Powered By Blogger

giovedì 29 ottobre 2020

On the Road [di Walter Salles - 2012]

Country roads, take me home
To the place I belong



 Inizio e fine dell'ultima visita nelle Calabrie patrie.

mercoledì 28 ottobre 2020

Il nostro direttore [di Jean Georgescu -1955]

I said nothing can take away these blues
'Cause nothing compares
Nothing compares to you



Caro direttore, sei stato come un papà, buono, gentile e caro
Mi manchi tanto, vorrei che tu ritornassi ma non puoi.
Io ti ho voluto bene da quando ti ho conosciuto. Ti prego non lasciarmi mai.
Dormi bene, caro direttore.

Claudia Zagaroli  ADDIO !!!
Riposa in pace




SEI STATO PER ME
IL NONNO
CHE NON HO MAI
POTUTO CONOSCERE
Grazie per tutto quello che hai fatto e per tutta la Scuola via del Milite Ignoto

Caro direttore,
abbi cura di te li in paradiso e mi raccomando di alle maestre che sono con te di far studiare i bambini che sono stati sfortunati e non hanno potuto continuare la loro vita qui sulla terra. Salutami tanto il mio mio nonno Antonio. Digli che gli voglio tanto bene e dagli un abbraccio grandissimo da parte mia.
Grazie di tutto.
Elena Toletti
4° c
Via del Milite ignoto

lunedì 26 ottobre 2020

A Man to Remember - Mission to Gerace

Maria di Polsi Tassoni Oliva in Fimognari
1913 - 1996

dott. Filippo Fimognari
1898 - 1976

Giuseppina Maria Tassoni Oliva ved. Zizanovic
1916 - 1986

sen. Giuseppe Beniamino Fimognari
Gerace, 1º novembre 1932 – Locri, 5 gennaio 2024

Fimognari - R. Perri - M. Papalia

Dovendo portare a termine la biografia di don Giacomino Tassoni Oliva si è reso necessario un sopralluogo a Gerace città dove egli si sposò ed ebbe la cittadinanza la sua famiglia. Migliore guida non poteva essere altri che il senatore Giuseppe Beniamino Fimognari figlio di Maria di Polsi. Con Rosalba e Michele dopo una prima tappa nel cimitero geracese, dove riposano le spoglie della famiglia Tassoni Oliva, ci si è trasferiti in quella che fu la più importante cittadina della locride. A spasso con il senatore ci si è potuti rendere conto della benevolenza e riconoscenza con cui ancora oggi accolgono quello che fu il primo cittadino per oltre vent’anni, valorizzandone il suo territorio e uno dei promotori dell’istituzione dell’Università di Reggio Calabria, oggi “Università Mediterranea”. Meta obbligata casa Fimognari, dove visse la famiglia, medici e scienziati, fin dai primi dell'ottocento, prima di trasferirsi a Locri. Oggi quella residenza, adiacente a quella che fu la prigione dei cinque martiri del governo borbonico, è diventato un luogo che il tempo non ha scalfito dove vi traspare l’amore verso di essa per come è conservata e per come si conserva tutto quello che una famiglia può produrre attorno ad essa.

 Le foto di Mari di Polsi e Filippo Fimognari  sono sulle pareti di casa Fimognari dove sull'ingresso è ritratto il senatore. Quella di Giuseppina Maria è sulla lapide presso il cimitero.









 

mercoledì 21 ottobre 2020

A Man to Remember [di Gaston Kanin - 1938]


“Carletto! ma vui vu ricordati a don Giacomino Tassoni?”
“Si!”
“Ma sapiti a undi moriu?”
“A Platì! Ju iornu ndi vestiru i balilla e ndi levaru nta cresia.”

