Platì, 25 nov. (M. F.) In
modo particolarmente solenne si e svolta quest’anno a Platì la festa degli alberi.
Alla cerimonia svoltasi nelle ore antimeridiane, erano presenti le autorità
cittadine e gli insegnanti elementari accompagnati dalle rispettive classi. Non
mancavano rappresentanti di tutti gli strati della popolazione. Oratore ufficiale
è stato il prof. Giuseppe Gelonesi, che in un breve, commosso discorso ha
ricordato all’uditorio quale enorme importanza rivesta per Platì il rimboschimento
delle montagne straziate dalle alluvioni. Unica risorsa, infatti, per la sicurezza del
nostro paese sono gli alberi: che fortificano con le loro radici e arrestano il
corso delle frane ovviando in tal modo, alla incuria dimostrata finora dai vari
governi per la terra calabrese. La coreografia
era stupenda: Su un lunghissimo tratto della statale 112, si stendevano infatti
le file composte degli scolari che alla fine del discorso riprendevano la via,
sotto l’attenta guida degli insegnanti, cantando inni patriottici, seguiti dal
numerosissimo pubblico MICHELE FERA GAZZETTA DEL SUD,
26 novembre 1954
La foto d'apertuta con il Maestro Peppino Gelonesi appartiene a Teresa Mittiga che ringrazio per averla pubblicata. Posso riconoscere solo Pasqualino Violi, Nicola Barbaro, Mimmo Riganò, Duccio e Saro che non perdeva occasione per smentirsi. I ragazzi della foto sono cresciuti e gli alberi tagliati.
Studiare non è un atto di
consumare idee, ma di crearle e ricrearle. Paulo
Freire (1921 – 1997)
… questi giovani hanno
avuto occasione di pensare, di confrontarsi. Soli e insieme.Danilo Dolci (1924 – 1997)
Facendo ricerche su Danilo Dolci Mr.
Google mi ha condotto verso questo video intitolato Mare Lento di
Michele D’Ignazio. Il titolo è spiegato verso la fine del lavoro con una
didascalia su sfondo nero: “Nel linguaggio dei nativi americani, la parola
“insegnante” non esiste. È la vita che insegna: sono le circostanze, come il
susseguirsi delle onde, in un unico grande mare”. Anche la citazione di Danilo
Dolci è contenuta nel video in questione. Quella di Paulo Freire invece
proviene da un lavoro più sostanzioso già apparso su queste pagine: La
Educacion Prohibida*. Paulo Freire è stato un educatore brasiliano che
molto ha in comune con il nostro Danilo Dolci. Mare Lento, del 2009,
ritrae la vita e il percorso educativo di una classe del Liceo Classico “Vincenzo
Gerace” di Cittanova. I ragazzi ad un anno dalla maturità erano guidati dal
professor Fabio Cuzzola(1).
Proprio nel lavoro del professor Cuzzola e nelle impressioni dei suoi allievi è
la parte più interessante del video: “Ho scelto l’insegnamento come
possibilità lavorativa per restare al sud, in Calabria, poi via via una scelta
lavorativa è diventata una passione, la migliore delle esperienze attraverso la
quale si può coniugare la possibilità di restare in questa terra e di poterla
cambiare anche restandovi”. Da parte loro gli allievi vanno esprimendo le loro
impressioni sulla scuola e sui loro docenti: “… non è questione se sono bravi o
se sono capaci … sono attaccati ai punteggi, ai concorsi, alle graduatorie … alla
104”. Essi hanno anche un futuro incerto che li aspetta ed alcuni di loro già
pensano di affrontarlo con l’emigrare al Nord. Nel frattempo grazie alla
professionalità del professor Cuzzola, che non disdegna il teatro o le
conferenze, i ragazzi sono indotti a pensare con la loro testa: Danilo Dolci
usava la maieutica con i braccianti e i “banditi” di Partinico. Noi di Platì
abbiamo avuto Pasqualino Perri come educatore e l’abbiamo sprecato come sprechiamo tante
risorse che dal paese derivano. I docenti della locride pensano anch’essi alla
104?
E i domani verranno anche se oggi non par vero. Danilo Dolci
(1) Fabio
Cuzzola, classe 1970, è anche autore di Cinque
anarchici del Sud. Una storia negata (Città del Sole Edizioni, 2001) e REGGIO
1970: Storie e memorie della rivolta (Donzelli, 2007).
