“Oggi sono qui
per dirvi che cosa voglio ricordare e sapere”. Pier Paolo Pasolini
lunedì 28 febbraio 2022
mercoledì 23 febbraio 2022
Qualcosa di personale - la Scuola e il Palazzo di Giustizia
Ho
visto un palazzo di giustizia con la scala da’ gradoni di granito, logori, per
il transito che vi si faceva
Ho
visto una scuola, con la scala parimenti dai gradoni di granito, intatta per il
poco transito che vi si faceva
Quando
s’invertiranno i termini, cioè la scala dei tribunali poco logora, e consumata
quella delle scuole, allora può veramente dirsi che sarà trionfata la civiltà.
13 febb. 1914 Avv.to G. Portaro
13 febb. 1914 Avv.to G. Portaro
Immagine e testo contenuti nell'album personale di Ernesto Gliozzi il vecchio
Giuseppe Portaro è stato un luminare geracese, oltre che salire
e scendere le scale dei palazzi di giustizia è stato autori di libri sul
risorgimento calabrese. Era già apparso alla pagina:
https://iloveplati.blogspot.com/2013/05/corpo-celeste-pt3.html
Etichette:
Ernesto Gliozzi Sen
giovedì 17 febbraio 2022
Chiaro di donna [di Constantin Costa-Gavras - 1979]
Frammento tratto da:
La donna che lavora inchiesta televisiva di Ugo Zatterin e Giovanni Salvi del 1959
IVa puntata, Braccianti del sud
la voce fuori campo è di Riccardo Cucciolla
il tema musicale è di Harumi Fuuki, Hajimari no michi (L'alba di un filmaker), 2014
L'inchiesta, sebbene registicamente sia fotografata e codotta bene, la voce fuori campo, del pur grande attore Riccardo Cucciolla, è certo che non sapesse niente di Pratì come di Platì, attraverso il commento e le sue sparate, buttate lì per far sorridere, lasciano l'amaro non tanto in bocca quanto nello stomaco.
Ugo Zatterin (1920-2000), volto noto nella televisione in bianco e nero, era ancor più noto per via di Alighiero Noschese il quale parodiva gustosamente lo Zatterin.
Etichette:
Once upon a time in Platì,
Video
lunedì 14 febbraio 2022
Brigata volante [di Silvio Siano - 1946]
Corpo delle Guardie di Finanza
Luogotenenza di Bovalino Brigata volante in Siderno
Luogotenenza di Bovalino Brigata volante in Siderno
Processo Verbale di
trasferimento
di una rivendita di generi di
privativa
L’anno 1883 quest’ giorno 14
del mese di Giugno Noi Sorrentino Vincenzo sotto Brigadiere delle Guardie di
Finanza col seguito della Guardia Scelta Frustari Luigi giusto gli ordini
ricevuto dal Sig. Comandante la Luogotenenza
ci siamo recati nel Comune di Platì Circondario di Gerace Provincia di
Reggio Calabria, allo scopo di autorizzare il trasferimento dello spaccio N. 1
di questo Comune esercitato dal Sig. Gliozzi Francesco che dal locale dove
attualmente trovasi passa nel corso S. Nicola al civico N. 49, essendo stato
riconosciuto da noi il nuovo locale in buono stato e decente, e ciò avvenuto in
nostra presenza e di ciò ne abbiamo redatto il presente verbale che viene
sottoscritto da tutti gli intervenuti. Oggi stesso mese ed anno come sopra
Gli agenti di Finanza
Il Ricevitore
Sorrentino Vincenzo Gliozzi Francesco
Fugaci Luigi
Etichette:
Once upon a time in Platì
giovedì 10 febbraio 2022
L'anguilla [di Imamura Shohei - 1997]
RACCONTI CALABRESI
Per colpa di un'anguilla
Platì 17 febbraio
Raccolti in circolo
vicino alla gora, appoggiati con una mano sul fondo ghiaioso del canale, e
brandendo nell'altra una forchetta affilatissima, aspettavamo la preda
pazientemente. Sbucò quando meno ce l'aspettavamo, una enorme anguilla che
sferzava l'acqua facendola gorgogliare, nella corsa.
