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lunedì 17 febbraio 2014

Dio è con noi (reg. Giuliano Montaldo - 1969)


Roma 12 – 4 – 48
I. M. I.

Miei cari,
avrei dovuto rispondere la scorsa settimana, quando ricevetti il pacco con le uova, la “ guta “ e la lettera, per ringraziarvi di tutto, ma essendo prossime le vacanze per le votazioni del 18 c. m.  ho aspettato per scrivere ora con più agio. Il cugino Tagliaferro molto cortese mi ha portato le notizie molto particolareggiate: mi ha detto pure che Ciccillo gli ha detto del cristarello che egli mi aveva chiesto l’anno scorso. Gliel’ho dato quel giorno ch’è venuto un “ cristarello “ piccolo, quello grande come lo vuole lui glielo devo far comprare.
Ora basta col cugino.
Oggi son cominciate le vacanze che dureranno fino al 23, e questo mi pare che sia per tutte le scuole d’Italia quindi è una notizia che già sapevate, ma che vi è nuova invece è questa: sapete dove dovrò andare a votare questa volta? Uh, quant’è lontano! … e poi non ci sono neanche i mezzi di trasporto per recarsi in quel seggio. Dovrò andare in via S. Quintino n. 4, al reparto scuole dell’istituto delle Figlie di N. S. del Monte Calvario. Non so neppure dove rimanda questo luogo so soltanto ch’ è molto lontano ed io quel giorno comincerò ad incamminarmi dodici ore dopo mezzanotte così almeno per mezzogiorno mi troverò lì.
Preghiamo e ci auguriamo che tutto vada bene, e che le ansie dei buoni siano coronati con il trionfo della religione cattolica e che i cattivi siano confusi nei loro cattivi desideri, mentre per le loro anime invochiamo luce e ravvedimento. Non vi preoccupate se dovesse pure avvenire qualche piccola rappresaglia, quel giorno che si saprà il risultato delle votazioni. Saranno gli spasimi di un corpo che muore, il demonio che vedendosi frustato e cacciato degrigna i denti … ma non morderà. Dio è con noi, e non avremo di che temere, quand’anche si scatenasse contro di noi tutto l’inferno. Io sono al sicuro; se pure la radio darà qualche notizia allarmante non vi preoccupate. Non dovrò neanche uscire di casa per votare! … Volevo parlarvi dei momenti suggestivi passati in Piazza S. Pietro il giorno di Pasqua, ma con le mie povere parole sciuperei il ricordo della solennità di quell’ora.
Forse tutta quella interminabile folla, che l’occhio non riusciva a accogliere, e quelli che dall’aeroplano hanno riempito quel lombo di cielo di milioni di manifestini, che il venticello si divertiva a cullare prima di lasciarli cadere, la saprebbe descrivere meglio di me quell’ora di cielo, ma pochi più di me l’ànno sentita e gustata intimamente.
Ho preso la Benedizione per tutti voi, dal S. Padre.
Vi abbraccio con affetto a tutti e chiedo la S. B. a papà e mamma. MGemma



domenica 16 febbraio 2014

A million miles away - Rory Gallagher




In un momento può essere passato un secolo, e io faccio il possibile per conservare questo momento, mantenerlo solido e vivo.
William Saroyan  (Fresno, 31 agosto 1908 – Fresno, 18 maggio 1981) 




dedicato a ............

giovedì 13 febbraio 2014

Furore (reg. John Ford . 1940)


Alcune fotografie che Francesco di Raimondo mi ha posato ai piedi dell’albero quest’ultimo Natale, appartengono all’archivio personale dell’onorevole Franesco Catanzariti, mi hanno migrato la mente ad un periodo storico e agli avvenimenti che ne sono scaturiti; gli stessi hanno fatto presa anche tra i braccianti agricoli ed i disoccupati di Platì.
Parlo delle rivolte contadine e dell’occupazione delle terre che sconvolsero il meridione italico nell’immediato dopoguerra con le conseguenti stragi. La più ricordata è quella di Portella delle Ginestre; più vicino a Platì, quella di Melissa, nel crotonese, dove rimasero nella polvere una donna e due uomini: la mano che colpiva la conoscete.
E’ vero che gli episodi di Platì furono del tutto marginali ed accaddero qualche tempo dopo. Ci si limitò soltanto a far sfilare i braccianti, alle volte accompagnati dal bestiame allevato.
Nella città dello Stretto in anni recenti ebbi modo di conoscere e stringere amicizia con il professor Emanuele Conti che negli anni sopra citati ebbe modo di percorrere le strade del reggino, in qualità di organizzatore politico, arrivando a Platì dove conobbe e collaborò con l’onorevole Catanzariti, ancora oggi l’unico parlamentare con i natali platioti.
Quanto accadde a Platì e nei paesi a lui vicini non portò a nulla. I braccianti ed i disoccupati rimasero tali ed alla fine i più vecchi brigarono per il riconoscimento della pensione d’invalidità mentre i giovani presero il treno a Bovalino Marina per Corsico-Buccinasco.
A ricordo di quel poco che accadde nacquero le feste dell’Unità come le gite e la banda che intonava Bandiera rossa il Primo Maggio per le vie paesane.

