Powered By Blogger

martedì 19 novembre 2013

La banda degli onesti ( reg. Camillo Mastrocinque - 1956)

OGGI
in contemporanea con


Il critico Johnny Carteri di Bovalino  su Calabria Forever,  che si pubblica a New York, ritiene poco probabile questa storia girata in anni in cui il neorealismo italiano trapassava in realismo di maniera. Noi non siamo d’accordo. Girato in un contrastato bianco e nero, la famosa Pancro  C. 7 della Ferrania, da Leonida Barboni alla fine convince più del precedente  Tacca del  lupo. Questa volta più che alle opere fordiane della frontiera la direzione di Germi si rifà a La via del tabacco ma soprattutto a Furore, con  Raf Vallone che molto bene sottolinea lo sradicamento del protagonista. Ferdinando diventa brigante perché destinato. Al destino danno una mano i notabili latifondisti ed i loro sgherri passati dalla parte del nuovo padrone piemontese. Ferdinando sceglie la tradizione non il progresso che risulta un voltafaccia, un rimescolare più che un rinnovamento a vantaggio delle classi più umili.
Gian Luigi Rondi sull’Osservatore Romano lo definì di propaganda populista mente Guido Aristarco sull’Unità lo bollò come nocivo per le lotte contadine della Calabria.

lunedì 18 novembre 2013

Una persona per bene (reg. William Wyler - 1927)

La notizia comunicatami da Francesco di Raimondo della morte di don Umberto Romeo all’età di centotre anni, più che generare la tristezza che avrebbe aggiunto sofferenza in questo momento critico della mia vita, provoca il senso di gratitudine più alta per un uomo divenuto il simbolo di un paese che non è più quello che mi sono portato abbandonandolo una mattina di quarantasette anni fa.
Don mbertinu è stato l’amico ed il compagno dei nostri padri come dei nostri zii nonché un volto visibile continuamente nella mia infanzia soprattutto per la stretta vicinanza delle nostre abitazioni lungo la via XXIV maggio.
A don Umberto non si addice il pianto bensì il ricordo della persona che appartiene al tempo perduto.

giovedì 7 novembre 2013

Corpo celeste pt.9 in-Fine, Ave Maria


                                                                                            Gerace Sup., 16 – 12 – 919
Carissimo Giacomo,

poche parole tanto per ringraziarti sentitamente delle gentilezze che hai creduto usarmi costà, quando, chiamato al letto dell’ottimo tuo Zio Arciprete, ho tentato tutte le risorse dell’umana scienza, a me note, per ricondurre alla vita Colui che Iddio voleva a Sé. Spero però che le mie cure, suggerite, più che dalla scienza, dall’affetto e dalla venerazione per quello Uomo buono, abbiano alquanto lenito le sofferenze degli estremi momenti di lotta.
  Mi duole non poco di averlo conosciuto al tramonto della sua vita: ma quelle poche ore  di conversazione con Lui mi hanno disvelato un animo squisitamente nobile, superiore alle frivolezze, ai capricci umani; una vita tutta consacrata a Dio, ed al suo letto di morte palesa i tesori di credente convinto, pria nascosti gelosamente dalla più vera umiltà. Egli già sentiva il distaccarsi degli affetti terreni e, mentre la natura lentamente si dileguava nell’infinito del passato, come una visione che svanisce nell’etere, egli sentiva il bisogno di udire per l’ultima volta uno squarcio dell’arte più pura e che più avvicina a Dio, sentiva il bisogno, dico, di gustare le note angeliche dell’Ave Maria del Gounod. L’arte e la Fede rendono quegli estremi momenti, altrui foschi e penosi, a lui soavi, si una soavità ineffabile. Quelle note infatti lo commuovevano, lo rapivano in un’estasi beata, ed in quell’estasi Egli sentiva ancora altre note più armoniose, più dolci, più sublimi, quelle della musica celeste. La sua Anima buona, nel separarsi dal corpo, ormai corroso e decrepito, passò da questa terra senza attraversare il livido Stige, ma cullata da un’onda luminosa di due armonie che s’intrecciavano, quella terrena, cioè, che si affievoliva e la celeste che sempre più si avvicinava. Caro Giacomo, quel momento non era la morte, il fitto velario del passato e dell’oblio che si stende lugubre nella maggior parte degli uomini che passano, era invece l’aurora dell’apoteosi del Giusto! Preghi Lui Iddio per noi e vegli sempre sul nostro periglioso cammino.
  Cari ed affettuosi abbracci
tuo aff. Compare
F. SPANO’

martedì 5 novembre 2013

Rapporto confidenziale (reg. Orson Welles - 1955)








