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sabato 26 aprile 2025

La forma dell'acqua [Guillermo del Toro, 2017]

IN CALABRIA È TORNATA LA PIOGGIA
La tragica sorte di Platì
un paese destinato a sparire
E come Platì, spariranno sotto le frane Mammola, Caulonia, Grotteria, Africo e anche S. Caterina d’Aspromonte se non si iniziano lavori di grande portata. 

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

 REGGIO CALABRIA, 7

  Per farsi un’idea dei disastri che l’alluvione ha provocato in Calabria, bisogna andare a Platì.
  Non è facile raggiungere, Platì un piccolo presepio di seimila anime a trecento metri sul mare, e annidato in una gola di montagna, ma è interessante andarvi, prima perché, come vi dicevo, i danni dell’alluvione sono stati, in questa zona enormi, poi perché a Platì, come in tutti questi paesini di montagna, che vivono sempre nel tragico presentimento di una sciagura, si trova la Calabria, la più semplice e la più rude, quella che in fondo è la più vera e dove il tempo pare si sia fermato in una estatica contemplazione degli avvenimenti i quali si seguono per loro conto senza che queste popolazioni si affatichino a rincorrerli.
  Andiamo dunque a Platì. Il treno ci porta sino a Bianconovo. Da Bianconovo a Bovalino – 9 chilometri – la linea è interrotta per il crollo del ponte.
  Nei primi giorni si trovavano pronti a Bianconovo dei camion e dei calessini che si incaricavano di eseguire il trasbordo, non avendo le ferrovie dello Stato provveduto ad istituire un qualsiasi mezzo che raccogliesse i viaggiatori; ma da qualche giorno un povero diavolo, più per bisogno di fare qualche soldino che per amor del prossimo, ha tirato fuori da chissà mai quale deposito di cose fuori in uso, un vecchio arnese che un tempo doveva esser stata una corriera. Del resto date le condizioni della strada che bisognava percorrere essa è ancora in buono stato.
            Spettacolo desolante
  La corriera ansima, traballa e pare che voglia rovesciarsi ad ogni scossa. Ai lati lo spettacolo comincia a diventare desolato: le campagne sono ridotte ad un letto di torrente e, in qualche punto, il rilevato stradale è stato asportato dalle impetuosità delle acque. Il Genio Civile ha provveduto a costruire due passerelle ma esse non sostengono più di tre tonnellate per cui per rendere più variato il viaggio, bisogna scendere dalla corriera due volte e fare, per due volte, qualche centinaio di metri a piedi, cercando di evitare i materiali di risulta ed il fango che vi giunge sino alle caviglie.
  Giunti a Bovalino i viaggiatori che debbono proseguire per Taranto trovano, quando Dio vuole, un treno; ma per Platì che è nell’interno non c’è altro mezzo che scegliere che l’automobile. Ed anche qui bisogna raccomandarsi a Dio e all’autista perché la strada è spesso interrotta da frane ed i monti che la fiancheggiano hanno tutta l’aria di voler, da un momento all’altro, giocare un brutto scherzo, che potrebbe essere per esempio quello di lasciarvi cadere sulla testa dei grossi sassi che sembrano a stento sostenuti dalla roccia.
  A Platì troviamo, come accade in tutti i disastri qualcuno che è sempre pronto a fare da guida e ad enunziare le distruzioni.
  Più che il dolore in questa gente ciò che colpisce è la prostrazione. Platì ha il triste primato dei morti: 15 su 85 che si sono avuti in provincia. La nostra guida ci mostra il torrente che ha operato tanti danni: un filo di acqua che scorre ribollendo tra il fango e le pietre. La gente di Platì si chiede come sia stato possibile ad un torrente così magro e di solito tanto tranquillo di infuriarsi in quel modo: eppure è un fenomeno naturale di questi torrentelli a breve corsi in pendio rapidissimo.
  Essi si impennano in un baleno e già dalle sorgenti prima di defluire a valle acquistano una violenza spaventosa così da riversare milioni di metri cubi di acqua nell’alveo che poco prima era asciutto o percorso da un rigagnolo.
  In tal modo si spiega come in queste alluvioni vi sono stati dei contadini che, mentre attraversavano col somarello il torrente ancora asciutto, investiti dalla furia delle acque non hanno fatto in tempo a salvarsi e sono annegati: perché data la tortuosità di questi torrenti e la rapidità con la quale si sono ingrossati, quei contadini hanno avuto sentore della piena quando essa era già vicinissima, come se d’improvviso si fossero spalancate due paratie e, nel loro varco fosse apparso l’enorme mostro delle acque che si avviava verso il mare. Qui usano chiamarla le «teste del torrente» ed esse sono caratteristiche dei fiumi del torrente.
