Roma 12 – 4 – 48
I. M. I.
Miei cari,
avrei dovuto rispondere la scorsa settimana, quando ricevetti il pacco
con le uova, la “ guta “ e la lettera, per ringraziarvi di tutto, ma essendo
prossime le vacanze per le votazioni del 18 c. m. ho aspettato per scrivere ora con più agio.
Il cugino Tagliaferro molto cortese mi ha portato le notizie molto
particolareggiate: mi ha detto pure che Ciccillo gli ha detto del cristarello
che egli mi aveva chiesto l’anno scorso. Gliel’ho dato quel giorno ch’è venuto
un “ cristarello “ piccolo, quello grande come lo vuole lui glielo devo far
comprare.
Ora basta col cugino.
Oggi son cominciate le vacanze che dureranno fino al 23, e questo mi
pare che sia per tutte le scuole d’Italia quindi è una notizia che già sapevate,
ma che vi è nuova invece è questa: sapete dove dovrò andare a votare questa
volta? Uh, quant’è lontano! … e poi non ci sono neanche i mezzi di trasporto
per recarsi in quel seggio. Dovrò andare in via S. Quintino n. 4, al reparto
scuole dell’istituto delle Figlie di N. S. del Monte Calvario. Non so neppure
dove rimanda questo luogo so soltanto ch’ è molto lontano ed io quel giorno
comincerò ad incamminarmi dodici ore dopo mezzanotte così almeno per
mezzogiorno mi troverò lì.
Preghiamo e ci auguriamo che tutto vada bene, e che le ansie dei buoni
siano coronati con il trionfo della religione cattolica e che i cattivi siano
confusi nei loro cattivi desideri, mentre per le loro anime invochiamo luce e
ravvedimento. Non vi preoccupate se dovesse pure avvenire qualche piccola
rappresaglia, quel giorno che si saprà il risultato delle votazioni. Saranno
gli spasimi di un corpo che muore, il demonio che vedendosi frustato e cacciato
degrigna i denti … ma non morderà. Dio è con noi, e non avremo di che temere,
quand’anche si scatenasse contro di noi tutto l’inferno. Io sono al sicuro; se
pure la radio darà qualche notizia allarmante non vi preoccupate. Non dovrò
neanche uscire di casa per votare! … Volevo parlarvi dei momenti suggestivi
passati in Piazza S. Pietro il giorno di Pasqua, ma con le mie povere parole
sciuperei il ricordo della solennità di quell’ora.
Forse tutta quella interminabile folla, che l’occhio non riusciva a
accogliere, e quelli che dall’aeroplano hanno riempito quel lombo di cielo di
milioni di manifestini, che il venticello si divertiva a cullare prima di
lasciarli cadere, la saprebbe descrivere meglio di me quell’ora di cielo, ma
pochi più di me l’ànno sentita e gustata intimamente.
Ho preso la Benedizione per tutti voi, dal S. Padre.
Vi abbraccio con affetto a tutti e chiedo la S. B. a papà e mamma.
MGemma