Questa pubblicazione è dedicata a Francesco Maria Fera di Michele e Hyeraci (Yeraci) Concetta, nato a Platì il 4 marzo 1896, Soldato del 4° Reggimento Artiglieria, morto il 29 Ottobre 1916 sul Carso, causa ferite riportate in combattimento.
NATALE
In casa di massaro Giovanni, quella sera, il gatto era accovacciato
sulla cenere del focolare.
Ogni tanto, col vento scricchiolavano le imposte e, l’animale,
sollevava i suoi grandi occhi verdognoli, che lucevano come il fosforo nella
notte. Niente altro dava segno di vita e il silenzio, pauroso, rendeva più
lugubre quella casa dove, negli anni passati, in quella stessa serata, un allegro
chiacchierio di bambini, un vociare contento di uomini e le allegre risate
delle donne facevano tutta una festa intima e ricordevole.
Massaro Giovanni era il padre di tre robusti giovinotti Pasquale,
Antonio e Vincenzo; due dei quali servono la patria come richiamati ed il terzo
era volontario negli Alpini.
Pasquale, era stato ferito sul Monte Nero: fu allora che Vincenzo giurò
di voler vendicare il sangue del fratello e partì come volontario. Antonio era bersagliere
a … (non lo sapeva neppure massaro
Giovanni, perché interrotto dalla censura.)
Da Roma, dalla sala del Trono del Quirinale, dove si trovava degente, Pasquale
aveva scritto mirabilia. Verrebbe quasi la voglia, d’essere ferito ed entrare
in quel paradiso! ...ma la moglie dell’Eroe, al suocero che le faceva animo,
aveva risposto:
-O paradiso o no, mio marito avrebbe voluto essere qui la vigilia di Natale
e mangiare la pignolata coni suoi figliuoli.
Il vecchio tacque e i due marmocchi a grandi occhi sgranati,
guardarono come per interrogare il nonno e la madre.
Pignolata niente quest’anno avevano sentenziato in famiglia.
Ed ecco perché il gatto era addormentato sulla cenere del fuocolare.
*
**
Un lamentio di zampogne, poi un suono allegro di campane annunziavano
la Messa della mezzanotte.
Qualche lanterna rompeva allora le tenebre nella strada donde un fischiare
di ragazzi, un rumore di passi facevano intendere che l’Uffcio Divino stava per
cominciare - quando massaro Gianni si scosse, accese il lume, si vestì in
silenzio e scese.
Entrò in Chiesa quando il prete diceva: "Deus in
auditorium meum intende".
Si segnò devotamente anche lui, si mise in ginocchio e per un pezzo non
intese se non quel salmodiare lento e solenne.
Se nonché, la troppa luce delle candele accese, la monotonia, di quel
canto ed anche il brusio di quella folla prosternata, finirono col distoglierlo un poco dal suo raccoglimento, e
volò col pensiero ai suoi figli lontani,travolti nel vortice di quella guerra di
liberazione, come dicevano, ma che egli avrebbe voluto non ci fosse.
Ritornò alla realtà quando il prete si voltò per fare la spiega dell’Evangelo.
Disse tante cose belle, che era un piacere sentirlo; parlò pure della guerra e disse che "una stridente
circostanza vuole che il Re Pacifico quest’anno, debba nascere tra i rigori d’una
guerra mondiale".
Queste cose massaro Gianni non li capì, ma comprese benissimo la preghiera,
quando l’oratore si voltò al Bambino supplicandolo che facesse ritornare i soldati
che combattono per una causa santa.
Fu allora che il povero padre si mise a piangere. Né avrebbe avuto il coraggio di sollevare la
testa, assorto, com’era nella preghiera, se una mano non l’avesse scosso,
ond’egli trasalì. Ritto, dietro di lui, c’era un giovine, aitante nella
persona, reso più simpatico dalla divisa grigio e verde.
Pasquale! Fu un grido di gioia ed un abbraccio interminabile: pareva che
entrambi volessero nascondere le lacrime.
Il prete intanto licenziava: il popolo con le parole: << Ite missa est >> e molti dissero di aver veduto sul petto di Pasquale, brillare una cosa, come una
medaglia.
*
**
Un memento dopo, Pasquale portava, in trionfo per la casa due amorini
di fanciulli ignudi, coperti con la sua mantellina di lana, dalla quale mettevano
fuori, le testoline bionde e ricciute.
Ogni tanto, due paia di manine si muovevano, come per accarezzarlo, ed
il ferito di Monte Nero sorrideva così beatamente.
La moglie, il padre ed una turba di parenti ed amici facevano corona in
quella scena troppo familiare e quando Pasquale si decise di parlare, anche i
bambini spalancarono tanto di orecchi.
Premetto - disse – che il Bambino Gesù volle ascoltare la preghiera
di questi angioletti. E vi assicuro che combattevo per loro; proprio, per i miei figliuoli …
Quando vedeva dei bambini abbandonati o dei fanciulli senza tetto;
quando sentivo dire come nel Belgio, i ragazzi furono mutilati da quei cani ... Oh allora, veniva la rabbia di distruggerli tutti quei birbanti. E dire che
domani, potevano essere i miei figliuoli in quelle circostanze!
Se si ha la porta di casa aperta bisogna chiuderla, massime se si sa che
fuori c’e gente senza scrupoli, baciò) ancora una volta i suoi marmocchi e riprese la narrazione; tutta
una storia di ardimenti e di valore.
Si saliva con le corde, di
notte, su quelle rocce nude ed ammassate sulle rocce. Di giorno, li avremmo
guardati con paura, ma, allora non c’era tempo di tremare e, come con le ali,
salimmo.
Quei traditori non ci aspettavano ma quando ci videro a pochi metri
di distanza, c’investirono con una raffica di mitraglia.
Il mio tenente urlò << Savoia » con quella sua voce di comando. E
che vedeste!
Alcuni superstiti fuggivano come se avessero inteso il terremoto.
Quando il sole si levava, dalla parte di Gorizia, i nostri cannoni erano già
piazzati sulla posizione conquistata.
Benissimo! Bravo! - dissero tutti.
E quella medaglia - osservò massaro Giovanni non mi avevi scritto mai
che ti avevano dato una medaglia …
A proposito, questa me l’hanno data quando mi trovavo all’ospedale o meglio,
in quel paradiso... nella sala del Trono... capite?
E me l’ha appuntata sul petto il generale.
D’argento?!
Che festa! Avrei voluto scrivervi per farvi venire... non ho voluto
abusare.
Ma, come, perché, spiegaci, perbacco.
Ecco, cosi; ho salvata la vita al mio tenente, per cui mi buscai
questa ferita.
E mostrò sul petto, una cicatrice ancora rossa, tumida, larga, come
di una lama.
Platì Dicembre 1915
Sac. Ernesto Gliiozzi
L’Amico dei Piccoli Anno IV N. 1
Roccella Ionica 6 – 1 – 1916 e
L’Amico dei Piccoli Anno IV N. 2
Roccella Ionica 15 – 1 - 1916
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