Powered By Blogger

giovedì 24 novembre 2016

L'Inchiesta - I cittadini segnalano


Giro d’orizzonte sulla Calabria minore
Il progresso non passa per Platì
LA TRIBUNA DEL MEZZOGIORNO Giovedì 10 gennaio 1963
A cura di Antonio Delfino

I cittadini segnalano
i problemi del comune

PLATI’, 9 – Dalle interviste che cortesemente ci hanno concesso numerosi cittadini, rappresentanti le varie categorie sociali, si rileva che i problemi del nostro centro sono complessi e vasti ed occorre una azione decisa e urgente in un piano generale di sviluppo economico-sociale.
-Rag. Salvatore Calanna (collocatore comunale): Incrementare le case popolari. Apertura al traffico della statale 112 e di bonifica. Creazione di aziende silo-pastorali. Scuole professionali.
-Sig. Natale Cusenza (rappr CISL): Maggiore sorveglianza dello Stato verso le imprese appaltatrici di opere pubbliche in quanto il denaro è frutto di lavoro dei cittadini. Sviluppo dell’agricoltura con metodi moderni.
-Sig. Pasquale Oliva (Commissario DC): Creare i presupposti per una agricoltura razionale, necessari al miglioramento del paese. Apertura della statale 112.
-Sig. Francesco Prestia (vice –sindaco): Fognature. Rete idrica nuova. Copertura vallone Lordo. Sistemazione dell’agricoltura con metodidi immediati e sistematici. Apertura statale 112.
-Fudoli (direttrice Avviamento agr.): Costruzione edificio scolastico con lo sviluppo delle attrezzature, indispensabili alla istruzione secondaria.
-Sig. Luigi Zappia (pres. Az. Catt.): Fognature, rete idrica, statale 112, sistemazione del bacino Ciancio e Sanello e del vallone Luscrì, sistemazione del bacino montano, mercato, macello, e miglioramento rete elettrica.
-Sig. Michele Crea (sindacalista):  Applicazione della legge sulla Calabria, con preferenza verso i problemi dei paesi montani.
-Sig. Francesco Perri (rappr. Braccianti): Sistemazione dei torrenti, apertura statale 112 e sistemazione agricola definitiva.
-Prof. Giuseppe Gelonesi (ins.):  Apertura statale 112, ampliamento della rete idrica e sistemazione, immediata e definitiva, del circuito elettrico difettoso, in quanto il paese resta spesso senza energia.
-Dott. Mario Spadaro (proc. Legale):  Creazione di opere pubbliche definitive necessarie al miglioramento delle condizioni di vita del paese.
-Sig. Rosario Morabito (pres. U.S. Platiese): Costruzione del campo sportivo e miglioramento delle attrezzature ginnico-sportive.
- Sig. Umberto Romeo (agente emigrazione): Statale 112, incremento di circoli culturali e scuole professionali. Maggiore sorveglianza igienico sanitaria sugli esercizi pubblici.
-Sig. Antonio Miceli (cons. comunale): Ampliamento acquedotto. Chiusura circuito e ammodernamento interno ed esterno della rete elettrica. Bonifica integrale del bacino del Careri.
-Mons. Giuseppe Minniti (arciprete): Sistemazione idraulico-forestale del bacino del Careri, presupposto al miglioramento delle condizioni di vita.
-Sig. Armando Mittiga (fiduc. Invalidi guerra): Bonifica integrale del bacino del Careri e del torrente Acone.
-Comm. Fortunato Furore (rappr. Agricoltori): Bonifica integrale delle imposte per i terreni alluvionati.
-Sig: Francesco Marando (perito agr.): Applicazione legge speciale per la Calabria. Bonifica integrale. Apertura statale 112.
-Sig. Antonio Tripepi (rappr. commercianti): Strada statale 112. Sviluppo edilizia.
-Sig. Alberto Domenico Aurelio (pres. Coldiretti): Sviluppo della bonifica del Careri. Apertura della statale 112. Sviluppo dell’edilizia. Incremento per un’economia silvo-pastorale.
-Sig. Rosario Stancati (rappr. Artigiani): Maggiore potenziamento delle piccole

Nota
Questi nomi corrispondono al Catalogo delle navi nel secondo libro dell'Iliade di Omero, un'epica del passato platiotu. A rappresentarli, tra tutti ho scelto Luigi, meglio noto come Gino, Zappia, nella foto il primo alla vostra destra.


