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lunedì 28 marzo 2022

L' amico amercano [di Wim Wenders - 1977]




Platì 17 febbraio 1938 XVI

Carissimo Saverino,
visto che da tanto tempo che non ricevo più tue lettere, mi son deciso a scriverti. E ti domando. Come mai ti sei dimenticato di me? Eppure ti volevo e ti voglio tutt’ora sempre bene come un fratello. Forse l’aria d’America ti ha fatto dimenticare di tutti e di tutto? Io non posso credere mai questo! Quindi ti esorto a volermi bene e non dimenticarmi, scrivendomi spesso. Io ricevo le tue lettere con tanto piacere.
Ti mando una figurina ricordo della I° Messa di mio fratello Ernesto e una fotografia fatta assieme a lui e ad Emilio Zappia, sicuro che lo accetterai con piacere e gradirai il mio pensiero.
Lo sai che mio zio medico si è fidanzato con la figlia di d. Rosario Zappia?
Io qui conduco sempre la solita vita. Forse mi arruolerò nella R. Aereonautica.
Aspetto una tua fotografia per vedere come ti sei fatto grande.
Niente altro per ora. Ti abbraccio fraternamente e credimi
Tuo sempre
Peppe Gliozzi
 
In quel 17 febbraio del ’38, XVI° dell'era in fez e camicia neri, lo zio Pepè stava per compiere il suo diciottesimo anno di vita. Era già “u satturi”. Mentre nutriva speranze aviatorie perdeva la sicurezza riposta negli affetti giovanili, seppur indelebili. Il suo è un tono strettamente confidenziale, aperto e intimo nello stesso tempo, che ricorrerà sempre nelle corrispondenze, specie quelle coi familiari. Le sue missive erano sempre piene di notizie dell’ultima ora, come in questa: un fratello prende messa, lo zio medico si fidanza, la guerra che si approssima. Nella foto sulla terrazza della casa che fu dello zio Michele e dello Giuseppino - nati Mittiga - con lui ed Ernesto c’è Emilio Zappia fratello della futura sposa come anche di Don Ferdinando Zappia, colui che illuminò le notti di Platì. Difficile è stato rintracciare Saverio Saverino Violi, forse era figlio di Antonio e Marianna Barbaro, classe 1919, gennaio 24.



 

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