Platì
1753, regnanteCarolus Dei Gratia
Rex utriusque Siciliae, Hyerusalem, &c Infans Hispaniarum, Parmae, Placentiae et
Castri &c. Ac Magnus Princeps
Hereditarius Etruriae.
Questa è una storia vera.
In quel tempo Platì era definito
una Mocta, Motta: secondo la Treccani
per "motta" si intende un rialzo di terreno. A questo punto è lecito domandarsi
dove effettivamente sorgeva quell’agglomerato di fuochi, per molti era laddove
oggi è sita l’Ariella, alla destra del Ciancio, sulla via che conduceva a Xstina come era chiamata in quel tempo
l’attuale Santa Cristina d’Aspromonte. Se Carlo III di Borbone (Dio Guardi)
regnava, il padrone effettivo, il Signore Feudale, era il Principe di Cariati,
nella persona di Scipione III, 6° Principe, Duca di Seminara, Conte di Santa
Cristina, Signore di Palmi. A lui l’istorosofo
dottor Vincenzo Papalia dedicò un’ode
non troppo benevola, già apparsa su queste pagine: per questa pubblicazione né
il dottore né io siamo stati ancora tacciati (taggati) di miscredito o
strumentalizzazione. Se Carlo regnava e Scipione spadroneggiava, la casata
Oliva li rappresentava. Nel 1753 era Sindaco di Platì Giuseppe Oliva per
l’appunto. In quell’anno “riflettendo sempre
più la Real mente della Maestà del Re il Supremo che Dio sempre conservi il
sollievo de’ suoi fedelissi Vassalli, ha stimato sempre più necessario” la
formazione del “General Catasto”.Tale compito ricadde sulle
spalle, si fa per dire, di Don Giuseppe Oliva, sindaco, e Don Francesco
Musitani Cancelliere. Primi collaboratori erano Domenico Lentini e Paolo
Michea. A loro successivamente furono aggregati Don Francesco Perre, sacerdote,
quale rappresentante ecclesiastico con Mastro Giovanni Fera e Antonio Celonise,
cirellese; quindi per deputati del ceto civile: Michele Oliva, Cipriano e Domenico
Zappia; del mediocre: Michele Mittica fabbro, Giovanni Battista Morabito e
Paolo Virgara; per l’inferiore: Baldassarre Perre, Assunto Romeo e Giuseppe
Trimboli. A redigere il tutto fu chiamato Domenico Calipareo dell’ordines serviens. Tutti dovettero tenere
conto degli atti, delle rivele, degli apprezzi come delle once, appartenenti ai
cittadini residenti, dei forestieri residenti e dei bonateneti,che abitavano
in altri territori: Palmi, Oppido, Lubrichi, Bovalino, Ardore, Bombile, Natile,
Careri, Cirella, Santa Cristina e Santa Eufemia. Ne uscì fuori un compendio, un
manoscritto da decifrare, che alcuni facinorosi oggi si sono messi a copiare. Un
regalo di Natale devoluto da tutti i Signori prima citati. Robba, con due bi,
da pazzi!
In apertura un negativo colliquato che ritrae Caterina Fera, madre dell'autore della foto, il medico Giuseppino Mittiga: guardate ben il volto e le mani, la mamma sembra quasi biasimare il figlio.
Seguendo la valle naturale creata dal Careri si accorcerebbe di gran
lunga il percorso
Platì, 21 dicembre (M. F.) -
Un progetto arditissimo, ma di costo facile, e di utilità Immensa, sarebbe
quello di una strada Statale, che congiungesse Platì a Bovalino seguendo, con
opportune cautele, il corso del torrente Careri. Più che dì una nuova strada,
dovrebbe parlarsi anzi di una variante alla strada statale 112 d'Aspromonte,
che unisce Platì a Bovalino attraverso un lunghissimo giro vizioso, passando
per i paesi di Careri, Benestare, Bovalino Superiore, etc. Il tempo
normalmente impiegato da una automobile per coprire la distanza che separa Platì
da Bovalino, è attraverso la via di comunicazione attualmente esistente (la
suddetta SS. 112), di circa un'ora. Tale tempo,
se la strada seguisse ma la via naturale creata dal torrente Careri accorciato
del 90 per cento: basterebbero infatti pochi minuti a coprire tutto il
percorso. Il problema
degli abitati di Careri, Benestare etc. sarebbe risolvibile col semplice
sistema di creare apposite reti di strade provinciali, senza peraltro abbandonare
la S.S. 112 attualmente esistente. Alle
competenti autorità resta la decisione. MICHELE
FERA GAZZETTA
DEL SUD, 22 dicembre 1956
I disegni nell'ordine sono di: Caterina Barbaro, Ilary Barbaro, Aurora Catanzariti, Domenico Perre tutti della 4 b della scuola primaria, partecipanti al Premio "E. Gliozzi" organizzato dall'Associazione Etno- Culturale Santa Pulinara, edizione 2021.