Passata a sorpresa,
Ciccio Donarom vibrò il primo colpo; era stato sempre un ottimo tiratore, ma
stavolta invece di colpire l'anguilla, colpì la mano di 'Ntoni Conio. Se ne
accorse subito e ritirò prontamente la forchetta; Anche l'altro se ne dovette
accorgere, però, a giudicare dall'urlo che cacciò e che disorientò la stessa
anguilla, mentre a noi fece perdere la bussola.
Fummo tutti intorno
al povero 'Ntoni, che agitava la mano in aria, e continuava a urlare come un
bue scannato.
In quel parapiglia,
l'anguilla pensò bene di filarsela verso altri lidi.
Una parte di colpa
nella faccenda che seguì, l’ebbe pure lei, l’anguilla, perché invece di farsi
prendere dagli altri cacciatori, appostati più a valle, avrebbe potuto filare
via verso il mare.
Ecco che non
sarebbe mai nata la questione che mutò in odio aperto, il leggero antagonismo che
esisteva da anni tra la squadra del Nord e la squadra del Sud, (corrispondenti rispettivamente
alla parte alta e alla parte bassa del paese).
Quando quelli del
nord vennero a mostrarcela, tutti felici e sorridenti, la riconoscemmo subito:
non capitava tutti i giorni di catturare un'anguilla di tal fatta! Provammo una
fitta di rimpianto e di invidia e tacemmo.
Ma accompagnato a
casa quell'animale di 'Ntoni, corremmo subito a fare valere i nostri diritti;
Ciccio Donarom capo della squadra del Sud, cercò di spiegare come era andata la
faccenda, e come l'anguilla spettava a noi perché avevamo speso due chili dì calce
per snidarla;
Avremmo consentito,
disse, anche a una spartizione dell'anguilla in parti uguali.
Giusi Toriv,
comandante in capo della squadra del Nord, lo lasciò parlare e quando finì gli
rise in faccia;
— «se l'anguilla
vi fa gola, disse, siamo disposti a cedervela, purché a vostra volta ci cediate
per un mese l'uso del «serro
avvelenato»; Ma se siete venuti
ad accampare diritti che non avete, potete anche risparmiare il fiato».
Questo disse, e lo disse con una tale arroganza, che davvero restammo senza fiato. Era un
sopruso, una ruberia!!
Girammo
dignitosamente sui tacchi, e la sera stessa, senza perder tempo, la squadra del
Sud si riunì sul «serro avvelenato», il quartiere generale. Eravamo in tutto circa
un centinaio, mentre quelli del Nord erano più di duecento; Nonostante tutto,
decidemmo all'unanimità di dichiarare la guerra. Le ostilità avrebbero avuto
inizio il giorno dopo.
Avvertimmo alcuni
nordisti che passavano, che dall'indomani, chiunque avesse osato portarsi nella
nostra zona, vale a dire nella bassa del paese, l'avrebbe pagata cara.
Eravamo fiduciosi
soprattutto nella energia e nella decisione del nostro capo che era di gran
lunga più forte del loro: Ciccio Donarom, infatti, lanciava le pietre molto più
lontano di Giusi Toriv.
Per molti giorni
dalla dichiarazione di guerra, quelli del Nord non si fecero vedere nella
nostra zona; Né noi, osavamo fare scorribande nel Nord; ci accampavamo la sera
nel nostro quartier generale, e giocavamo ispirandoci alla guerra reale, quella
di cui sentivamo le notizie alla radio «Tizio — comandava il capo — vai a bombardare Milano, Torino e Genova!».
Tizio apriva le
braccia, metteva fuori un rombo prolungato, e decollava con le tasche piene di sassi. (I «bombardieri» avevano
l'obbligo di tenere sempre le
tasche piene di sassi; Una
volta uno dei più quotati subì
un grave castigo: era stato mandato a bombardare alcune zone, e si era fermato in volo, per
giocare alle ghiande!! Fu declassato a caccia, senza pietà).
