L' amico amercano [di Wim Wenders - 1977]
Platì lì 17 febbraio 1938 XVI
Carissimo Saverino,
visto che da
tanto tempo che non ricevo più tue lettere, mi son deciso a scriverti. E ti
domando. Come mai ti sei dimenticato di me? Eppure ti volevo e ti voglio tutt’ora
sempre bene come un fratello. Forse l’aria d’America ti ha fatto dimenticare di
tutti e di tutto? Io non posso credere mai questo! Quindi ti esorto a volermi
bene e non dimenticarmi, scrivendomi spesso. Io ricevo le tue lettere con tanto
piacere.
Ti mando una
figurina ricordo della I° Messa di mio fratello Ernesto e una fotografia fatta
assieme a lui e ad Emilio Zappia, sicuro che lo accetterai con piacere e
gradirai il mio pensiero.
Lo sai che mio
zio medico si è fidanzato con la figlia di d. Rosario Zappia?
Io qui conduco
sempre la solita vita. Forse mi arruolerò nella R. Aereonautica.
Aspetto una tua
fotografia per vedere come ti sei fatto grande.
Niente altro per
ora. Ti abbraccio fraternamente e credimi
Tuo sempre
Peppe Gliozzi
In quel 17 febbraio
del ’38, XVI° dell'era in fez e camicia neri, lo zio Pepè stava per compiere il suo diciottesimo anno di vita. Era
già “u satturi”. Mentre nutriva
speranze aviatorie perdeva la sicurezza riposta negli affetti giovanili, seppur
indelebili. Il suo è un tono
strettamente confidenziale, aperto e intimo nello stesso tempo, che ricorrerà
sempre nelle corrispondenze, specie quelle coi familiari. Le sue missive
erano sempre piene di notizie dell’ultima ora, come in questa: un fratello
prende messa, lo zio medico si fidanza, la guerra che si approssima. Nella foto sulla terrazza della casa
che fu dello zio Michele e dello Giuseppino - nati Mittiga - con lui ed Ernesto c’è Emilio
Zappia fratello della futura sposa come anche di Don Ferdinando Zappia, colui che illuminò le notti di Platì. Difficile è stato rintracciare Saverio Saverino Violi, forse era figlio di
Antonio e Marianna Barbaro, classe 1919, gennaio 24.
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