Riasunto
Reverendissimo Arciprete Ieri
mattina sono andato alla messa
comera il solito non o visto la
vostra presenza non potete
credere quanto scura era
quella chiesa il mio misero cuore
Palpitava di dolore penzando
la vostra spartenza e locchi miei
sirimpirono di lacrime e non
offatto altro che occeso la lampa e
dovette uscire fuori che mi ricordava
quella belle messe solenne e quella
bella dottrina che facevamo incom-
pagnia gioia Aime quanto dolore
o provato nemmeno di mio Padre
che sitrova di quella cosa di pena
Perché era piccolino e non loricosco
di circa due anni che riconosco avoi gioia
di contentezza come sefosse che avessi il
mio coro Padre ora con quale dolore
sono rimasto penzando la vostra
lontananza e penzando tutto quello che
ciavete insegnato mifa dolore e non mi fido
più di andare alla messa per i primi tempi
mi sembrava che nonmimporta che mi
promettevavo che mi portate con voi gioia
di contezza ora vedo che debbo rinare
aime quanto dolore posso avere nel mio
cuore che la mia fortuna mi va contraria
che quando inquando o trovato secondo
Padre mie volato della miei occhi a quanto
Dolore posso avere ora finisco da scrivere
che il cuore mi palpita di
dolore vi cerco
perdono di tutte le mie mancanzi
che vio fatto in questo tempo che pistato
convoi vi bacio la mano
non dolore e pianto e sono il vostro servo
Bonfà
Vincenzo
Alle volte leggendo un testo (inviato allo zio Ernesto il giovane) come questo, penso che tutta la letteratura mondiale vada messa sullo sfondo e rivista con altro ... cuore.