Ma torniamo alla nostra guerra; — Dopo
molte sere, finalmente il capo dei nordisti si fece vedere, tronfio e
baldanzoso, nella nostra zona, in segno di sfida. Fu subito spedita una
spedizione di caccia a mitragliarlo. Noialtri ci fermammo sul ciglio della
collina a goderci lo spettacolo. I caccia arrivarono rombando in zona di
operazioni, e aprirono il fuoco con le fionde. Ma non appena furono partiti i
primi colpi, sbucarono da ogni parte torme di nordisti, armati dì un'arma
insolita; enormi fasci di ortiche, coi quali colpirono a lungo le gambe
indifese dei nostri caccia. Quando finalmente, arrivammo noi sul campo, non
c'era più nessuno: anche i caccia, avevano pensato bene di tornarsene a casa, anziché
al campo.
Non ci restò che tornarcene al
quartiere a meditare sul tradimento.
Giurammo di vendicarci: loro avevano
adoperato le ortiche? ebbene, noi avremmo messo in atto, qualche altro «colpo basso».
Dopo due settimane di preparativi, una
sera ci avviammo in schiera verso l'alto.
Arrivammo indisturbati fino alla casa
di Giusi Toriv: A un cenno del capo i bombardieri partirono velocissimi, e
scagliarono il loro carico sui vetri della casa del capo avversario, e di
quelle vicine.
Successe un parapiglia: la squadra del
Nord si mobilitò tutt'a un tratto, e d insegui fino al serro: (noi fingevamo di scappare, ma in realtà volevamo allontanarci dall'ira dei «grandi» a cui avevamo rotto i vetri, e
attirare il nemico nel nostro campo).
Giunti al serro, a
voltammo, repentinamente e facemmo roteare ì nostri bastoni sulle teste avversarie;
i caccia ci giravano intorno, scagliando all'impazzata con le fionde i loro pezzetti
di piombo; tanta che una buona metà dei proiettili ce li ricevemmo noialtri invece
degli avversari.
E quella vittoria
fu per noi peggio di una sconfitta: oltre alle randellate nemiche e alla mitraglia
dei nostri caccia, buscammo un'altra dose di botte (botte vere, questa volta!) dai
nostri familiari che il fragore della mischia aveva richiamato a frotte sul
luogo.
Intanto le famiglie
dei «bombardieri» dovettero pagare le spese dei vetri rotti alle famiglie bombardate; Un nostro carro armato
stava perdendo un occhio a causa di un «autogol» di un nostro
caccia; E per lungo tempo, le rispettive famiglie ci vietarono le riunioni sul
serro. Tutto per colpa di un'anguilla.
Michele Fera
GAZZETTA DEL SUD, 18 febbraio 1956
Il testo è riproposto con la punteggiatura originale
lunedì 7 febbraio 2022
Qualcosa di personale [di Jon Avnet - 1996]
La
musica è un’altra vita nella vita, ma la vita è il vino
Platì
3 – 4 – 1921
L’astemio
Rosario ... Oliva
Essere
il sacerdote un oscurantista blasfemo
a quattro venti i biechi ministri di Satana
Meschini! Ciò affermano poiché la luce
della Cristiana Religione, non è dato loro di
vedere –
Nella settimana di Passione del 1919
G. Tassoni Oliva
a quattro venti i biechi ministri di Satana
Meschini! Ciò affermano poiché la luce
della Cristiana Religione, non è dato loro di
vedere –
Nella settimana di Passione del 1919
G. Tassoni Oliva
Nei primi anni del suo ministero il sacerdote Ernesto Gliozzi il vecchio (1883 - 1948) tenne un album con dediche autografe di amici, uomini di passaggio da Platì e sacerdoti più anziani. L'album è sicuramente unico per il paese non essendoci notizie di altri appartenuti ad autorevoli personaggi platiesi.
