Caro Francesco, la distanza sarà sempre più incolmabile e ci nutriremo sempre di più di nostalgia e qualcuno di sensi d colpa. A questo punto vorrei dire che pure i medici condotti sono cambiati, divenuti paurosi dei comandanti che stanno in alto, ma chi comanda non si bagna, diceva la zia Amalia. Lo zio Giuseppino per me è stato zio, pediatra e medico di famiglia.
mercoledì 16 novembre 2011
martedì 15 novembre 2011
lunedì 14 novembre 2011
venerdì 11 novembre 2011
giovedì 10 novembre 2011
La casa senza tempo (reg.Andrea Forzano - 1943)
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Once upon a time in Platì,
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mercoledì 9 novembre 2011
Anyway, Anyhow, Anywhere - David Bowie
Essere nel giusto non è possibile, ciò che è possibile è tentare di essere nel giusto. Il rispetto della verità consiste nel tentare di essere nel giusto in ciò che si crede, e anche nel fare tutto ciò che è possibile affinché anche gli altri lo siano.
Bertrand Russell
Tutti siamo ciò che le circostanze hanno fatto di noi.
Marcel Proust, op cit
martedì 8 novembre 2011
L'importanza di chiamarsi Ernesto - Revisited
Ernesto Gliozzi senior 1883 - 1949
sacerdote e poeta di Platì
P. Nasica
Quando arrivò si dissero – Che naso!...
Se corrisponde veramente al fuso…
Se vuol ficcarlo, qualche volta, a caso
Come si fa per togliergli quest’uso?
Oh la non vedete monte Parnaso
Un promontorio sopra quel muso!
Domineddio conceda un giusto vaso
Per mantenerlo, in certo modo, chiuso…
Ma le pie donne di Gerace in chiesa
Si prosternaro e dissero: Di vasi
Qui ce n’è tanti, ben capaci, a josa…
Venga tra noi, non gli faremo offesa,
Abbiamo visto e d’ogni fatta nasi
Da superar le punte di Gioiosa.
Sac Ernesto Gliozzi senior
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Ernesto Gliozzi Sen,
Once upon a time in Platì
lunedì 7 novembre 2011
L'importanza di chiamarsi Ernesto (reg. Anthony Asquith - 1952)
Oggi è Santo Ernesto ed era l'onomastico degli zii, per me in particolare di zio Ernesto junior, in quanto lo zio senior non ebbi il tempo di arrivare per conoscerlo. Negli ultimi anni di vita dello zio era per me un dovere essere a Platì per festeggiarlo e festeggiargli la vita che ebbe in dono. In questi anni il posto lasciato vuoto dallo zio Pepé fu riempito da Giuseppino, il più giovane Gliozzi, nato da Luigi e Pina.
Oggi, pure, nella piccola stazione di Astapovo (Аста́пово) nella regione di Lipeck, nell'anno 1910, alle sei del mattino lasciava la terra all'età di ottantadue anni Sergio Leone Tolstoi.
Questa congiunzione per me è molto importante, come quelle che ricorderò il due febraio se sarò ancora qui.
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Once upon a time in Platì
venerdì 4 novembre 2011
Tomorrow - James
Osservando la luna, comprendiamo ciò che diventerà la terra: un pianeta deserto, freddo e senza vita. Qualcuno dirà che questo pensiero è deprimente, toglie la gioia di vivere. Sciocchezze! Nessuno, in realtà, si affligge molto pensando a quanto avverrà tra milioni di anni. Chi dice di avere tali preoccupazioni inganna se stesso. Ci si occupa di pericoli imminenti e non molto remoti. Certamente è un poco triste pensare che tutto debba finire; però, osservando quale uso molta gente fa della propria vita, quel pensiero è quasi concolante.
Bertrand Russell
Bertrand Russell
giovedì 3 novembre 2011
L'olio di Lorenzo (reg. George Miller (II) - 1992)
Arbos
I traffici economici interni ed esterni che in passato hanno fatto di Platì un paese florido, - senza scordare i periodi storici che hanno causato l'impoverimento di tutto l'occidente - perché Platì è stato un paese florido, prima dell’urgente necessità di trovare altrove i proventi per il sostentamento delle famiglie, erano legati, come tutti sappiamo – molti non lo sanno, o credono, perché lo dicono i giornali e la radiotelevisione, che solo col denaro macchiato di sangue si sia nutrito il paese –al bestiame con i suoi derivati lattiero caseari, come dall’allevamento degli animali per scopi sacrificali, e dalla coltivazione degli uliveti addossati al paese, e alle volte esterni ad esso, con l’estrazione dell’olio dalla raccolta delle olive.
Questa distinzione era una frattura tra le famiglie – sto parlando di un tempo tra la fine del diciannovesimo secolo agli anni, già citati, dell’abominevole piano Marshall – da cui proveniva la forza lavoro vera e propria e le famiglie borghesi.
Le famiglie Mittiga/Gliozzi appartenevano a quest’ultima classe sociale e legavano la propria esistenza ai prodotti del commercio come dalla coltivazione degli uliveti.
Nonno Rosario possedeva dei terreni in contrada Marvelli, sotto il calvario, venduti poi al comune, che cercava un luogo dove costruirvi l’attuale scuola media, ma se non ricordo male in quel sito, o in uno annesso, sempre del nonno, sorgeva un casale della forestale, e terreni nominati “Pettu” e “Chiusa” sulla strada che porta ai Cromatì.
Nonno Luigi invece possedeva La Rocca e i Salis, questi ultimi di fronte al cimitero.
Ovviamente la coltivazione primaria era adibita a uliveto che talvolta lasciava spazio al pascolo di un piccolo gregge lanuto allo scopo di provvedere alla concimazione.
Era una festa quando arrivava il tempo della raccolta delle ulive. Della Rocca , avuta in dote dalla mamma dal nonno Luigi, si occupava l’affezionatissimo e indimenticato Rocco Ielasi, meglio conosciuto come Rroccu da rocca o Rroccu du serru. Era lui che portava avanti la conduzione del terreno con il sostegno economico di papà.
Durante questo tempo di raccolta delle ulive la nostra casa in via ventiquattro maggio si riempiva dell’odore delle ulive che erano depositate, prima di essere portate al frantoio, in un’ampia cassa, di legno, rettangolare, nel sottoscala che portava nei sotterranei dove c’erano le giare per l’olio.
Quando la raccolta era sufficiente il ricavato si portava al frantoio, quello di don Armando,anche lui Mittiga, o del medico Zappia.
In quelle mattine autunno/invernali papà mi svegliava ancora col buio perché io volevo andare con lui per assistere alla molitura delle olive e all’uscita del primo olio, quando, mettendo un dito nell’estratto che scorreva nei bidoni di acciaio, assaggiavo quel nettare ancora caldo.
Ed era gioioso lo stare là, al mattino presto, al riparo dal freddo di fuori, col chiarore di una lampadina gialla, il rumore delle enormi ruote di pietra che giravano dentro la vasca e frantumavano polpa e noccioli, e con gli operai che mettevano pezzi di sansa pigiata dentro la stufa per crearmi un po’ di calore.
Qualcosa di tutto ciò accade oggi a Ciurrame, senza quella festosità e calore tutta platiota, senza Rroccu da Rocca e senza papà.
fine di una piccola trilogia dedicata ad Arvo Part
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