Quella mattina del 3 febbraio 2020, san Biagio, era stata spesa nella ricerca di un documento che attestasse la morte e una possibile sepoltura di don Giacomo Tassoni, tra un curiale canonico che, come la tonaca, il canone l’ha messo da parte, una addetta all’anagrafe sidernese poco socievole e la scoperta che se andate al Comune di Locri sono tutti a vostra disposizione, anche ad ascoltarvi, dall’addetto alla manutenzione floreale come al dirigente dell’Anagrafe.
Una prima succinta biografia sul poeta platiese più nominato, in queste pagine era già apparsa. Col tempo e per altre esigenze, essa appariva lacunosa. I ricordi di Carletto hanno indirizzato le ricerche a partire dall' Anagrafe del Comune di Platì.
Ora quella stessa, redatta allora con Francesco Violi (1), è riveduta e a voi consegnata.
Don Giacomino Tassoni nacque a Siderno l’1 gennaio del 1887 a ore pomeridiane dieci e minuti quindici da don Giuseppe di Domenico farmacista, vedovo,  e Oliva Giuseppina casalinga. Don Giuseppe proveniva da Fabrizia, donna Giuseppina era pratiota e a Platì i due celebrarono il matrimonio il 22 agosto del 1874, un mese esatto da che furono affisse e registrate le pubblicazioni presso la casa comunale e quella spirituale di Platì. Alla nascita di don Giacomino, il farmacista di Fabrizia di anni ne aveva quarantanove, donna Giuseppina trentotto. La loro primogenita era Maria Angelina Giuseppina nata a Siderno il 3 ottobre 1882.
Don Giacomo trascorse la sua esistenza per buona parte a Platì dove venne adottato dagli zii don Saverio Oliva (2), arciprete, e dalla di lui sorella, per cui al cognome del padre aggiunse quello di Oliva. Alla morte degli zii divenne erede dei beni degli stessi, che non erano pochi, motivo questo della sua assidua permanenza in paese. Studioso colto e preparato allacciò amicizia con gli intellettuali dell’epoca, da Vincenzo Papalia a Ernesto Gliozzi sen.
Don Giacomino sposò l’8 luglio 1908 Carolina Migliaccio nata il 24 dicembre 1885 da Domenico e Rosina Scaglione, geracesi. Da quella unione nacquero due figliole: Maria di Polsi e Giuseppina. In Platì fu legato alla famiglia Furore per via della signora Mattia Migliaccio (3) moglie di Giosafattino, sorella di Carolina e del canonico Ettore Migliaccio, morta prematuramente di parto.
Poeta fecondissimo ed autore di una tragicommedia, non riuscì a raccogliere i manoscritti in una pubblicazione nemmeno a proprie spese come era consuetudine a quei tempi. Delle sue composizioni si occupò Michele Fera e venne ricordato da Pasqualino Perri (4), Antonio Delfino (5)  e Gianni Carteri.
Don Giacomino Tassoni Oliva, a Platì dal 30 ottobre 1934, abitò dapprima in via Fratelli Sergi e successivamente al numero 14 di via Cesare Battisti, dove la morte lo colse il 19 ottobre del 1941, anno XX° dell’era fascista, podestà don Ferdinando Zappia. Nei ricordi di Carletto don Giacomino fu tumulato a Platì e qualche anno dopo la salma fu trasportata dai familiari nel cimitero di Gerace dove a tutt’oggi riposa accanto alla moglie.
Delle due figlie, la prima, Maria, nacque a Gerace il 15 giugno del 1913. Sposò il dottor Filippo Fimognari e da loro nacque Giuseppe Beniamino che è stato amato e ancora celebrato sindaco di Gerace e senatore della Repubblica. Di Maria, a pochi giorni dalla nascita, si ricorda un curioso episodio legato all’olio della giara della cucina del Santuario di Polsi che si riempì per intercessione della Madonna, in epoca di carestia: “Nel 1913 si svegliò istantaneamente a Gerace una bambina per più giorni, dalla nascita, in coma, dopo essere stata toccata con l'olio benedetto: si chiamò Maria di Polsi (Tassone in Fimognari) e l’avvenimento fu tanto strepitoso che nel 1919 il Card. Giustini, da Polsi, spedì un telegramma alla miracolata e, venendo a Gerace, la volle conoscere; il contenuto del telegramma: «A Maria di Polsi - Gerace. Polsi 3 settembre. Ti assista sempre la protezione della Vergine e la mia benedizione. Filippo Cardinale Giustini (6)La piccola, ancora, è citata dal can. Oppedisano a pag. 29 della sua Cronistoria per aver deposto una pergamena sottoscritta dal Vescovo Chiappe e dal clero nelle mani del Cuore di Gesù, era l’Anno di Grazia 1926. Si spense il 2 aprile del 1996. 
Giuseppina Maria nacque a Gerace l’8 settembre del 1916 ed in prime nozze sposò Antonio (Ante) Zizanovic di origini croate, il loro matrimonio fu celebrato a Pompei. Il 27 agosto del 1939 a Platì nacque Pasquale il loro unico genito. Antonio ritornato in patria fu assassinato dai nazisti nel 1943 all’età di 29 anni. In seguito Giuseppina Maria contrasse nuove nozze. Si spense l’1 agosto 1986.
Fuori dal matrimonio, don Giacomino ebbe un’altra figlia (era destino che non avesse eredi maschi), Giulia, nata a Platì il 28 aprile 1928. Riconosciuta all’anagrafe dalla madre e dal di lei sposo, alla morte di don Giacomino fu mantenuta agli studi dai coniugi Fimognari già citati.
 