S. Ninfa 5 – 2 – 950

Preg. Sig. Gliozzi,
ho ricevuto la sua lettera e tosto mi sono interessata d’inviare a mio cugino il Console, le richieste che tanto l’interessano.
Abbiamo scritta una lettera assieme allo zio Peppi, pregandolo di sollecitare quanto noi gli chiediamo. Son sicura che mio cugino ci risponderà presto, dandoci tutte le notizie che possano rassicurare lei e la sua famiglia. Una volta il professor Marando aveva scritto a mio zio dell’accoglienza ricevuta da mio cugino e dell’interesse di trovargli quel posto nella Banca. Mio cugino voleva indirizzarlo nelle scuole italiane di Buenos Aires ma siccome era periodo estivo, allora, l’aveva collocato nella banca d’Italia.
Ad ogni modo voglio sperare che le notizie siano soddisfacenti e la cara e buona Iolanda possa andare incontro alla sua felicità. Questo glielo auguro di tutto cuore.
Mio zio che ricorda a tutti di sua famiglia mi incarica di porgere cordialissimi saluti a tutti e deferenti ossequi al Rev.do
La prego di voler porgere da parte mia saluti alla Sig.ra Rosina, Alla Sig.ra Caterina a Iolanda e Amalia. Alla Gent Donna Bettina i miei più cari pensieri. A lei al Rev.do e al Sig. Peppino cordiali saluti, mi creda
Dev
Maria Biondo


Santa Ninfa 21 marzo 1950
Gentilissimo Signor Gliozzi
Mia nipote Maria Biondo, mi ha dato incarico di scrivere a mio nipote Gaspare, a Buenos Aires, per chiedere notizie confidenziali sulla situazione di Michele Marando. La risposta di mio nipote mi è pervenuta ieri, ed oggi mi sono premurato di darle le notizie ricevute.
Per informazioni assunte direttamente dal direttore della Banca, il Marando guadagna mensilmente 470 pesos, che al cambio con la nostra lire, corrispondono a L. 20000, somma insufficiente per poter mettere su una casa e costituire una famiglia. La carriera non ha felice prospettiva, avrà dei piccoli aumenti annuali, ma non si arriva a pareggiare i bisogni familiari. Per vivere modestamente occorrono a Buenos Aires 1000 pesos mensile, che il Marando può avere quando avrà raggiunto dai 15 ai 20 anni di servizio prestato nella Banca.
Se il Marando vuole sposare, la moglie dovrebbe lavorare, come cucito, ricamo ed altri lavori simili, per poter tirare avanti.
Attualmente coabita con la sorella perché trovare un appartamentino di sue stanze e una cucinetta occorrono 400 pesos al mese, causato dalla crisi degli alloggi.
Questo è quanto mi ha scritto mio nipote, però la prego di non fare il nome di mio nipote su quanto ho scritto, perché sono buoni amici.
Distintamente la saluto con tutti i suoi familiari
Devotissimo
Gaspare Biondo fu Gaspare


Preg. Sig. Gliozzi

Mi permetto di aggiungere due parole alla lettera di mio zio. Anch’io ho letta la lettera di risposta di mio cugino il Console, il quale si scusa di non avere risposto subito perché è stato alcuni giorni in vacanza a Rio De La PLata per i bagni, con i figlioli. Oltre a parlare delle condizioni del prof. Michele, che si trova alloggiato in una stanza con la sorella per la penuria degli alloggi, parla delle condizioni poco floride del commercio e delle industrie argentine.
Michele avrebbe fatto bene a seguire la sua carriera in Italia adesso che il governo ha dato tanti aiuti ai maestri e istituito tante scuole
Fatelo rimpatriare, così Iolandina si troverà sempre in mezzo ai parenti e non abbandonerà la sua cara patria.
Mi ricordi ai suoi familiari e porgo cordiali saluti a tutti. Distintamente l’ossequio
Dev
Maria Biondo

lunedì 4 novembre 2013

L'ultima fiamma (reg. Benito Perojo - 1939)

Quest'autunno la fiamma si è elevata per Gianni, per il signor La Rocca ed il signor Nino Trimboli
insieme maestri per uno scolaro che molto spesso dimentica.