Con la presente scrittura
privata redatta in doppio originale, e da valere come pubblico istrumento, noi
qui sotto scritti Francesco Gliozzi fu Domenico domiciliato in Platì ed Antonio
Violi fu Domenico da Lubrichi abbiamo redatto un contratto di sub locazione di
fondi olivetati, quale contratto viene rifuso nei seguenti articoli 1. Dichiaro io Francesco Gliozzi che con
scrittura privata redatta tra me e mio fratello Filippo del 21 Dicembre ultimo
scorso, e reggistrata in Ardore il dì otto Gennaio corrente mese al Lib: 2° Vol
5°, tassa Lire tredici 2/10 Lire due e cent. sessanta. Totale Lire quindici e
cent. sessanta. Il ricevitore Deangelis; il detto mio mi ha ceduto il metà
fitto dei fondi che a lui gli vennero ceduti in fitto dal Signor Arciprete di
Piminoro, con istrumento agli atti di Notar Signor Rocco Musitano di Bovalino
in data sedici Giugno 1879 Registrata in Ardore il 1° Luglio detto al N. 317
Libro 1° Vol. 13 folio 113: Deangelis; a quali atti noi sottoscritti ci
riportiamo. 2. Il Sub fitto che con la presente scrittura
avrà luogo, si dovrà intendere uguale a quello stipolato col sopradetto mio,
senza aggiungere o levare cosa alcuna di detto contratto, tranne per quella
riguardante l’estaglio; ed il Signor Antonio Violi sin da ora rientra nei miei
dritti, ed obblighi contenuti nella sopra cennata scrittura 3. Il Sub fitto in parole io sottoscritto Gliozzi
lo fò puramente e semplicemente al Violi per come lò fatto col ripetuto mio
senza aggiungere onere di sorta. 4. La durata del presente contratto di Sub locazione
avrà la durata di anni sei, la quale abbe principio dall’anno colonico 1879 per
terminare giusto li sopra cennati titoli. Basta il solo contratto di locazione
per la corrisposta dell’estaglio e non dovendo io di Gliozzi garentire il
frutto, né la sua bontà mentre resta a rischio e cimento del Signor Violi, sia
se gli alberi lo producessero, o nerezza ad ammalarsi e precipitarsi. 5. Io sottoscritto Antonio Violi accetto il Sub
contratto di locazione giusto come venne fatto tra essi Germani Fratelli Signori
Gliozzi 6. Io sopra detto Violi, mi obbligo corrispondere
col Signor Francesco Gliozzi di Botti cinque di olio di ulivo, presentandogli
una lettera di cambio di detta garantita di un negoziante di Gioia Tauro, o
pure presentandogli un garante solvibile, che assume le responsabilità della
consegna dell’olio in botti cinque e da pagarseli a tutto il trentuno marzo
dell’anno mille ottocento ottantuno e così successivamente negli anni mille
ottocento ottantatre e mille ottocento ottantacinque, e proprio nei giorni
sopra stabiliti. La lettera di cambio sopra
cennata od il garante mi obbligo io sopradetto Violi consegnarla, o presentarlo
al Signor Gliozzi non più tardi del dieci Dicembre e di ciascuno biennio cioè
al dieci Dicembre mille ottocento ottanta il primo, al dieci Dicembre mille
ottocento ottantadue il secondo, ed il terzo ed ultimo al dieci Dicembre mille
ottocento ottantaquattro. Qualora la detta lettera di cambio o buono di marina
delle cinque botti di olio di olivo o il garante accettabile da esso Signor
Gliozzi non avesse a consegnarlo o presentarlo nell’epoca pattuita di sopra, o
che il Signor Gliozzi non avesse a conoscere idoneo il garante presentato sono
da accettarsi i Fratelli Signori Guida o Ioculano da Oppido, e nel caso sia
della mancanza del buono sia del garante il presente contratto di comune