Debitore di quanto sopra riportato sono a Carletto Zappia (classe 1928), al senatore Giuseppe Beniamino Fimognari e a Pasquale Zizanovic, nonchè agli addetti all'anagrafe del comune di Platì.
Il testo è stato riveduto con Rosalba.

    https://iloveplati.blogspot.com/2013/09/corpo-celeste-pt-4_19.html

(3)  https://iloveplati.blogspot.com/2012/12/lacrime-damore-reg-pino-mercanti-1954.html

(4) https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/lettera-aperta-ad-un-giornale-della.html

(5) https://iloveplati.blogspot.com/2016/10/another-time-another-place-reg-michael.html

(6)  Salvatore Gemelli, Storia tradizioni e leggende a Polsi d'Aspromonte, Gangemi ed. 1992

lunedì 19 ottobre 2020

Imputato alzatevi [di Mario Mattoli - 1939]

 Chi è senza peccato ...


Perquisiti i registri penali esistenti nella cancelleria della Pretura sul conto di Gliozzi Francesco fu Domenico di Platì si è rinvenuto ciò che segue
1 Crontravvenzione all’articolo 43.legge di Pubblica Sicurezza a 24 Luglio 1871. Con sentenza 26 Agosto detto anno condannato a lire quattro di Ammenda
2 Contravvenzione alla legge metrica decimale a 9 Novembre 1872. Con sentenza 30 detto
condannato a £ Cinque
... si rilascia il presente a richiesta dell’interessato
Ardore 1 Aprile 1879 
Il Cancelliere 
AntonioPortaro 

Visto
Il Pretore
Ant.Aguntini


Specifica 
Carta 0,60 
Dritto 1,00 
Lire 1,60

domenica 18 ottobre 2020

Fatti corsari - Ignis S. Antonii

Sei sempre nel nostro cuore. Tota


-Amanti d. Domenica (Mo.24.11.1851) moglie del fabbro Isaia Francesco ruris Tropeae (della città di tropea).
-Simone Rosa (Mo. 20.12.1851) di Saverio e Vadalà Marianna
-Trimboli Giuseppe di Rosario e di Miceli Rosa (Mo 5.3.1852) Eucharistiam non potuit suscipere ob incommoda suae infirmitatis vulgo dictae ignis S. Antonii (non poté ricevere l’Eucarestia perché affetta da infermità dal volgo detta fuoco di S. Antonio).
Mittiga Elisabetta (Mo.10.6.1851) di Rocco, magistri sartoris (maestro sarto), e di Rosa Buccafurni da Molochio. 
-Isaia Francesco (Mo 1.3.1853) del fabbro Vincenzo e di d. Domenica Amanti, fabbro ruris Topeae.
-Catanzariti Francesco (Mo.6.5.1852) marito di Treccasi Maria di Rocco e di Antonia Grillo, andato a Reggio Cal. come testimone per la causa criminale di Staltari Francesco, colto da malore, morì in quell' ospedale e fu sepolto nel cimitero di quella città.
-Bisbano Diego (Mo 8.4.1853) di origine siciliana, marito di Catanzariti Caterina.
-Maio Giuseppa, (Mo. 4.6.1853) infante, figlia di Antonio, di origine sicula, e di Vadalà Carmela.
-Catanzariti Domenica (Mo.1.3.1854) moglie di Agresta Franc. in loco dicto Sava, rediens ex Oppido, obiit ob nivis abundantiam (venendo da Oppido fu colto da abbondante nevicata in località detta Sava).
-Vadalà Teresa (7.5.1854) uxor m. ri Mantica Raphaelis sartoris messinensis (moglie di Raffaele Mantica sarto messinese).
Macrì Francesco (Mo.1.11.1854) di Domenico e di Femia Caterina da Agnana, figlio dei coloni di d. Giacomino.
-Mittiga d. Domenico (Mo.5.12.1854) di d. Ferdinando e di d. Giulia Leuzzi, assai sfigurato da una malattia sconosciuta, una specie di lebbra. Età anni 50.
-Majo Martino (Mo.16.4.1855) di anni 20, da Iatrinoli.
-Sità Francesca (Mo.4.9.1855) figlia di Michele, da Agnana. colona nell' orto detto Fortino di d. Giosofatto Furore.
-Timpano Elisabetta (Mo.12.9.1855) di un anno, figlia di Giuseppe e di Timpano Caterina, da Portigliola, agricoltori della contrada Stalle di d. Gregorio Oliva.
-Ciampa Domenico (Mo 11.3.1857) mori nella località Carbone sorpreso da un violento temporale di ponente libeccio.
-Ciampa Giuseppa (Mo.11.3.1857) fanciulla, morì nella località Carbone insieme col padre Domenico, per un violento temporale di ponente libeccio.
-Macrì Caterina (Mo.10.7.1857) di Salvatore, moglie di Sansalone Nicodemo da Agnana.

Il V° Libro dei Morti redatto dallo zio Ernesto espressamente per questo Blog si rivela ancora una volta un pozzo senza fondo. Così, ora scopro che i miei antenati non erano solo calzolai ma anche maestri sarti, che la città in cui dimoro fornì anch'essa sarti, don Domenico zio di Caci morì di lebbra, era nato il 12 febbraio 1793, che in località Sava si fermò per sempre la vita di Catanzariti Domenica come i malcapitati Ciampa, Pina e il padre Micu, furono condannati da un violento temporale di ponente libeccio.

giovedì 15 ottobre 2020

La nostra Chiesa [di E. Mercuri, G. Chiesa - 2007]


 

Sara presto ricostruita
la chiesa Madre a Platì

       Platì, 6 aprile
(M. F.) Si prevede che nel prossimo agosto, ricorrendo la grande festa di Loreto, essa sarà celebrata nella nuova Chiesa Matrice che sta sorgendo mattone su mattone, sulle macerie di quella antica.
Lo stile della nuova costruzione è sobrio e moderno. Decine di colonne slanciatissime, all'interno, sorreggono le alte navate dove la luce piove dagli altissimi finestroni multicolori.
La decorazione della bellissima cupola sarà affidata non ad artigiani locali, ma a pittori di fama.
(Michele Fera) GAZZETTA DEL SUD, 
8 aprile 1957


Quasi ultimata 
la Chiesa matrice a Platì 


       Platì, 22 luglio
(M. F.) -- E' stata quasi completata in questi giorni la Chiesa. Matrice nel nostro centro.
Restai solo da rifinire gli interni; da costruire gli altari laterali e quello centrale e da mettere gli infissi. Non è sicuro, però che i lavori siano completamente terminati per la prossima festa di agosto
23 luglio 1957





mercoledì 14 ottobre 2020

Il vincitore - pt. 2 - Un Saggio





 
Un saggio di P. Perri
Mezzogiorno
e scuola


Una precisa valutazione politica della situazione attuale del Mezzogiorno d'Italia, sorta da una vigile esplorazione delle tappe storiche del nostro sud, permette a Pasquale Perri in Scuola e Mezzogiorno, di analizzare il problema del rapporto scuola-società, inquadrandolo in un più fertile campo di prospettive e soluzioni concrete. Perri riconosce che l'attuale evoluzione delle strutture scolastiche e il superamento della tradizionale distinzione tra scuola umanistica e tecnica, sono le premesse per una adeguata soluzione politica; ritiene tuttavia che tali provvedimenti suonano come insistenti campanelli d'all’arme perché vi avverte il delinearsi di nuove discutibili forme della programmazione neocapitalista.
Quale protagonista e testimone di una vicenda economicamente drammatica e socialmente angusta, ecco Perri appellarsi al carattere fondamentale delle direttive della scuola moderna: operare su tutto il corpo sociale. Ma il fine preciso di porre tutti i cittadini nella condizione di affrontare i problemi della vita individuale e associata, trova nel Sud la secolare opposizione di reminiscenze storiche tuttora condizionanti ogni sforzo; da qui, per la scelta delle soluzioni, la base storica dell’indagine del Perri. «Se prima dell’unità mano allo strapotere clericale, che incoraggiato dalle autorità esercita il suo dominio indiscusso, il nuovo Regno d’Italia non prenderà certamente adeguati provvedimenti alla questione meridionale». 
Oggi il problema della scuola si pone in maniera ancora più pressante, allorquando alla trasformazione sociale ed economica basata sull'industrializzazione, costringe le zone meridionali ad un rivolgimento completo effettuato a tappe forzate. «Il problema dell’adeguamento, va inoltre collocato in una prospettiva anticapitalista, per non ritrovare il popolo meridionale rigettato in un sistema che è, l'erede del sistema feudale nei termini moderni di sfruttamento sistematico e alienazione» M. S.
PASQUALE PERRI: «Scuola e Mezzogiorno», pref. di Franco Gaeta, ediz. Quale cultura, pagg. 246, l. 1.500
Avanti!, 7 – 11 - 1971

NOTA - Nella foto d'apertura Pasqualino Perri alla premiazione napoletana con lo zio Mimì (1909-1999), acclamato sarto romano, e la moglie, Anna Pitone, locrese (1931-2008).

L'articolo sopra riportato è forse a tutt'oggi il più vicino alle idee dell'autore di «Scuola e Mezzogiorno». Qui conviene ancora ribadire che libro ed autore sono sconosciuti al 90% dei calabresi e dei platiesi in particolare. A tutt'oggi, e a vent'anni dalla sua scomparsa, Pasqualino ha ricevuto solo mi piace e le faccine sorridenti per via delle foto apparse nel social(ismo) più frequentato.



lunedì 12 ottobre 2020

Il grande incontro [di William A. Seiter - 1953]

Nel 1992 il regista bagherese Peppuccio Tornatore tenne una serie di lezioni presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo. Nella primavera di quell’anno il tema della lezione era il rapporto tra cinema e musica e relatore fu il Maestro Ennio Morricone introdotto dallo stesso regista. Conoscendo la mia ossessione per il cinema di Sergio Leone e la musica di Ennio Morricone il regista di Baaria mi aveva già da tempo promesso di presentarmi al Maestro. Così, in compagnia di Valerio Vella, andai a Palermo per soddisfare quella promessa. Al termine della lunga ed esauriente lezione, dovendo il Maestro rientrare a Roma, il fratello del regista, Francesco, ci invitò a tenergli compagnia nella sua Fiat uno, per accompagnare il compositore all’aeroporto palermitano. Lungo il tragitto il Maestro ci svelò la sua cortesia e cordialità con uno strascico della lezione fatta questa volta a due che conoscevano bene le sue composizioni, dapprima per averle accostate ai film durante le proiezioni e di poi su supporti vinilici. All’incontro, per mia colpa, mancava Nigel Haynes (1962-2015), il più grande tra gli ammiratori del maestro e il video che state per vedere a Nigel è dedicato.

domenica 11 ottobre 2020

Il vincitore [di Alex Cox- 1996]




PER UN’OPERA DI SAGGISTICA
Premiato con Moravia
Il popolese Perri
 

Il premio letterario «Il libro dell’anno 1971», terza edizione, bandito, dall'associazione meridionale editori. per un'opera di saggistica sulle condizioni socio-economiche e politiche del mezzogiorno d’oggi, è stato assegnato a Pasquale Perri, nel corso di una riunione tenutasi presso il circolo della stampa, per il volume «Scuola e mezzogiorno» edito da «quale cultura» di Vibo Valentia.
Pasquale Perri risiede a Popoli ormai da molti anni ed è nato a Platì (Reggio Calabria). Ha 37 anni. È laureato in pedagogia presso l’università de L’Aquila. «Scuola e mezzogiorno» è la sua prima opera ma ha già in preparazione una raccolta di racconti sulla Calabria e uno studio sui movimenti contadini nell'Italia meridionale dai fasci siciliani ai nostri giorni. Il premio di lire un milione abbinato all'alto riconoscimento del premio letterario «il libro dell'anno» gli sarà molto utile appunto per la pubblicazione dei lavori in corso di stesura.
La commissione che ha attribuito al Perri l’ambito premio era così composta: Mariateresa Benincasa, Gino Geriani, Giuseppe Galasso, Mario Guida, Pellegrino Sardo, Francesco Tagliamonte, Sergio Zappi, Alberto Marotta, presidente e Romualdo Marcone.
Al vincitore è stata data comunicazione con il seguente telegramma dell’organizzazione del concorso: «Lieto comunicarle giuria della sezione meridionalistica Libro dell’anno 71, terza edizione, ha attribuito premio un milione di lire volume «Scuola e mezzogiorno». La premiazione avverrà nei saloni del Maschio Angioino di Napoli il 4 dicembre.
Nella stessa circostanza, Alberto Moravia riceverà dalla stessa associazione il premio per la narrativa per l’opera «lo e lui».
IL MESSAGGERO, 12 – 11 - 1971



A Pasquale Perri
il «Libro dell’anno» 

Lo scrittore Pasquale Perri di Popoli ha vinto il premio «Libro dell'anno 1971» per la sezione meridionalistica, bandito per la terza volta dall'Associazione meridionale editori di cui è presidente Alberto Marotta. Con Perri è stato 'premiato a Napoli con una targa lo scrittore e politico Francesco Compagna, mentre il premio «Libro dell'anno 1971» è stato attribuito ad Alberto Moravia per Io e lui edito da Bompiani.
Questa. designazione sta a significare l’importanza, del riconoscimento toccato a Pasquale Perrí per Scuola e Mezzogiorno, edito da Quale cultura di Vibo Valentia. Con un solo voto contrario, la giuria ha assegnato il premio a Perri «per il contributo che l'opera può arrecare alla conoscenza e alla divulgazione della questione meridionale e delle particolari condizioni del settore scolastico-educativo; per la validità della tesi e il suo accurato svolgimento; per lo stimolo che -- si legge nella motivazione - dalla lettura può derivare ai fini di un ulteriore approfondimento e di un rilancio dei temi, che, dopo un periodo di promettente euforia e di programmazioni e realizzazioni dell'intervento straordinario ben più cospicue di quanto non risulta dall'opera del Perri, sembra attraversare una fase di meno esplicita considerazione».

 





mercoledì 7 ottobre 2020

Il Rosario di legno [di Ewa Petelska, Czeslaw Petelski - 1965]





Alla Vergine del Rosario

 

Nei giorni trepidi - di guerra atroce
Ascolta o Vergine – dei cuori la voce
Pel tuo Rosario – ci ottieni mercè
Di pace il giubilo - chiediamo a te
 
Pei gaudii eterei – del parto santo
Sui nostri militi – stendi il tuo manto
Forza, presidio – maggior non c’è
Di pace il giubilo chiediamo a Te
 
Il Tuo Unigenito – che ci ha redenti
Gli egri fortifichi – salvi i morenti
Pel Tuo martirio – gli attiri a sé
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
Per Te piissima – dal tempo triste
La gente italica – risorga in Cristo
Con nuove glorie – d’antica fe
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
O rosa mistica – madre e regina
Ai prieghi, ai gemiti – dolce t’inchini
Consola il popolo – stretto ai tuoi piè
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
Ernesto Gliozzi il vecchio
 

E' per tutti i Rosario, Rosi, Saro, Sarino e Sarineiu di Platì - dentro e fuori, di ieri e di oggi. A loro, buon onomastico, e a voi ricordo che la chiesa omonima in Platì è stata retta dagli zii Ernesto il vecchio, Ciccillo ed Ernesto il giovane, con il contributo delle Figlie della divina Provvidenza.

 


 

martedì 6 ottobre 2020

Il Frate [di Francisco Lara Polop - 1990]



Frate Antonio: chi è costui?
Si presenta di buon mattino, come un familiare come uno che conosci da tanto tempo, non ti declina le proprie generalità; ti fa intuire, ma non ti dice lo scopo della sua visita; senza che tu lo inviti, ti annunzia che mangerà con te, dormirà in casa tua; non è letterato, ma ricorda con straordinaria lucidità fatti luoghi e persone; ha ottant’anni suonati, eppure sulla strada non riesci a tenergli il passo; parla con reverenza di padri guardiani e di eccellenze; se lo accogli, ti è grato, se lo scacci non se la prende...
Potresti sospettare di lui, ma le tue apprensioni vengono subito smantellate; qualche giornalista lo direbbe un mattacchione; qualche altro un ingenuo...
Ecco: le sue testimoniali sono in questo album scritto ed illustrate da migliaia di persone di ogni ceto.
Perché tanti hanno voluto testimoniare (a volte senza volerlo o volendo il contrario) stupore ed affetto per lui?
Mi sembra di poter scoprire un simbolo in quest’umile questuante: in un mondo di sofisticatori, di falsari, di violenti, di ribelli l’umanità brama un ritorno alla semplicità, al rispetto, alla verità e vi si aggrappa con tenacia quando crede di poter scoprire questi beni mancanti in una persona, quale che sia.
Anche in questo fraticello si scoprire il disegno di Dio che sceglie le cose deboli e stolte per confondere i forti e i sapienti.
In tal senso, frate Antonio potrebbe essere un segno dei tempi …

Platì, 20-28 sett. 1978 E. Gliozzi il giovane

(sull’album di frate Antonio Faruolo, questuante dell’Istituto orfanotrofio "S. Maria della Vigna" di Pietravairano (Caserta)

venerdì 2 ottobre 2020

Appassionatamente [di Giacomo Gentilomo - 1954]



Sono qui riunita, nel rinnovare un dolore infinito. Io figlia adulta,
ma così bambina, che nello smarrimento del vuoto chiamo MAMMA.
Cosa dire di questa grande donna che è stata due volte madre per me figlia,
e madre per i miei figli. Che nelle vicissitudini della vita hai saputo accudire
con amore, una donna che anche nell’ultima sofferenza mi dava coraggio.
Sei stata strappata alla vita tu che alla vita eri legata con i pugni e con i denti.
Tu che eri la persona più coraggiosa, solare, generosa, umile e pura che
abbia mai conosciuto … ora tutto è diventato un silenzio che mi lacera
il cuore e l’anima … mi hai lasciato preziosi ricordi e altrettanto preziosi insegnamenti.
Cara mamma riunita in questo momento ti chiedo un linguaggio nuovo,
quello silente che parla al cuore. Ora più che mai ho bisogno di te,
e che dall’alto del cielo mi proteggi ancor di più.
Mamma mi hai insegnato l’amore più puro, un more che va
oltre la vita. Ogni notte mi addormento sperando di svegliarmi
il giorno dopo e vederti di nuovo lì con me … ma ogni volta il risveglio è sempre
più amaro e sempre più doloroso … in questo momento le lacrime scendono
sul mio viso ti dico ti amo e ti amerò per tutta la vita …
… GRAZIE MAMMA
                                                                                                                Tua Figlia Rosa