Ode
Salve,
Divinità del Tevere, creata
In
questo giorno, mai ricordato, in cui
Vedi
gli anni di Pietro, e salve ancora,
O
Sommo dei Devoti!
I
popoli che vedono questo giorno esultano,
Poiché
credono che proprio allora per Te
Trasformi
le lacrime in riso, e in alma
Pace
la guerra.
Tu
per cinque lustri illimitate,
Barbaramente
preparate contro tanti figli,
Nel
corpo a malincuore sopportasti tollerante
Nel
cuore fatiche.
Donde
tanti eventi, se non per il fatto che fosti
L’integro
custode delle Tradizioni e della Fede?...
Che
tu insegni con la tua parola e la tua penna accorte,
Con
la morte proteggi!...
Di
qua ferve la Potenza di questo secolo putrido,
E
ferve il Principe che giace nelle Tenebre,
Stridono
con i denti e stolti tentano
Di
rovinare il Sacro[1]!
Ma
contro la Fede potranno pochissimo
Le
porte degli Inferi, come un’alta canna,
Subito,
anzi, spezzate periranno,
Testimone
il Maestro.
Come
il cane morde la pietra gettata,
Quando,
rabbioso, non può mordere la mano di chi gliela scaglia,
Così
fanno anche quelli che vedono il dono della Fede,
Ma
non possono toccarlo.
I
perfidi insultano il trono di Pietro e quella
Che
in tutto il mondo è venerata con pia devozione,
La
tua vecchiaia, la insultano tra la gente,
Dicendo
il falso!...
E
Dio stesso, per confondere gli ingiusti,
E
garantirti di nuovo cari fedeli,
Questo
Sole con nuova e insolita luce
Fece
sorgere.
L’ascesa
al soglio in questo giorno manifesta al Mondo
Che regni
col cuore, con l’anima, sui tuoi,
Che
s’impegnano tutti insieme per pagare il tributo
D’un tenero
amore.
Da qui
celebrano felici la tua vecchiaia,
Ti
salutano a gran voce, con le mani piene
Di corone
il seggio reale del duplice diritto[2]
Ornano di
fiori.
Testimonino
la loro gratitudine per un favore così grande,
Di qui si
dirigono in chiesa e chiedono calorosamente
Che il
Signore almeno fino a un secolo di vita
Ti
protragga gli anni.
Li
protrarrà!... verrà il tempo in cui i ribelli
Tristi
vedrai coi tuoi occhi
Implorare
il perdono ai tuoi piedi, con la fronte
Cosparsa
di polvere.
O Padre
benevolo, gioisci di una grande felicità,
Dio
prepara allori trionfali[3]
Per la
nave dei misteri e per te che la governi,
Percossi i
flutti[4].
Allora la
gioia sarà piena per il popolo e per Te,
Che
l’avrete ottenuta, con lo stupore delle persone,
Allora
“PIO NONO” e “salve” ripeteranno
Entrambi i
Mondi!
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Vincenzo Fragomeni, Canonico Penitenziario della
Chiesa Cattedrale di Gerace
Il
celeberrimo Don Antonio Pujia, Arcipresbitero di Filadelfia, una volta che ebbe
letta quest’Ode, onorò molto l’autore, che era un suo Amico, con i seguenti
versi, composti secondo lo stesso schema metrico:
Modulando
la strofe saffica, o amico,
Prepari
innumerevoli allori,
Oh!
voglia il cielo rendere realizzati
Gli auspici formulati.
La
Volontà della Provvidenza divina, del Vecchietto sacro che indossa l’emblema
della dignità sacerdotale,
Che
conserva le chiavi del fedele Pietro,
Finché
supererà i colpi ostili
Protrarrà
l’esistenza[5].
[1] Il punto dopo Sacra andrebbe eliminato per recuperare il senso del periodo, che
così torna (stolidi, nominativo
plurale maschile, si riferisce sia a Potestas
che a Princeps e la concordanza viene
rispettata). Un’ipotesi più indolore potrebbe essere quella di tramutare il
punto in virgola, anche se in linea di principio qualsiasi modifica al testo
tràdito per me risulta sempre dolorosa. Notevole la frequenza delle iniziali
maiuscole, che ho cercato di mantenere, compatibilmente con le esigenze della
traduzione.
[2] Chiaramente umano e divino.
[3] Endiadi.
[4] Le virgole nel testo sono un po’
libere, ma questo è il caso più particolare: nell’ablativo assoluto fluctibus ictis, stando almeno a questa dispositio verborum, non dovrebbe
esserci alcun elemento separatorio.
[5] Ho mantenuto la
disposizione dell’originale latino, ma in realtà il periodo andrebbe riordinato
nel seguente modo, per una sua migliore fruibilità: «La Volontà della
Provvidenza divina protrarrà l’esistenza del Vecchietto sacro che indossa l’emblema
della dignità sacerdotale e conserva le chiavi del fedele Pietro, finché
supererà i colpi dei nemici».
Il Canonico Vincenzo Fragomeni (16 dicembre 1814 - 10 maggio 1884), geracese, compose l'ode in occasione del faustissimo giorno 23 agosto 1871 in cui Pio IX raggiunse gli anni ed i giorni del supremo pontificato di San Pietro in Roma.
Don Antonio Pujia (Filadelfia, 1818 -1886), fu arciprete di Filadelfia (VV)
Il documento originale apparteneva al sacerdote Prof. Rosario Oliva di Platì, ceduto dallo stesso ad Ernesto Gliozzi il vecchio.
Questo post è un'occasione per ricordare Larisa Yefimovna Shepitko (1938 - 1979) "one of the most prominent Soviet filmmakers".




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