accordo si intende ritenere come casso e nullo. Ed io Violi mi obbligo pagare
al Signor Gliozzi la somma di lire mille a titolo di danni ed interessi sin da
ora liquidati e transatti. Io Gliozzi qualora avesse a contravvenire per fatto
mio proprio al presente contratto mi obbligo pagare al Signor Violi la sopra
detta penale, mi obbligo ancora rispondere direttamente verso mio fratello
Filippo pel pagamento dell’estaglio pattuito colla sopra cennata scrittura, ed
in mancanza pagare tutti i danni ed interessi che il Violi potrà soffrire, a
criterio di un perito scelto dal Pretore Mandamentale di Oppido. Il presente contratto viene
accettato da noi contraenti in tutta la sua estenzione e tenore per come sopra
stà scritto. Oppido lì quindici del Mese di
Gennaio mille ottocento ottanta. Antonio Violi dichiaro come
sopra Gliozzi Francesco fu Domenico
dichiaro come sopra
Platì è un
piccolo paesino di circa 4.000 abitanti con molta cultura e tradizione; una
volta si chiamava Santa Pulinara e non Platì. In questo paese la lingua è il
dialetto. Ci sono due campi e due parchi giochi, due asili, una farmacia e tanti
bar e pizzerie e c’è anche una pasticceria. C’è pure un bellissimo Ciancio,
questo Ciancio è chiamato fiumara, acqua limpida e quasi quasi brillante, alcuni
ci vanno a buttare la spazzatura. Ci sono due chiese, la chiesa Matrice è
intitolata Madonna di Loreto, e l’altra è intitolata la Madonna del Rosario A
Platì quasi tutti i giorni il tempo è bello. Ci sono davvero tante case e c’è
pure un Calvario proprio bellissimo, ci sono delle rocce vicine con sopra delle
croci e dietro una fontana e ci sono anche un po’ di case vecchie abbandonate C’è
un parco bellissimo chiamato “Parco dei Pini”. Ce la “rocca” quasi piangente
vicino alle case e c’è il verde che è molto intenso. Tutti i bambini vanno a giocare
sotto il comune e giocano a calcio o giocano anche alle scuole medie. La sua
tradizione è quella del pane, così buono, croccante, ben cotto. Ci sono sarte che
fanno belle cose, ricamatrici, artigiani e tante maestranze. Nel nostro paese
si produce olio e la pastorizia. Il nostro paese è situato a pochi km dalla
montagna e pochi km dal mare. L’Aspromonte, l’ultimo baluardo montano, fa parte
di Platì e conserva un’intera storia di Cultura. Sull’Aspromonte c’è una grossa
pietra chiamata “Pietra K”. Il punto più alto è il Montalto dove si trova la Madonna
di Polsi. Questo piccolo paesino è guidato da Rosario Sergi. Io Platì lo posso
pure descrivere con una parola BELLO ANZI STUPENDO, e non è finita qua, Platì un
paese felice … È semplicementePLATI’.
Medley dai testi presentati per Premio Letterario Ernesto Gliozzi
edizione 2021 dagli alunni DOMENICO AGRESTA, NATALE AGRESTA, CATERINA BARBARO, ILARY BARBARO, DOMENICO
CALABRIA, AURORA CATANZARITI, CATERINA LIGOLI, ELISA MARANDO, NATALE PANGALLO, ANNA PAPALIA, DOMENICO PERRE, SOFIA SERGI, ROSARIO
SERGI della classe 4 B delle elementari
Eu sugnu poeta e tu si
mischinu sciogghjimi stu jiommuru manu a manu: dimmi cu senza testa fa
caminu? dimmi cu ti saluta di
luntanu? dimmi cu fici ‘a prima ‘ccetta? dimmi cu pa primu ‘a
usau? Tu si poeta pecchì si
liberu, e reu mischinu, pecchi
sugnu carceratu. U jiommuru tu
sciogghjiu manu a manu: a barba senza pedi fa
caminu e la littira ti saluta
di luntanu; San Zenobi fici ‘a
prima ‘ccetta e fu propiu iju u primu
ca usau.
(*)Anonimo platiese.
In apertura via XXIV maggio - angolo via Antonio Italiano in una foto degli anni '60.
Confraternita del S. S. Rosario (Reggio Cal.) PLATI’
Deliberazione
N° 10 Oggetto Dimissioni
del Rettore D. Francesco Mittiga
I.M. I.
Onore e Gloria a
Dio ed alla Vergine del S. S. Rosario
L’anno 1927 il giorno 26 del
mese di Settembre in Platì, nella Chiesa del S. S. Rosario locale abituale per
le sessioni: Riunitasi di urgenza la
Congrega, l’oggetto da trattarsi ha fatto intervenire N. 21 nelle persone di:
I.Marando Domenico di Francesco
Priore
II.Zappia Rosario fu Frdinando
Segretario
III.Ciampa Domenico fu Vincenzo 1°
Assistente
IV.Timpani Domenico fu Francesco
2° Assistente
V.Riganò Paspale fu Giuseppe
VI.Barbaro Saverio fu Francesco
VII.Perre Francesco di Pasquale
(Cicerca)
VIII.Perre Francesco di Pasquale (Santollino)
IX.Marando Antonio fu Giuseppe
X.Mittiga Saverio fu Rosario
XI.Violi Rocco fu Angelo
XII.Mittiga Francesco di Agostino
XIII.Marando Pasquale fu Giuseppe
XIV.Mittiga Giuseppe fu Francesco
XV.Mittiga Tommaso di Filippo
XVI.Timpani Fiore di Domenico
XVII.Timpani Francesco di Domenico
XVIII.Aspromonte Francesco di
Domenico
XIX.Barbaro Domenico fu Francesco
XX.Perre Pasquale fu Francesco
XXI.Taliano Rocco fu Domenico
hanno giustificato gli altri l’assenza
data la convocazione venne fatta in via di urgenza ed erano fuori abitato per
lavori di campagna. Presiede il Priore Marando
Domenico, il quale porta a conoscenza dei Congregati che il Rev.mo Rettore
Arciprete D. Francesco Mittiga con sua lettera del 25 corrente rassegnava le
dimissioni dalla carica di Rettore della Confraternita stessa. Chiede la parola il fratello
Riganò Pasquale che gli viene accordata e fa la proposta che l’adunanza seduta
stante volesse recarsi a casa del Rev.do Arciprete Mittiga per farlo desistere
da tale proposito. A che il Priore non consente
per il momento, perché l’atto potrebbe dare l’aria di indisciplinati e mancanza
di serietà dato che il fatto merita invece di essere ponderato perché
avvicinandosi il mese ottobrino non è possibile lasciare senza i dovuti onori
la Regina delle Vittorie. A tale esauriente spiegazione
gl’intervenuti tutti alzandosi in piedi hanno protestato e respingono ad
unanimità le dimissioni e danno incarico ufficiale a che il Priore volesse
rendersi interprete presso il Rev.mo D. Francesco Arciprete Mittiga di farlo
desistere da tale sua decisione. Il Priore nel ringraziare gl’intervenuti
dichiara che essendo suo vivo desiderio l’erizione a Parrocchia della Chiesa di
Maria SS. Del Rosario porterà conoscenza dello stesso rev.do D. Francesco
Mittiga che egli è pronto ad assicurare la voluta rendita per il mantenimento
del Parroco stesso. Essendo la deliberazione
approvata ad unanimità ed essendosi espletato il compito il Priore dichiara
sciolta l’adunanza invocando l’aiuto e l’assistenza della SS. Vergine perché
volesse illuminare il Rev.do Mittiga e perciò invita gl’intervenuti alla recita
del Santo Rosario
Il
Priore
DMarando
L’Arciprete Don Francesco Mittiga era
nato il 21 giugno del 1872 da Nicola, sarto, e Mariantonia Gliozzi, tessitrice.
A ricordo della zia Amalia, sua lontana cugina, con il Rev.do Mittiga erano vicini
di casa, nel vico San Nicola. Il prelato oltre le funzioni nella Chiesa del
Rosario officiava anche in parrocchia. Non si hanno notizie sulla causa delle sue dimissioni da Rettore della Congrega. Il documento riportato è prezioso perché
tra le righe possiamo intravedere nomi e cognomi di chi ci ha preceduti, angoli
di vita paesana e sopra ogni cosa l’attaccamento alla Regina delle Vittorie al
cui cospetto non c’erano dimissioni o scuse, meno che mai quando si
avvicinavano i suoi festeggiamenti.
I documenti riportati, e gentilmente concessi, sono custoditi presso: