DIVAGAZIONI DI CASA NOSTRA
Antiche leggende calabresi
Platì, 19 gennaio
La strana conformazione della sua testa indusse i parenti a metterle il soprannome di «Testa di Jizzo».
Testa di lizzo non capì la profezia, né si preoccupò di farsela spiegare; lei, infatti, unica nel suo villaggio, disprezzava la Saggia Sibilla, venerata da tutti.
Il tempo passò, a poco a poco, e Testa di Jizzo si fece donna.
Un giorno la cicogna portò ai due coniugi un bambino, piccolo e grigio come un pezzo di ferro. La donna, ripensando con sospetto alla profezia della Saggia Sibilla, lo soffocò di notte, con un cuscino.
Il marito credette che il bambino fosse morto da solo, e non disse niente. L'anno dopo, però, ne nacque un altro; stavolta era verde come una foglia d'edera. La selvaggia donna non esitò a sopprimere anche lui.
Passò un altro anno e i due coniugi ebbero un terzo figlio. Questa volta, il marito, che si era insospettito, non permise alla moglie di restare sola col neonato, e così salvò quest'ultimo.
Testa di Jizzo non si diede per vinta. Quando il terzo figlio ebbe raggiunto l'età di dieci anni, lo portò con sé in montagna per abbandonarlo ai lupi, in mezzo alla neve. La Sibilla la vide mentre stava per attuare l'infame progetto e decise di salvare il piccolo.
Prese di peso la madre afferrandola dalla piccola testa, la scaraventò nei mari del Nord dove divenne un Iceberg.
E il piccolo, invece, fu salvato da un mulattiere che passava da quei paraggi e che, saputa la storia dalla Saggia Sibilla, la tramandò a noialtri.
Il resto della storia, cioè la fine che fece il piccolo non ce lo disse. Ma chi volesse saperla può andare a chiederla alla Sibilla, che, benché vecchia, tuttavia gestisce ancora, tra le grotte dell'Aspromonte, il suo ufficio informazioni.
MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD, 20 gennaio 1956
Nessun tracciato per la foto in apertura.
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