Chi rimase e continuò a lavorare sotto padrone divenne, giustamente,proprietario,  a causa di un nuovo tipo di strage che non risparmiò, questa volta, chi possedeva le terre: l’università e la conseguente carriera professionale. Ma questo è un altro film. 

giovedì 23 gennaio 2014

Il reduce ( reg. David Berlatsky - 1977)




Municipio di Platì
Estratto del registro dei nati dell’anno milleottocentoquarantaquattro
N. 57 Gliozzi Francesco
L’anno milleottocentoquarantaquattro il dì ventinove del mese si settembre, alle ore venti
Avanti di noi Francesco Oliva Sindaco ed ufficiale dello stato civile del Comune di Platì Distretto di Gerace Provincia della prima Calabria ulteriore è comparso Don Domenico Gliozzi di anni trenta di professione civile domiciliato in Platì il quale ci à presentato un neonato secondo che abbiamo accuratamente riconosciuto, ed à dichiarato che lo stesso è nato da lui dichiarante, e da Donna Elisabetta Gliozzi sua moglie legittima di anni venticinque domiciliata con esso, il giorno ventotto del corrente mese di Settembre
alle ore sei d’Italia nella propria casa sita come sopra.
Lo stesso à inoltre dichiarato di dare al neonato suddetto il nome di Don Francesco Gliozzi
La presentazione e dichiarazione anzidetta si è fatta  alla presenza di Domenico Trimboli di anni trenta di professione bracciale  regnicolo, domiciliato in Platì e di Diego Birbano di anni cinquantasei di professione bracciale  regnicolo, domiciliato ivi testimoni intervenuti al presente atto, e da esso signor Don Domenico Gliozzi prodotti.
Il presente atto che abbiamo formato all’uopo è stato inscritto sopra i due registri, letto al dichiarante, ed à testimoni ed indi, nel giorno, mese, ed anno come sopra firmato da noi e dal dichiarante, avendo detto i testimoni di non sapere firmare. Firmanti Domenico Gliozzi___ Francesco Oliva___
Vi è a margine l’annotazione dell’eseguito battesimo
Per estratto conforme ad uso di pensione quale reduce della battaglia dell’indipendenza italiana.
Platì 7 agosto 1907

martedì 10 dicembre 2013

Amalia por amor - Dulce Pontes / Ennio Morricone



Ave Maria
Mia carissima Amalia,
non c’è bisogno che ti dica che questa lettera è per farti gli auguri, già lo sai ed io ci tengo molto a farteli giungere in tempo per il giorno 12 c. m.
Hai ragione che il tuo onomastico è in po’ trascurato ed io stessa non ti ho mai scritto per tale occasione, e non è difficile capire il motivo; dipende non da noi, ma dalla … santa che non è molto conosciuta. Nel martirologio che noi leggiamo in refettorio e nel quale sono elencati tutti i santi del giorno, non c’è, ed io me ne accorgevo quando si e quando no se guardavo il calendario. D’ora in poi ti prometto che non mi dimenticherò più. Con quanto amore ti vorrei formulare i miei auguri non te lo so dire Ti vorrei sapere felice in tutto.

In questi giorni ho te soprattutto nella mente e non so che farei per farti passare il mal di testa e farti avere un po’ di aiuto in casa. Spero che il buon Dio ci esaudisca e ti ricolmi delle più belle grazie. Tu, mia cara e buona Amalia, hai avuto la missione da Dio di essere la più vicina alla mamma, negli anni in cui ella ha bisogno di aiuto, ed il Signore non mancherà di guardarti con occhio di compiacenza e di premiarti anche in questa vita, perché è quello che si fa ai genitori che Egli più di tutto ritiene come fatto a sé. Quando ho scritto, giorni fa volevo far gli auguri ad Ernesto per l’anniversario di sacerdozio e poi mi è sfuggito. Il giorno 5 però ho pregato di più per lui. Qui sta piovendo a dirotto ed io auguro che quante gocce d’acqua stanno cadendo tante grazie, benedizioni e favori celesti il Signore faccia scendere su te e la nostra famiglia. Bacio tutti quanti ed a te in particolare, dicendoti ancora auguri d’ogni bene. La tua aff.ma M Gemma

martedì 19 novembre 2013

La banda degli onesti ( reg. Camillo Mastrocinque - 1956)

