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giovedì 10 novembre 2011

La casa senza tempo (reg.Andrea Forzano - 1943)


Subito dopo la morte della nonna Lisa, lo zio Ernesto si fece una bella pensata e alla fine decise che la casa doveva essere ammodernata, non più l'esattoria, non più quella suddivisione destra sinistra (della scala), non più quelle mattonelle in cemento, quella carta da parati ecc., ma soprattutto non più quella bellissima scalinata in cemento che non dimenticherò, perché mi affascinava salirla prima a quattro zampe, poi su due piedi e arrivare subito alla macchina da scrivere per battere sui tasti senza capirci niente, andare nella stanza dello zio Ciccillo dove c'erano la cartuccera e i fucili, oppure salendo a destra, la cucina e mangiare qualche leccornia della zia Amalia, o più su , nel terrazzino dove c'era un ripostiglio con cose vecchie e antiche accatastate...  Marilisa, l'architetto di famiglia, arriverà più tardi, per cui fece tutto lui, progetto, disegni, la nuova scala, l'impianto elettrico e quant'altro occorreva.  Mimmo Addabbo si occupò dell'elettricità e Peppe Rinaldo, come si può vedere,  era il capo dei mastri.

mercoledì 9 novembre 2011

Anyway, Anyhow, Anywhere - David Bowie



Essere nel giusto non è possibile, ciò che è possibile è tentare di essere nel giusto. Il rispetto della verità consiste nel tentare di essere nel giusto in ciò che si crede, e anche nel fare tutto ciò che è possibile affinché anche gli altri lo siano.
Bertrand Russell

Tutti siamo ciò che le circostanze hanno fatto di noi.
Marcel Proust, op cit

martedì 8 novembre 2011

L'importanza di chiamarsi Ernesto - Revisited


Ernesto Gliozzi senior 1883 - 1949
sacerdote e poeta di Platì

P. Nasica


Quando arrivò si dissero – Che naso!...
Se corrisponde veramente al fuso…
Se vuol ficcarlo, qualche volta, a caso
Come si fa per togliergli quest’uso?
Oh la non vedete monte Parnaso
Un promontorio sopra quel muso!
Domineddio conceda un giusto vaso
Per mantenerlo, in certo modo, chiuso…
Ma le pie donne di Gerace in chiesa
Si prosternaro e dissero: Di vasi
Qui ce n’è tanti, ben capaci, a josa…
Venga tra noi, non gli faremo offesa,
Abbiamo visto e d’ogni fatta nasi
Da superar le punte di Gioiosa.

Sac Ernesto Gliozzi senior


lunedì 7 novembre 2011

L'importanza di chiamarsi Ernesto (reg. Anthony Asquith - 1952)





Oggi è Santo Ernesto ed era l'onomastico degli zii, per me in particolare di zio Ernesto junior, in quanto lo zio senior non ebbi il tempo di arrivare per conoscerlo. Negli ultimi anni di vita dello zio era per me un dovere essere a Platì per festeggiarlo e festeggiargli la vita che ebbe in dono. In questi anni il posto lasciato vuoto dallo zio Pepé fu riempito da Giuseppino, il più giovane Gliozzi, nato da Luigi e Pina.
Oggi, pure, nella piccola stazione di Astapovo (Аста́пово) nella regione di Lipeck, nell'anno 1910, alle sei del mattino lasciava la terra all'età di ottantadue anni Sergio Leone Tolstoi.
Questa congiunzione per me è molto importante, come quelle che ricorderò il due febraio se sarò ancora qui.

venerdì 4 novembre 2011

Tomorrow - James


L'olio di Marilisa



Osservando la luna, comprendiamo ciò che diventerà la terra: un pianeta deserto, freddo e senza vita. Qualcuno dirà che questo pensiero è deprimente, toglie la gioia di vivere. Sciocchezze! Nessuno, in realtà, si affligge molto pensando a quanto avverrà tra milioni di anni. Chi dice di avere tali preoccupazioni inganna se stesso. Ci si occupa di pericoli imminenti e non molto remoti. Certamente è un poco triste pensare che tutto debba finire; però, osservando quale uso molta gente fa della propria vita, quel pensiero è quasi concolante.
Bertrand Russell

giovedì 3 novembre 2011

L'olio di Lorenzo (reg. George Miller (II) - 1992)