          Case nel fango
  Se ci guardiamo intorno vediamo il paese o la parte del paese che è rimasta in piedi non sono che povere cose che stringono il cuore, e interamente circondate dal fango: il fango subito dopo l’alluvione era così alto che non permetteva di entrare nelle case.
  Ora nel paese il fango è stato in gran parte rimosso ma dove erano i seminati nessuno ha pensato di toglierlo. Sarebbe una pazzia il tentarlo; il fango ha inghiottito tutto: agrumeti, frantoi, un oleificio di cui non si vede più nulla; anche una piccola centrale elettrica che era stata costruita ad opera di un privato è andata distrutta ed il paese è rimasto al buio.
  Tra qualche ora mentre le ultime luci avranno abbandonato la valle, Platì non avrà più nulla che ricordi la vita.
  Anche il sonno dei morti a Platì non è stato rispettato: il mostro delle acque ha attraversato il Cimitero, lo ha sommerso e quando l’acqua si è ritirata si sono visti – o spettacolo pieno di orrore – tibie, femori, crani che la corrente portava alla deriva; e i vecchi resti umani si mescolavano ai morti recenti. Oggi la pietà dei rimasti ha tentato di ricomporre le loro povere ossa nei loro avelli.
  E questa è la tragica sorte di Platì un povero paese che come Mammola, come Caulonia, come Grotteria, come Africo, è destinato a sparire dalla faccia della terra   perché sotto di lui il terreno frana e slitta verso una corsa paurosa alla morte: ed è la sorte di S. Caterina d’Aspromonte che, oltre ad avere perduto l’acquedotto, ha avuto quasi tutte le case distrutte ed è sotto l’incubo di due frane che minacciano l’abitato: la sorte di Condofuri anch’essa in pericolo per una frana: la sorte di tante piccole frazioni dove, se ricomincerà a piovere, comincerà a farsi sentire il pericolo dei torrenti in piena. È una situazione che di giorno in giorno appare più angosciosa e allarmante.
 Da Roma giungono notizie sul fervore col quale si formulano progetti e disegni di legge, decisioni e programmi; ma i calabresi alzano le spalle. È un pessimismo indubbiamente non giustificato o per lo meno prematuro. Ma come volete dare la croce addosso a questa gente se sorride sentendo parlare di miliardi che saranno spesi per la Calabria? Il calabrese non conosce la ribellione: secoli di sottomissione lo hanno abituato ad essere cupamente rassegnato, ma non apre facilmente il suore alla speranza. La sua stessa storia gli ha insegnato a non credere al dilà di ciò che vede e tocca con mano.
            Si aspetta un miracolo
 Ed allora? Solo un miracolo potrà rendergli la fiducia, la speranza che i suoi paesi saranno assicurati stabilmente alla terra ed i fiumi apporteranno prosperità, invece di essere un pericolo di morte; e il terreno tornerà ad essere umido ed acre e idoneo a ridare i suoi frutti. Questo miracolo sarà possibile se il problema della Calabria sarà guardato con occhio diverso e con decisa volontà d avviarlo alla soluzione. Io ricordo di aver veduto lasciando Platì, due donne che scendevano a valle. Si erano caricati sulle teste, ciascuna di esse, un materasso ed una coperta e camminavano l’una rasente l’altra con la stessa grazia che, di solito, si riscontra in loro quando tornano a casa portando le anfore e cantando. Lasciavano il paese ed andavano a chiedere un posto per dormire a chi aveva la fortuna di possedere una casa. Si sono fatte appena da parte per lasciar passare la nostra automobile ma non si sono nemmeno voltate ed hanno proseguito senza chiedersi se da noi potesse venire loro un aiuto.
 Questa tragedia di sentirsi soli è il grande sconforto nel quale gli uomini possono cadere. Ma, purtroppo. È una realtà in questi paesi che non hanno più niente che li avvicini alla vita; dove nemmeno il sonno dei morti è rispettato ed anche l’acqua, questa grazia di Dio che dovrebbe essere la ricchezza dei paesi, si trasforma in un castigo.
 Questa sera ha ricominciato a piovere e la pioggia, se dovesse durare, renderebbe più angosciosa la situazione dei paesi colpiti; la situazione soprattutto degli sfollati ai quali non si è potuto dare, né si potrà dare per adesso, una sistemazione conveniente:
          Vittorio Ricciuti
IL MATTINO, 8 novembre 1951


Questo pezzo, già citato da Toto Delfino*, lo devo alla solerzia di Salvatore Carannante, che si è presa la briga di andarlo a stanare presso la sede de IL MATTINO a Napoli.

 *https://iloveplati.blogspot.com/2011/10/have-you-ever-seen-rain-creedence.html

    https://iloveplati.blogspot.com/2018/09/riders-on-storm-doors.html




 

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