 

I razziatori (reg. John Ford - 1919)

How many licks does it take?
Madonna, Thief of Hearts


This picture Belong to PlatìaCiurrame 
Quelli di belong razzolano di qua e di là pur di riempire a cardara pe frittuli
e a loro dedico questa canzone di Madonna, non chija du Ritu




mercoledì 23 novembre 2016

Ricorda il mio nome


Questo non è solo l' estremo omaggio a chi non è più, è ancora una volta il tributo all'intera nazione Alias, di ieri e di oggi, platiota, che con orgoglio e pudore si svela.

Cutrì Caterina (22.8.1850) surda d' incròcchina
Cutrì Maria (31.5.1850) muta-figlia di Giuseppe pitèri
De Giorgi Caterina (15.9.1850) vedova di Caruso Domenico banci
Ielasi Domenico (18.10.1850) surra
Mittiga Domenico (21.6.1850) di Giacomino dama
Nicita Elisabetta (22.10.1850) casignanota, ved.di Portlise Domenico
Romeo Domenico (26.11.1850) pilato   figlio di  pappannici
Romeo Domenica (28.9.1850) vedova di Staltari Francesco caccianti
Romeo Rosario (1.9.1850) di Saverio pilatu
Portolisi Giuseppe (24.3.1850) bifolco-figlio di mangiafica
Spagnolo Domenico (2.12.1850) gajìna
Velardi Pasquale (10.8.1850) di Giuseppe trisilicotu
Agresta Saveria (6.7.1851) del pietusu- vedova di Zappia Rocco
Carbone Anna di Michele(10.1.1851) ranco
Carbone Antonio (13.9.1851) di Giuseppe  petruliju e Romeo Giuseppa
Carbone Francesco (16.2.1851) cerasu -  usciere
Carbone Giuseppe (3.11.1851)di Antonio petrulìju
Carbone Pasquale (20.1.1851)di Gius. lignoduro e di Staltari Anna gattina
Carbone Rocco (31.1.1851) medaglia
Catanzariti Antonino (7.11.1851) di Francesco franciscuni e Zappia Anna
Catanzariti Antonio (6.3.1851) gorgiuseju-figlio di Francesco razzuja
Catanzariti Domenico (3.1.1851) giomo
Catanzariti Rosa (22.3.1851)  di Pasquale tonga
Catanzariti Rosario (28.6.1851) di Giuseppe celestino
Cua Caterina (5.1.1851) pana
Cusenza Rosa (4.8.1851)  vedova di Garreffa Giuseppe 'mburni
Giorgi Antonio (3.2.1851) marcellina (marciajìna?)
Iermanò Elisabetta (9.8.1851)-muta-figlia di Saverio aricchia

domenica 20 novembre 2016

Ombre e nebbia (reg. Woody Allen - 1991)





Polsi oggi pomeriggio 21 ‎novembre ‎2016, ‏‎02:29:58

La roccia incantata ( reg. Guido Morelli - 1949)


‎Ieri ‎19 ‎novembre ‎2016, ‏‎13:46:44, Foto Carannante

venerdì 18 novembre 2016

Vamos a matar compañeros (reg. Sergio Corbucci - 1970)

Pintaremos de rojo sol y cielo
Segio CorbucciVamos a matar compañeros 


Giro d’orizzonte sulla Calabria minore
Il progresso non passa per Platì
LA TRIBUNA DEL MEZZOGIORNO Giovedì 10 gennaio 1963
A cura di Antonio Delfino