OGGI
in contemporanea con


Il critico Johnny Carteri di Bovalino  su Calabria Forever,  che si pubblica a New York, ritiene poco probabile questa storia girata in anni in cui il neorealismo italiano trapassava in realismo di maniera. Noi non siamo d’accordo. Girato in un contrastato bianco e nero, la famosa Pancro  C. 7 della Ferrania, da Leonida Barboni alla fine convince più del precedente  Tacca del  lupo. Questa volta più che alle opere fordiane della frontiera la direzione di Germi si rifà a La via del tabacco ma soprattutto a Furore, con  Raf Vallone che molto bene sottolinea lo sradicamento del protagonista. Ferdinando diventa brigante perché destinato. Al destino danno una mano i notabili latifondisti ed i loro sgherri passati dalla parte del nuovo padrone piemontese. Ferdinando sceglie la tradizione non il progresso che risulta un voltafaccia, un rimescolare più che un rinnovamento a vantaggio delle classi più umili.
Gian Luigi Rondi sull’Osservatore Romano lo definì di propaganda populista mente Guido Aristarco sull’Unità lo bollò come nocivo per le lotte contadine della Calabria.

lunedì 18 novembre 2013

Una persona per bene (reg. William Wyler - 1927)

La notizia comunicatami da Francesco di Raimondo della morte di don Umberto Romeo all’età di centotre anni, più che generare la tristezza che avrebbe aggiunto sofferenza in questo momento critico della mia vita, provoca il senso di gratitudine più alta per un uomo divenuto il simbolo di un paese che non è più quello che mi sono portato abbandonandolo una mattina di quarantasette anni fa.
Don mbertinu è stato l’amico ed il compagno dei nostri padri come dei nostri zii nonché un volto visibile continuamente nella mia infanzia soprattutto per la stretta vicinanza delle nostre abitazioni lungo la via XXIV maggio.
A don Umberto non si addice il pianto bensì il ricordo della persona che appartiene al tempo perduto.

giovedì 7 novembre 2013

Corpo celeste pt.9 in-Fine, Ave Maria


                                                                                            Gerace Sup., 16 – 12 – 919
Carissimo Giacomo,

poche parole tanto per ringraziarti sentitamente delle gentilezze che hai creduto usarmi costà, quando, chiamato al letto dell’ottimo tuo Zio Arciprete, ho tentato tutte le risorse dell’umana scienza, a me note, per ricondurre alla vita Colui che Iddio voleva a Sé. Spero però che le mie cure, suggerite, più che dalla scienza, dall’affetto e dalla venerazione per quello Uomo buono, abbiano alquanto lenito le sofferenze degli estremi momenti di lotta.
  Mi duole non poco di averlo conosciuto al tramonto della sua vita: ma quelle poche ore  di conversazione con Lui mi hanno disvelato un animo squisitamente nobile, superiore alle frivolezze, ai capricci umani; una vita tutta consacrata a Dio, ed al suo letto di morte palesa i tesori di credente convinto, pria nascosti gelosamente dalla più vera umiltà. Egli già sentiva il distaccarsi degli affetti terreni e, mentre la natura lentamente si dileguava nell’infinito del passato, come una visione che svanisce nell’etere, egli sentiva il bisogno di udire per l’ultima volta uno squarcio dell’arte più pura e che più avvicina a Dio, sentiva il bisogno, dico, di gustare le note angeliche dell’Ave Maria del Gounod. L’arte e la Fede rendono quegli estremi momenti, altrui foschi e penosi, a lui soavi, si una soavità ineffabile. Quelle note infatti lo commuovevano, lo rapivano in un’estasi beata, ed in quell’estasi Egli sentiva ancora altre note più armoniose, più dolci, più sublimi, quelle della musica celeste. La sua Anima buona, nel separarsi dal corpo, ormai corroso e decrepito, passò da questa terra senza attraversare il livido Stige, ma cullata da un’onda luminosa di due armonie che s’intrecciavano, quella terrena, cioè, che si affievoliva e la celeste che sempre più si avvicinava. Caro Giacomo, quel momento non era la morte, il fitto velario del passato e dell’oblio che si stende lugubre nella maggior parte degli uomini che passano, era invece l’aurora dell’apoteosi del Giusto! Preghi Lui Iddio per noi e vegli sempre sul nostro periglioso cammino.
  Cari ed affettuosi abbracci
tuo aff. Compare
F. SPANO’