Arbos


I traffici economici interni ed esterni che in passato hanno fatto di Platì  un paese florido, - senza scordare i periodi storici che hanno causato l'impoverimento di tutto l'occidente - perché Platì è stato un paese florido, prima dell’urgente necessità di trovare altrove i proventi per il sostentamento delle famiglie, erano legati, come tutti sappiamo – molti non lo sanno, o credono, perché lo dicono i giornali e la radiotelevisione, che solo col denaro macchiato di sangue si sia nutrito il paese –al bestiame con i suoi derivati lattiero caseari, come dall’allevamento degli animali per scopi sacrificali, e dalla coltivazione degli uliveti addossati al paese,  e alle volte esterni ad esso, con l’estrazione dell’olio dalla raccolta delle olive.
Questa distinzione era una frattura tra le famiglie – sto parlando di un tempo tra la fine del diciannovesimo secolo agli anni, già citati, dell’abominevole piano Marshall –  da cui proveniva la forza lavoro vera e propria e le famiglie borghesi.
Le famiglie Mittiga/Gliozzi appartenevano a  quest’ultima classe sociale e legavano la propria esistenza ai prodotti del commercio come dalla coltivazione degli uliveti.
Nonno Rosario possedeva dei terreni in contrada Marvelli, sotto il calvario, venduti poi al comune, che cercava un luogo dove costruirvi l’attuale scuola media, ma se non ricordo male in quel sito, o in uno annesso, sempre del nonno, sorgeva un casale della forestale, e terreni nominati “Pettu” e “Chiusa” sulla strada che porta ai Cromatì.
Nonno Luigi invece possedeva La Rocca e i Salis, questi ultimi di fronte al cimitero.
Ovviamente la coltivazione primaria era adibita a uliveto che talvolta lasciava spazio al pascolo di un piccolo gregge lanuto allo scopo di provvedere alla concimazione.
Era una festa quando arrivava il tempo della raccolta delle ulive. Della Rocca , avuta in dote dalla mamma dal nonno Luigi, si occupava l’affezionatissimo e indimenticato Rocco Ielasi, meglio conosciuto come Rroccu da rocca o Rroccu du serru. Era lui che portava avanti la conduzione del terreno con il sostegno economico di papà.
Durante questo tempo di raccolta delle ulive la nostra casa in via ventiquattro maggio si riempiva dell’odore delle ulive che erano depositate, prima di essere portate al frantoio, in un’ampia cassa, di legno, rettangolare, nel sottoscala che portava nei sotterranei dove c’erano le giare per l’olio.
Quando la raccolta era sufficiente il ricavato si portava al frantoio, quello di don Armando,anche lui Mittiga, o del medico Zappia.
In quelle mattine autunno/invernali papà mi svegliava ancora col buio perché io volevo andare con lui per assistere alla molitura delle olive e all’uscita del primo olio, quando, mettendo un dito nell’estratto che scorreva nei bidoni di acciaio, assaggiavo quel nettare ancora caldo.
Ed era gioioso lo stare là, al mattino presto, al riparo dal freddo di fuori, col chiarore di una lampadina gialla, il rumore delle enormi ruote di pietra che giravano dentro la vasca e frantumavano polpa e  noccioli, e con gli operai che mettevano pezzi di sansa pigiata dentro la stufa per crearmi un po’ di calore.
Qualcosa di tutto ciò accade oggi a Ciurrame, senza quella festosità e calore tutta platiota, senza Rroccu da Rocca e senza papà.




 fine di una piccola trilogia dedicata ad Arvo Part

lunedì 31 ottobre 2011

Rocco e i suoi fratelli (reg. Luchino Visconti - 1960)


tutto questo, come il post antecedente, è stato possibile perchè lo zio Ernesto junior, a ottantacinque anni suonati, prima della sua malattia definitiva, ebbe l'idea di conservare su hard disk i registri della chiesa che riguardavano i battesimi, i matrimoni e i decessi.

Fratres

nonno Rosario ha avuto i seguenti fratelli
Rocco 1874
Antonio 1876 - 1915   sposo con Creazzo Francesca
Rosa 1879 - 1939       sposa con Timpani Domenico
Carolena 1884 - 1958
Maria 1890
Maria 1897     
Angela 1894 - 1983 sposa con Lentini Giuseppe


Mittiga Rocco nato nel 1814 e Buccafurni Rosa – nata a Molochio da Carmelo e Noto Elisabetta
hanno avuto i seguenti figli
Francesco 1847 padre di nonno Rosario
Angela  1849
Elisabetta 1852
Elisabetta 1853
Teresa 1856

Mittiga Rocco era figlio di Mittiga Francesco e Ietto Angela – qui siamo attorno alla fine del XVIIIsec. -

nonna Mariuzza ha avuto i seguenti fratelli
Rachele 1890
Rosario 1893  
Antonio 1896
Domenico 1899
Rachele 1905
Giuseppina born in the U.S.A.

più indietro non sono riuscito ad andare

nonno Luigi ha avuto i seguenti fratelli.
Saverio morto quasi subito dopo la nascita 
Ernesto 1883
Serafina 1877

Il padre di nonno Luigi, Francesco, ebbe un fratello sacerdote, Filippo nato nel 1873 e morto a Natile il 19/03/1888


nonna Lisa ha avuto i seguenti fratelli
Michele 1898
Giuseppe Epifanio 1897 sposo con Zappia Antonietta
Iolanda 1902 sposa con Diaco Giuseppe


Mittiga Michele nonno della nonna Lisa era nato nel 1876, sposato con Treccasi Elisabetta ebbero i seguenti figli:
Francesca 1826
Francesco 1830
Marianna 1834
Il sac. Prof Saverio 1837 1914
Mariangela 1840
Maria Angela 1843
Rocco (il padre della nonna) 1843



questa è la migliore interpretazione di questo pezzo di  Arvo Part

giovedì 27 ottobre 2011

Cari genitori (reg Enrico Maria Salerno - 1974)






S. Eufemia  28/10/48

Ciccillo e Caterinuzza carissimi
Ieri sera ho ricevuto il telegramma e come lo riapriva il cuore mi abbatteva perché la lontananza fa tanto ma poi nelegerlo lascio considerare a voi come ci siamo riempiti di gioia nel sentire che la nostra casa è alietata di questo nostro gradito evento che noi aspettavamo. Io veramente non sospettavo ora perché Caterinuzza ci volle fare una sorpresa tanta gradita per me e sollecita per voi che vi avete levato tanti pensieri un mese prima io volevo essere in mezzo a voi per partecipare questo grande fatto che a lietato la nostra casa. Imagino come sono contenti mamma e papà del loro nipotino che le ha fatto nonni per la terza volta ma è ancora più gradita della prima se non più agevole che mi ricordo che Ciccillo a Pino si la portato dalla prima sera in cucina il tuo credo che ti lo porti in bottega. Mi auguro che Caterinuzza si rimetta subito e che il bambino cresce buono. Caterinuzza in questi giorni vengo a farvi una visita . Smetto col porgervi gli auguri alla mamma una presta guarigione al bambino un illustre avvenite al papà salute e pazienza. Vi ricevi i saluti da noi tutti  e baciamo il bambino.
Affezionatissima Rachelina

mercoledì 26 ottobre 2011

La fattoria degli animali (reg. John Halas e Joy Batchelor - 1954)






L’addomesticamento degli animali, soprattutto quello delle mucche e delle pecore, rese senz’altro la vita più piacevole e sicura. Alcuni antropologi hanno formulato una affascinante teoria, secondo la quale l’utilizzo degli  animali domestici non fu intenzionale, ma che le persone avevano tentato di addomesticare qualunque animale di cui la loro religione imponesse il culto. Le tribù che adoravano i leoni e i coccodrilli si estinsero, mentre quelle che adoravano la mucca o le pecore prosperavano. Mi piace questa teoria, e nella più assoluta mancanza di prove a favore o a sfavore mi sento libero di dilettarmene.
Bertrand Russell