Ferdinando Mittiga brigante borbonico

PLATI’, 9 – Cento anni or sono il territorio di Platì fu teatro di azioni brigantesche ad opera di Ferdinando Mittiga. Giovane appartenente a modesta famiglia e dotato di forte coraggio, riuscì a costituire una banda di molte persone reclutate nei paesi vicini.
Le sue imprese brigantesche erano una conseguenza della questione politico-agraria che travagliava il Meridione, sicché erano ben viste dalle popolazioni in disprezzo al nuovo governo italiano che si era reso impopolare aumentando gli oneri fiscali e i prezzi del pane e del sale.
In questo clima di larghe simpatie la banda Mittiga rappresentava il simbolo del defunto regno borbonico.
Il Mittiga riuscì a mettersi in contatto con il Comitato Borbonico clandestino, sovvenzionato dallo stesso Francesco II che non si era ancora rassegnato alla perdita del Regno.
La banda Mittiga fece credere ai legittimisti di Francia e di Napoli che disponesse di forze ingenti sicché questi inviarono in Calabria il generale spagnolo Josè Bories con altri 22 ufficiali per inquadrare queste forze e dare un assetto organico.
Gli spagnoli sbarcarono a Brancaleone e Ferruzzano e, dopo essere stati a Bianco ospiti del convento dei Riformati, proseguirono per Cirella ove si incontrarono col Mittiga. Restarono però delusi alla visita di quelle poche forze male addestrate, alle quali si erano aggiunti delinquenti di ogni risma che assalirono Platì e fecero rubberie.
Il governo, che non voleva distogliere forze militari che si trovavano impegnate al confine con l’Austria, intervenne successivamente, pensando che il brigantaggio nell’Aspromonte potesse divenire pericoloso ed allargarsi alla provincia. Pertanto, inviò un gran numero di bersaglieri, al comando del maggior Rossi, che affrontò la banda e la decimò.
Il Mittiga trovò riparo in un mulino nei pressi del torrente Acone, ma, tradito dal mugnaio, fu ferito dai bersaglieri. Morì dissanguato in montagna dov’era fuggito. La sua test fu portata in giro, affissa ad un palo, per esempio alla popolazione.

Nota
La speranza è che la saga su Ferdinando Mittiga/Mittica non venga ad esaurirsi mai, a detrimento di storici ufficiali e sottufficiali, come diceva il principe De Curtis - magari ora si scopre che Totò era un nostalgico dei Borboni.


giovedì 17 novembre 2016

Morning has broken - Cat Stevens

Sweet the rain's new fall, sunlit from heaven
Like the first dewfall, on the first grass
Praise for the sweetness of the wet garden
Sprung in completeness where his feet pass
Cat Stevens, Mornig has broken

Nell'ombra: il nonno Luigi, la zia Amalia, la nonna Lisa e la mamma
al centro: la zia Gemma, nata Serafina, la zia Serafina e Saro
avanti: Pina e una signorina non identificata



da sinistra: la zia Iola, la mamma, la zia Pina, la zia Gemma, la zia Amalia
al centro: Maria e Luigi



Marilisa e Valentina



Lo zio Pepè

Il fondo Ernesto Gliozzi presso l'archivio diocesano a Locri






mercoledì 16 novembre 2016

Antonio di Padova, il Santo dei miracoli (reg. Giulio Antamoro - 1931)

Festa di S. Antonio

                          Cleppae
                              Celibato ab alterno
                                A puellis damnoto
                                        Et aeterno

Oggi il guercio scaccino dalle celle
Campanarie uno esteso suono effonde
E chiama a festa tutte le zitelle
Nel cui cuore “ il bel sogno “ si nasconde

Sogno d’amor, ma … più di matrimonio
Che avvampa dentro un vecchio o giovin cuore
E che sol può avverare Sant’Antonio
Che d’ogni matrimonio è Protettore

E in lieti gruppi sciaman speranzose
Verso il gran Santo, vergini sognanti
Candidi veli e zagare odorose
E poi collane d’oro scintillanti.

E reca ognuna ai piedi dell’altare
Ove troneggia di tra i ceri il Santo
Il suo cuore è stanco d’aspettare
Perché à aspettato tanto,tanto, tanto.

Timida presso al Santo, Caterina
Mormora trepida: o Antonio Santo
Perché ài fatto sposar la mia vicina
E me lasciasti nubile cotanto?

E un’altra al Simulacro ove si appresta
(è Concettina) o Santo Antonio mio,
anno venturo ti farò una festa
 se Tu fai sposar chi voglio io.

E vien la volta di una zitellona
Che il tempo un po’ sfiorì ma è ancor piacente
Fammi sposare …., a Cremona
A Napoli, a Perugia (…) splendente!

E sussurra una vedova accasciata
Con voce  semi rotta nelle strozze
Sono giovine ancor, fresca, attillata
Fammi passare Tu a seconde nozze.

E mentre un tal ritmo si sgrana
Il rosario di tali postulanti
il pio guercio scaccino alla campana
Si afferra e trae accenti più squillanti

Giù nella chiesa ancor con gran fervore
La folla che il grande Santo ancora osanna
Cercan marito e io pago all’esattore
Il celibato … e l’anima si danna

Giacomo Tassoni Oliva 

Nota
Don Giacomino fa rivivere per noi il paese e le sue devozioni con deliziose quartine, ognuna delle quali costruisce un piccolo filmato fiabesco.
Ovviamente il guercio scaccino era Micu l'orbu, abile campanaro e virtuoso all'armanium.



lunedì 14 novembre 2016

La tomba di Ligeia (reg. Roger Corman - 1964)


Quando i crepuscoli del sole morente mandano i loro ultimi pallidi bagliori, e la sera invita il tardo passeggero, che da lassù apparisce, ad affrettare il passo alla volta del suo ricovero; e l’ala stridente del falco o del nero corvo, che vi passa vicino, rapida fende l’aria, e raccoglie il volo sopra qualche rupe inaccessibile; quando l’ululo del gufo e il sinistro squittire della civetta, fosca abitatrice delle fessure di quelle muraglie, risuona, ad intervalli, lamentoso, il luogo diventa addirittura tragico.
L’ombra crescente, a misura che rende più indistinti i profili di quei vecchi avanzi, fa apparire più tenebrosi i recessi, ed in quelle cave sembra maturarsi qualche cosa di cupo e sinistro da agenti tenebrosi. Il lieve stormire delle foglie sembra il passo misterioso di qualcheduno che s’avvicini, e comunica brividi. Vaghi profili si disegnano nell’oscurità, e in mezzo a quelle ombre fosche l’occhio allucinato vede delinearsi una bianca veste verginale, slanciata e flessuosa che sorge da una tomba, mentre una testa nascosta da lunghissime chiome scomposte, che scendono fluttuanti fino al suolo, si disegna meglio.
Due mani stecchite allontanano lentamente il volume di capelli che nascondono il volto, ed apparisce una faccia pallidissima, di una vaporosa bellezza, i cui occhi sembrano di poco a poco svegliarsi da un sonno lunghissimo, e fissarvi con una espressione indefinibile, sinistra e tragica, mentre la bianca tunica, aprentesi d’improvviso, vi mostra un seno esuberante, su cui rosseggia una lunga striscia di sangue che stilla lentamente fino al suolo.
Vi sentireste tentati, vincendo lo stupore, d’interrogare quella strana vergine, bella di una eterea bellezza, ma la vostra voce non otterrebbe risposta alcuna; la vostra invocazione verrebbe accolta da un silenzio superbo.
L’aspetto di quell’apparizione ha parlato troppo, e nessuna umana favella potrebbero rendervi il senso profondo della sublime tragedia compitasi, più di trecento anni fa, lì, in quel luogo, dove un’anima nobilissima, una candida vergine, rapita all’affetto dei suoi cari dall’amore prepotente del signore di quel forte antico, si trapassava il seno con un coltello, anziché cedere all’amplesso tirannico.
E quella pallida ombra, ogni notte, a quell’ora, suole mostrare quivi il suo dolente aspetto, sorgendo dall’avello, che fra quelle mura medesime ergevale l’innamorato e pentito suo tiranno, tardo ammiratore di inaudita virtù.
E’ irriverenza disturbare quel sublime dolore; esso non vuole la parola umana incapace di descriverlo; il silenzio profondo e riverente del cuore è accettato meglio.
Ed ella si dilegua, mentre gemiti lugubri e repressi le tengono dietro, come di persona che la seguisse, di un altro fantasma che implorasse un perdono chiesto da secoli, e non mai concesso.
E’ verità? È leggenda, a prescindere dalla verità storica, pur vi può rappresentare, sebbene con più pallidi colori, la verace anima del passato.

Domenico Giampaolo,Un viaggio al Santuario di Polsi in Aspromonte, prima edizione 1913, ristampa, Grafiche Marafioti, Polistena 1976

Nota
Questa non è letteratura che si addice, o meglio, che può nascere da penna calabrese o nazionale, solo un visionario come Edgar Allan poteva riuscirvi. Né tanto meno può essere apprezzata dai nativi sanluchesi, meno tra tutti poteva essere gradita a Stefano De Fiores, eterno, contorto, mariologo. Eppure Domenico Giampaolo riuscì di trasfigurala sulle rive del Bonamico come Roger Corman trasfigurava, per conto dell’American International Pictures, Edgar Allan con i colori di Floyd Crosby. E vi dico, che certi passaggi di Domenico Giampaolo - rapito, prematuramente, all’affetto dei suoi cari dall’amore prepotente della Morte - li preferisco a interi racconti di Alvaro.