Etichette:
Ernesto Gliozzi Sen,
G. T. O.
mercoledì 2 febbraio 2022
L'albero della vita [di Darren Aronofsky - 1952]
DALLE
RIVOLTE POPOLARI PER IL PANE
ALLE
LOTTE PER IL LAVORO
IL RUOLO
CULTURALE E FORMATIVO
DELLA CAMERA DEL
LAVORO DI PLATI’
Trascorro
a Platì gli anni '40 e '50. Sono gli anni della mia fanciullezza.Platì,
come altre realtà, vive, in quel periodo, una situazione di grave turbamento,
di forte sofferenza e malessere.La
guerra mondiale, nel suo terrificante passaggio, lascia dietro di sé una scia
di macerie, ma soprattutto di lutti e dolori.La
nostra cittadina conosce perfino i bombardamenti, pur essendo un centro
periferico rispetto ad altre zone di valore strategico-militare. Gli americani,
infatti, per facilitare l’avanzata delle truppe alleate sbarcate nel Sud,
intraprendono, con i loro bombardieri, un’azione di distruzione della SS. 112.Strada
che i tedeschi utilizzano per la loro ritirata. E qualche volta gli aerei USA,
confondendo la SS. 112 con il letto, in certi periodi asciutto e bianco, della
fiumara che cinge |’abitato, sganciano potenti e micidiali bombe, che provocano
danni e vittime nei pressi dell’abitato.Ma
pure sull’Aspromonte, nella parte della montagna di Platì, a Zilastro, nella
fase conclusiva del
conflitto, proprio l’8 settembre del '43’, si registra uno scontro armato tra i
paracadutisti italiani
e gli alleati, come è ricordato dalla lapide di cui viene, in questo volumetto,
pubblicata la foto. Sono gli ultimi bagliori dello scontro armato tra
l’esercito italiano e gli alleati angloamericani. Anche Platì, quindi, ha
avuto, nella guerra, i suoi momenti di prima linea.Finita
la guerra, Platì presenta un aspetto di grande sconvolgimento e turbamento. La
gente è provata da tanti dolori e lutti per i molti caduti in guerra, dalle
sofferenze dei mutilati ed invalidi. Non si contano le donne vestite in nero
per il lutto del padre, del fratello, del figlio caduto sui campi di battaglia.Altre
donne, prive di sorriso, attendono, con molta trepidazione, il ritorno dei loro
familiari, reduci e prigionieri. Alcuni di questi non faranno mai ritorno.
Andranno ad infittire le schiere del Milite Ignoto, nella lontana Russia e nei
deserti dell’Africa.Assieme
alle ferite della guerra, nel periodo in esame, c’è da annoverare una crisi
economica di grandi proporzioni. Manca perfino il pane, la pasta ed anche il
sale e lo zucchero. E fame.Sul
piano commerciale, a causa delle difficolta delle vie di comunicazione, ma
anche della carenza di generi alimentari in tutto il territorio nazionale, si
torna al baratto, allo scambio dei prodotti con paesi vicini raggiungibili
attraverso le strade di campagna, le mulattiere, percorsi impervi. Impera,
nello scambio, il mercato nero, o meglio il contrabbando. (Quasi sempre il baratto).
I rapporti commerciali sono sviluppati con i cristinoti, bagnaroti, bovalinoti,
oppidisi... Viene importato dalla piana molto vino, che, con l’aggiunta, quando
c’è, di zucchero si rileva un alimento molto importante, assieme alle arance
prodotte in loco o importate dalle marine, per garantire le vitamine necessarie.
Vino che viene tracannato anche dai bambini, che
spesso camminano brilli e barcollanti per le vie del paese. Il pane, nella
carenza della produzione di grano per via delle terre non coltivate, essendo
state private del lavoro dei giovani contadini e braccianti impegnati al
fronte, viene spesso sostituito dalle "pizzate di paniculu” (granturco).In
questa situazione di grande disagio e malessere, ripetuti sono i tumulti e le
rivolte popolari. Soprattutto per il pane contro coloro (commercianti,
consorzio, i potenti detentori del piccolo potere locale...) che, a torto o a
ragione, la gente sospetta di operazioni di speculazione, attraverso l’imboscamento
dei prodotti alimentari, che, invece, devono essere distribuiti con le famose
tessere annonarie. Ma, per fortuna, non si va al di là delle manifestazioni di piazza.
Anche se qualche raro e strano personaggio, alla ricerca di capri espiatori,
soffia sul fuoco.E
fatti gravi non si verificano. Neanche nella fase di transizione dal fascismo
al sistema democratico.D’altronde
il crollo del fascismo a Platì si risolve con l'assalto notturno alla casa del
fascio e l’invasione,
più che altro simbolica, dell’abitazione di qualche gerarca, concludendo il
tutto con
qualche falò per bruciare bandiere, stendardi, materiale propagandistico del
regime.In
questo contesto inizia la fase politica della transizione al sistema
democratico. I partiti si organizzano.
Ma soprattutto si organizzano le associazioni sindacali ed i patronati di
assistenza.Per prima
la Camera del Lavoro e poi, successivamente, le Acli, la CISL...Ma nel
'51, ad un quinquennio dalla fine della guerra, quasi a completamento della sua
opera di devastazione, si abbatte su Platì una terribile alluvione. Semina
morti e danni eccezionali al gracile sistema economico, ancora provato dalle
conseguenze belliche.Molte
case vengono travolte dalla furia delle fiumare in piena. I deboli argini
cedono e le fiumare inondano di acqua, fango e detriti il centro abitato. Ma,
oltre e più dei torrenti, sono le frane che colpiscono pù duramente e devastano
le povere aziende agricole dei contadini e dei pastori. Diciotto pastori e
contadini, alcuni bambini, sorpresi nel sonno, vengono trovati esanimi sotto le
macerie delle loro ”casette” o capanni in campagna.Ma l’alluvione,
come la guerra, non fiacca la forza di resistenza e la voglia di vivere della gente
che reagisce trovando momenti di unità, di aggregazione, di solidarietà. Questa
nuova calamita mette a dura prova la gente, ma, nel contempo ne stimola la
battaglia contro gli elementi avversi della natura e contro lo stato di
abbandono e di isolamento, in cui è cacciata da una politica non benevola dei
governi nazionali. Si riaccende la lotta per lo sviluppo, la rinascita, la
ricostruzione.In questo
panorama una funzione di grande valore viene esercitato dalla Camera del Lavoro,
che diventa strumento di combattimento e di unita.Più
ordinate ed organizzate delle rivolte popolari diventano le manifestazioni di
lotta. Vengono proclamati e promossi scioperi, cortei e manifestazioni di
piazza. Ma soprattutto sono frequenti gli scioperi a rovescio, per dare lavoro
e per dotare l’ambiente delle opere pubbliche necessarie. Nonostante la
repressione, i fermi, gli arresti, le denunzie, la mano pesante dell’intimidazione
delle autorità preposte all’ordine pubblico.La
Camera del Lavoro, decisa e determinata, è animata da un forte spirito
unitario, contestando ed isolando estremisti e settarismi di ogni genere. Lotte
e scontri sociali che meritano un capitolo a parte, più completo ed
approfondito, anche per ricordare la passione, lo spirito di sacrificio di
tanti combattenti e rendere omaggio alla memoria di molti di loro che non sono
più con noi. E non di questo, che richiederebbe molto spazio e tempo, intendo,
per il momento, scrivere.Intendo,
invece soffermarmi succintamente su altri aspetti dell’attività sindacale
dell’organizzazione platiese. La componente culturale, formativa, ricreativa,
spesso in ombra e che, invece, va osservata e valutata specie in un momento di
crisi morale, ed a volte d’imbarbarimento e degrado, come quello che si sta
attraversando. Crisi che viene presa a pretesto con intenti strumentali e di
demonizzazione e criminalizzazione generalizzante. E la faccia dell’altra medaglia
degli amari fatti delittuosi della nostra Platì, questa componente che vogliamo
sondare. Anche per lanciare messaggi nel presente per la fuoruscita dal tunnel
delle devianze e per offrire elementi di riflessione.Non è
stata la Camera del Lavoro, come la CISL e le ACLI, solo strumento di lotta
contro la disoccupazione, le ingiustizie ed i privilegi, ma anche strumento cli
educazione civile, di formazione culturale, scuola di democrazia, di
socializzazione.E’ significativo
che nella sede della Camera del Lavoro, vengono organizzati, senza alcun finanziamento
pubblico, corsi di scuola elementare o meglio di alfabetizzazione, con l’ausilio di un
gruppo consistente di studenti. I quali assolvono, all’uopo, una funzione di
insegnanti. E molti pastori, contadini, operai seguono questi corsi di
apprendimento. Anziché frequentare le botteghe di vino, il ritrovo della povera
gente.E la
sede sindacale diventa anche sede di lettura e di commento dei giornali. E cosi
i lavoratori si tengono informati delle cose del mondo e dell’Italia. Informazione
che stimola la partecipazione, il dibattito sugli avvenimenti politici e
sociali, rompendo cost una concezione e visione di chiusura localistica.
