Rosi Morabito e famiglia. Saluto Pangallo e famiglia. Ti salutano i miei bambini specie Gino e Gianni che sono col tuo nome sempre sulla bocca.
Caramente ti salutano e ti abbracciano i nostri genitori e ti mandano la S. Benedizione da me e da mia moglie con grande affetto ti salutiamo
Tuo aff.mo Fratello Ciccillo

Caro Totò
Mi consolo che state bene e che avete preso lavoro Come risponde mi dice che lavoro fate
Ti raccomando mio Fratello, quando siete in giro per le macchine
Ti saluto caramente  Ciccillo

giovedì 19 aprile 2012

Scritti Politti - Perfect world


Mimma ( perché nata di domenica) l'ultima arrivata a Ciurrame


mercoledì 18 aprile 2012

Ti presendo i miei - part 2

Gliozzi
dal principio del
IXX secolo

Tutti i discendenti di Carlo

GIUSEPPE  che sposò Codispoti Filippa
 da cui nacquero
FILIPPO arciprete dapprima a San Nicola dei Canali frazione di Ardore e dopo a Natile di Careri
SERAFINA  sposò il 25 settembre 1869 di  Zappia Francesco di Francesco
ELISABETTA sposò il 24 giugno 1850 di Arcuri Giuseppe di Bovalino da cui nacque Maria Francesca e Filippo
DOMENICO che sposò ELISABETTA di Francesco   


                                                                                                                            
FRANCESCO  che sposò Mittiga Carolina
  da cui nacquero
GIUSEPPE morto alle casette
FERDINANDO  che sposò il 26 gennaio 1874 Pangallo Elisabetta da cui nacque Francesco Antonio, Pasquale e Giuseppe quest’ultimo sposò il 9 dicembre 1911 Mittiga  Teresa di Francesco e Riganò Rachele  da cui nacque tra gli altri Rachelina sposa di Marando Giuseppe Antonio “Ciciola”
MARIANTONIA che  sposò  Mittiga Nicola da cui nacquero l’arciprete Francesco  -  Giovanna   e  Angiolamaria che sposò il 9 aprile 1910 Mittiga Domenico
ELISABETTA che sposò Domenico di Giuseppe
 da questi ultimi nacquero
Giuseppe che sposò dapprima  Garreffa Francesca e successivamente Cordelli Annunziata da Piminoro e fu padre di Domenico e Filippo (deceduti in America), Francesco ed Elisabetta
Vincenzo senza prole
Michele che sposò Michela De Maio da cui nacque Elisabetta e Michelino
Luigi che sposò Lopez Assunta di Roma da cui nacquero Giulio e Cesare emigrati in America
Filippo padre di Francesco emigrato in America e Pasquale trasferitosi a Piminoro
Carlo disperso in America
Carmelo che sposò Zampogna Domenica, disperso anch’esso in America
Maria
e Francesco che sposò Rosa Fera padre di Serafina, Luigi ed Ernesto arciprete di Casignana

questo lavoro, come quello di ieri, è stato possibile farlo grazie ad alcuni appunti di nonno Luigi, lo zio Ernesto ne aveva approntato uno precedente a questo andato smarrito ed a lui è dedicato.

martedì 17 aprile 2012

Ti presento i miei (reg. Jay Roach - 2000)

Gliozzi
a Platì
dal principio del
IXX secolo:
VINCENZO che qui si dissolve
e
CARLO
Carlo
ebbe due figli
GIUSEPPE e FRANCESCO
GIUSEPPE   sposò Codispoti Filippa      
ed ebbero  i seguenti figli                                                                  
FILIPPO arciprete -SERAFINA-ELISABETTADOMENICO      
FRANCESCO  sposò Mittiga Carolina
ed ebbero  i seguenti figli                                                                                                                               
GIUSEPPE -  FERDINANDO – MARIA ANTONIA  -  ELISABETTA

            DOMENICO di Giuseppe sposò  il 15 agosto 1840 ELISABETTA di Francesco
            da cui nacquero nove figli
            GIUSEPPE   VINCENZO   MICHELE   LUIGI   FILIPPO   CARLO   CARMELO  MARIA   e   FRANCESCO

            FRANCESCO sposò il 07 marzo 1872 ROSA FERA di Giuseppe e Zappia Maria Amalia
            da cui nacquero
            SERAFINA 1877-1963
            LUIGI
ERNESTO arciprete01/01/1883 – 25/09/1948

            LUIGI sposò ELISABTTA MITTIGA di Rocco e Fera Caterina
            da cui nacquero
            FRANCESCO  ROSA   CATERINA  ERNESTO  SERAFINA  GIUSEPPE  IOLANDA  e AMALIA


Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola