Vivevo dunque un'esistenza accettabile, lo spirito pacificato dalla rassegnazione al volere di Colui che si dimostra benigno con me, completamente abbandonato alla disposizione della Sua Provvidenza.
Pertanto la mia vita era miglore che se avessi vissuto in seno alla società/città - che bisogno ho della società/città? - perché quando mi accadeva di dolermi per l'impossibilità di parlare con qualcuno, subito mi chiedevo se il conversare con i miei pensieri e, se mi è lecito dirlo, con Dio stesso, non era preferibile al massimo godimento offerto dalla compagnia del consorzio umano.
Le Avventure di Robinson Crusoe, Daniel Defoe 1660-1731
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