Il televisore della genteIn
quegli anni arriva in Italia la televisione. Ed a Platì, nella stragrande
maggioranza, non si è in
condizione di dotarsi di questo formidabile strumento d’informazi0ne. Provvede
a questa esigenza
la Camera del Lavoro, promuovendo una sottoscrizione popolare attraverso la
quale si provvede
all’acquisto del televisore. E la Camera del Lavoro, diventa, cosi, ogni sera
il luogo per ritrovarsi, a centinaia uomini, donne e bambini.E’
bello, invece di vedere frequentare le bettole, trovare tanta gente per
intrattenersi e sviluppare, ad altro livello, rapporti sociali nell’ambiente
locale.Diventa
così la sede dei lavoratori luogo di recupero, di formazione civile e
democratica diresistenza
e riscatto rispetto ai pericoli della devianza. L'albero di Natale dei
lavoratoriMa
oltre che momento di formazione e di educazione civica, la Camera del Lavoro
svolge anche un ruolo di svago e di festa, in certe occasioni, grazie alla
solidarietà di tutta la comunità.Come
non ricordare la festa ed il famoso albero di Natale della Camera del Lavoro? A
Platì, come per il televisore, salvo qualche eccezione, non ci si può
consentire il lusso di addobbare, per la festa, l’albero di Natale. Molti non
sono nella possibilità di provvedere all’acquisto di giocattoli o panettoni da
appendere all’albero. Ad un gruppo di lavoratori viene |’idea di fare come per
la televisione.E
subito viene piazzato, in bella vista, sulla piazzetta antistante la sede
sindacale, un albero gigantesco portato dall’Aspromonte. Un albero
splendidamente illuminato ed addobbato con ricchi e molteplici doni, frutto di
generose donazioni dei commercianti, dei professionisti, dei benestanti.Un
albero che attira l’attenzione di tutti i passanti, specialmente dei bambini.Ed è
così che, a Natale, tra le grida festanti e sorrisi di gioia, specie dei
bambini, in una piacevole confusione di applausi scroscianti, si procede al
sorteggio ed all’attribuzione dei doni a quelli toccati dalla dea bendata.Ho
voluto soffermarmi su questa parte dell'attività della Camera del Lavoro, che
ho tentato di tratteggiare senza tinte forti, ma con semplicità perché ritengo
sia necessario per la nostra comunità riflettere anche su queste pagine nel
momento in cui viene portato avanti questo tentativo nobile per arrestare
processi degradanti e d’imbarbarimento che vedono la caduta dei valori e la
crisi del sistema democratico.Possono
fornirci elementi importanti per dominare anomalie ed egoismi, per un ritorno
in termini aggiornati e moderni, a valori, sentimenti, ideali di civiltà e di
promozione del progresso civile, economico, sociale e, soprattutto culturale.Francesco Catanzariti
Il
testo è apparso sulla rivista di Mimmo Marando PLATI’ gennaio 1998All'Onorevole Ciccio Catanzariti, da poco ha compito 89 anni, è dedicato il Super Toscanini che segue:
Iscriviti a:
Post (Atom)